di Federico Mariani
Con l’epilogo di Pechino, ultimo grande torneo femminile dell’anno, sono stati certificati i nomi delle otto maestre che accederanno alle Wta Finals di Singapore. Affermazione vera dal punto di vista teorico, non tanto nella pratica. Già, perché tutto ruota, come sempre del resto, attorno a Serena Williams. La numero uno del mondo dopo il ritiro prima dei quarti di finale del torneo cinese, che fa il paio con quello avvenuto la settimana prima a Wuhan quando conduceva 6-5 su Cornet, mette in dubbio la sua partecipazione e quindi si riaprono ipoteticamente le danze.
A sperare è Angelique Kerber che occupa la nona piazza mondiale ed è momentaneamente “solo” la prima riserva. In caso di rinuncia della statunitense, ipotesi non così distante dalla realtà, si aprirebbero nuovi ed interessanti scenari con Sharapova e Kvitova che più di tutte si candidano ad alzare l’ultimo trofeo stagionale. Divertiamoci ora a stilare un’ideale griglia di partenza che metta in evidenza chance e possibilità delle otto partecipanti alla kermesse di Singapore.
In caso di partecipazione, Serena Williams, pur con gli acciacchi al ginocchio, resta la favorita numero uno per la vittoria finale. Passato, numeri e precedenti parlano chiaro e forte in suo favore: quattro vittorie ai Wta Championships conquistate nel 2001, 2009, 2012, 2013 più due finali perse (2002, 2004). Se dovesse riprendersi e prendere parte alla competizione, sarebbe ancora lei la donna da battere, come quasi sempre.
A ridosso di Serenona, scalpitano appaiate Maria Sharapova e Petra Kvitova, recenti finaliste a Pechino. Il ruggito della siberiana nel Mandatory cinese ha fatto salire rapidamente le sue quotazioni che erano in ribasso dopo uno Us Open così così, cui va aggiunta la prematura uscita a Wuhan. Sharapova ha dimostrato di essere forse la numero due in pectore (oltre che di fatto), sicuramente lo è come tenuta mentale. Bello, bellissimo il match con Kvitova domenica scorsa, un match vinto dalla russa ma dal quale non esce ridimensionata la ceca. Kvitova, infatti, si conferma giocatrice delle grandi occasioni e, se non perde subito, raramente non arriva fino in fondo. Domenica era abbastanza esausta dal punto di vista fisico per i molti match accumulati nelle due settimane tra Wuhan e Pechino. Lo swing asiatico l’ha decisamente rilanciata e una Kvitova in fiducia può essere letale per tutte sul veloce. Inoltre, sia Masha che Petra vantano già un successo nell’atto conclusivo della stagione: vittoria a Los Angeles per la siberiana (un decennio fa) e vittoria a Istanbul nel 2011 per la ceca.
Un gradino sotto (forse anche più di uno) partono Simona Halep e Genie Bouchard. Per entrambe si tratterà della prima volta tra le migliori otto, un giusto premio che va a suggellare un’annata straordinaria per entrambe. Qualche incognita in più per la giocatrice rumena ritiratasi a Pechino dopo la partita vinta al tie break del terzo con Petkovic. Non dovrebbe essere in dubbio la sua partecipazione, ma la condizione sarà sicuramente da testare. Discorso molto diverso per Bouchard che rappresenta la migliore novità dell’anno. La canadese, appena ventenne, ha dimostrato di saper giocare incredibilmente adeguando il proprio livello di gioco alla posta in palio: semifinale a Melbourne e Parigi, finale a Wimbledon, un biglietto da visita di assoluto valore ed anche a Wuhan ha fatto registrare prestazioni esaltanti dove solo una grande Kvitova è stata capace di domarla. Di testa è già una campionessa ed un evento tanto particolare quanto prestigioso come le Finals potrebbe esaltarla.
Un po’ indietro rispetto alla coppia Halep-Bouchard partono Ana Ivanovic e Caroline Woznaicki. La serba viene da un’annata stratosferica arricchita da ben quattro titoli e premiata col ritorno alle Finals dopo la partecipazione del 2008. Tutto molto bello per Ivanovic, fatta eccezione per le prove del Grande Slam dove è clamorosamente mancata. Clamorosamente perché durante il resto dell’anno è stata quasi perfetta, un rendimento che stona se messo in relazione ai piazzamenti negli Slam dove il massimo è arrivato a Melbourne con i quarti di finale. Per quanto riguarda Wozniacki, invece, fa piacere rivederla ai piani alti del ranking in posizioni che le competono. Dopo la famigerata rottura del fidanzamento con Rory McIlroy, la danese ha rispolverato il suo tennis ed a sprazzi si è rivista la vecchia Wallzniacki fino a centrare la finale a New York. L’impressione, sia per Ivanovic che per Wozniacki, è che non siano attrezzate per battere le altre giocatrici top che sono sopra di loro. Perfette per ottimi piazzamenti, manca qualcosa per l’acuto ad altissimi livelli.
In ultima posizione va inevitabilmente messa Aga Radwanska. Peng, Lepchenko, Garcia, Vinci. Questi sono i nomi di chi ha battuto la polacca nelle ultime quattro uscite, tutte avversarie decisamente inferiori a Radwanska, o meglio, alla solita Radwanska. Ora come ora il suo gioco è abulico, inoffensivo, praticamente innocuo. Se a Singapore dovesse continuare su questa falsariga, il rischio imbarcata è concreto.
Sarà quindi un torneo all’insegna dell’incertezza, come spesso accade nel circuito femminile, con una nuova location dopo il triennio passato ad Istanbul e due new entry di assoluto spessore come Halep e Bouchard. Come detto in apertura, tutto sarà legato alla partecipazione di Serena Williams, l’unica veramente capace di spezzare gli equilibri del girone.
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