di Alberto Cambieri
Durante la giornata dedicata alle semifinali di singolare e doppio del Master di fine anno, proprio a Singapore si è tenuta la tradizionale conferenza stampa di fine anno della WTA. La CEO del circuito femminile Stacey Allaster ha illustrato diverse peculiarità della stagione appena conclusasi, come il fatto che vi siano state ben 14 giocatrici ad essersi aggiudicate il primo titolo WTA in carriera come Bouchard, Muguruza, Puig, Keys, Garcia, Knapp, Vekic e Suarez Navarro contro le sole 8 del 2013; inoltre è stato nuovamente sottolineato come sempre più tornei si tengano in Cina e, più in generale, in Asia e il Master di Singapore è, in questo senso, l’evento-simbolo della nuova politica della WTA. Le novità però sembrano non fermarsi qua, in quanto un argomento ha suscitato in particolar modo l’interesse di fan, addetti ai lavori e giocatrici: a breve, forse già a partire dalla prossima stagione, si terrà a fine anno un evento a squadre che per ora viene definito World Cup, in quanto le formazioni che vi prenderanno parte saranno definite in base alla nazionalità delle tenniste. Questo evento dovrebbe disputarsi nell’arco di soli 5 giorni (probabilmente quest’idea è stata pensata in quanto a fine stagione le giocatrici sono stanche e non sarebbero pronte a disputare una competizione più lunga) in un’unica sede e i Paesi partecipanti sarebbero designati sulla base del ranking di fine anno: le prime 7 giocatrici del ranking (e dunque 7 delle 8 partecipanti al Master di fine anno) farebbero qualificare automaticamente le loro nazioni alla World Cup e nascerebbero così squadre formate dalle prime 3 giocatrici dello stesso stesso stato, mentre l’ottava compagine sarebbe scelta dalla WTA e inserita nella manifestazione come wild card.
Questa formula, così come è stata proposta, sembra avere un notevole pregio ed un grosso difetto: se è sì vero che in questo modo si coinvolgerebbero le giocatrici di vertice in un’ulteriore competizione di fine anno ma con format totalmente diverso da quello del Master garantendo così spettacolo e curiosità da parte di fan e tifosi, si rischierebbe di assegnare posti a squadre e quindi nazioni in cui magari vi è una sola giocatrice di vertice, a scapito di team invece maggiormente competitivi. Se ad esempio prendiamo in esame le 8 squadre che prenderebbero parte alla World Cup ad oggi avremmo come nazioni qualificate:
– USA (Serena, Venus, Keys)
– Russia (Sharapova, Makarova, Pavlyuchenkova)
– Romania (Halep, Begu, Niculescu)
– Repubblica Ceca (Kvitova, Safarova, Karolina Pliskova)
– Canada (Bouchard, Fichman, Wozniak)
– Polonia (A. Radwanska, Kania, Linette)
– Serbia (Ivanovic, Jankovic, Jovanovski)
– Danimarca (Wozniacki, Barbat, Grage)
Si vede come alcune squadre come USA, Russia, Repubblica Ceca e Serbia avrebbero tutti i meriti per prendere parte a quella che sarebbe la competizione a squadre più importante per la WTA, mentre la Romania, seppur con giocatrici tutte comprese tra le prime 50 del mondo, il Canada, la Polonia (entrambe con una sola giocatrice tra le prime 100) e la Danimarca soprattutto (3 sole giocatrici tra le prime 1000) risulterebbero forse meno adeguate per un torneo così strutturato: se ad esempio si disputassero match tra seconde di ogni squadra non avrebbe senso assistere a match come Venus-Barbat o Safarova-Kania; per quanto le sorprese possano essere sempre dietro l’angolo, pochi tifosi sarebbero interessati a seguire live o da casa partite del genere. In questo modo sarebbero infatti escluse nazioni come Italia (Errani, Pennetta, Giorgi), Germania (Kerber, Petkovic, Lisicki) e Spagna (Suarez Navarro, Muguruza, Soler Espinosa) che renderebbero più interessante l’intera manifestazione: non è emerso però se la squadra wild card verrà scelta tenendo conto delle considerazioni appena fatte o magari selezionandola tra compagini di Paesi emergenti o ospitanti della manifestazione, col rischio però di creare team ancora meno competitivi di quelli citati in precedenza.
Ciò che ha però attirato le maggiori attenzioni da parte di giornalisti ed esperti non è stata la formula della manifestazione, ma il fatto che si verrebbe così a creare un evento praticamente parallelo alla Fed Cup, evento ITF strutturato in maniera più o meno simile alla Coppa Davis ma da anni criticato e spesso trascurato dalle stesse giocatrici. Proprio al termine del Master si disputa la finale di Fed Cup (quest’anno due settimane dopo in modo da non accavallarsi con il “Master B” di Sofia) e quindi la World Cup sarebbe la risposta in termini di gara a squadre della WTA all’ITF; quest’iniziativa della WTA, seppur fatta passare come proposta da parte dei main sponsors del circuito femminile, sembra segnare un punto di non ritorno per quanto riguarda i rapporti tra i due enti, scontratisi in passato per quanto riguarda le date in cui si sarebbe disputata la Fed Cup o le regole per l’ammissione delle giocatrici alle prossime Olimpiadi di Rio 2016. La stessa Allaster ha sottolineato come il fatto che i tornei più importanti dell’anno, cioè gli Slam, siano organizzati e gestiti dall’ITF e non da ATP e WTA sia stato l’errore più grande delle associazioni professionistiche dell’era Open e pare dunque più che mai convinta nel guidare la WTA alla nascita e promozione di questo evento che, se riuscisse ad attirare su di se’ tutte le attenzioni sperate in termini di (ulteriori) sponsors, visibilità e popolarità tra pubblico e giocatrici, farebbe probabilmente calare definitivamente il sipario sulla Fed Cup o ne intaccherebbe in maniera quasi definitiva la dignità (sportiva).
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