di Micol Cavuoto Mei
Se decidessimo di fare una panoramica sul tennis femminile degli ultimi 50-60 anni potremmo farlo basandoci solo su numeri e statistiche. Potremmo considerare esclusivamente i risultati e le occasioni mancate e trattare le giocatrici donne come i colleghi uomini. Ma in questo caso la regola d’eguaglianza non sarebbe paradossalmente ‘equa’. Questo perché le condizioni tra giocatori di entrambi i sessi non sono state fino a poco tempo fa le medesime.
Esattamente come Virginia Woolf chiarisce nel suo “Una stanza tutta per sé“, se non è esistito uno Shakespeare donna è perché nessuno le avrebbe mai dato credito. Mentre una giovane scrittrice sogna un luogo tutto per sé dove creare indisturbata, una promessa del tennis fantastica di un campo e un pubblico solo per lei. Eppure non solo la storia femminile recente è costellata da derisione delle ambizioni delle donne nelle varie discipline, sportive e non, ma anche di frustrazione economica, avendo attribuito alle atlete premi irrisori rispetto ai cachet percepiti dai colleghi maschi.
Ad oggi la situazione sembra quasi ovunque mutata. Serena Williams e Maria Sharapova guadagnano molto di più di tanti loro colleghi. Ma la libertà passa solo attraverso l’indipendenza finanziaria? Di certo consente di diventare autonome e di vivere la propria vita come si preferisce. Il coinvolgimento mediatico, i contratti con sponsor su sponsor, spesso poco inerenti al gioco stesso del tennis, non costringono però le giovani giocatrici in una gabbia dorata in ogni caso?
Penali, agende piene zeppe di impegni, eccessiva condivisione sui social media della propria vita personale, sono solo alcuni degli svantaggi di una notorietà planetaria. Proprio i social media hanno alterato i rapporti nel mondo del tennis tra i giocatori e il loro pubblico. La percezione è che vi sia una maggiore vicinanza tra chi sale sul palcoscenico e chi siede in platea, alimentando spesso una curiosità e un culto della persona che vanno al di là del normale tifo di un appassionato di sport. Ad oggi dunque se sotto un certo punto di vista le giocatrici e le donne di tutto il mondo vengono prese maggiormente sul serio, sembra che abbiano sempre più responsabilità e debbano prendere più decisioni in campo massmediatico. C’è chi non è stata ancora in grado di portare in equilibrio le due facce della medaglia e chi invece ha acquisito una maturità tale da gestire il tutto con disinvoltura e chiarezza d’intenti.
Ci sono anche giocatrici che hanno trasformato un problema in un opportunità. Proprio a tal proposito è stato reso noto negli ultimi giorni dall’ ESPN W, associazione internazionale a promozione delle donne nello sport, che diverse campionesse di tennis sono state inserite nella prestigiosa lista delle Impact 25, compagine in cui sono presenti tutte le sportive che sul campo e nella vita hanno dato prova di coraggio, grazia ed emancipazione, nonostante tutte le voci contrarie. Giocatrici come Li Na e Serena Williams sono considerate atlete meritevoli di infondere un impatto positivo in termini di capacitazione femminile.
Quali altre storiche protagoniste del tennis sono state citate dall’ ESPN W? Innanzitutto Billie Jean King. Risulterebbe ridondante citare tutti gli episodi che hanno reso l’ex tennista stellare (foto in home page) una portavoce dei diritti delle donne, più in generale degli individui, soprattutto negli ultimi anni del suo lavoro. E’ importante però ricordarne uno in particolare. In veste di delegata all’Olimpiade invernale 2014 di Sochi, Billie Jean si profuse in un toccante discorso a favore delle minoranze LGBT in Russia, sottolineando come la libertà di scelta della propria sessualità concerne la sfera intima e privata di un individuo e come tale, non può mettere in discussione il suo merito in campo professionale.
Come non citare a tal proposito Martina Navratilova che recentemente ha chiesto in sposa la sua fidanzata storica durante l’intervallo dei singolari maschili in semifinale a US Open. Martina indubbiamente è un’icona molto positiva per le ragazze di tutto il mondo. Grazie al suo esempio ora le giovani tenniste possono guardare al tennis come uno sport in cui non si viene giudicate per il proprio orientamento sessuale ma per ciò che si realizza in campo. Quale tipo di riflessione ci può ispirare l’attività dell’ESPN W? Certamente che è interessante analizzare il contesto in cui le carriere delle tenniste hanno avuto luogo, le sfide che hanno dovuto superare per affermarsi come professioniste credibili. Risulta rivelatore inoltre comprendere come è cambiato l’approccio con cui le top player hanno saputo gestire il loro rapporto con la popolarità e con il loro aspetto fisico. Se pensiamo a un’eroina indiscussa come Lea Pericoli, costretta a giocare per pochi spiccioli in un clima decisamente sfavorevole all’indipendenza femminile, ci rendiamo conto di cosa significasse essere un’atleta donna a quei tempi. Lea ha vissuto a cavallo di una rivoluzione culturale immensa, beneficiando tardi dei frutti delle lotte per la parità di diritti degli anni 60/70. La Pericoli, immensa giocatrice vincitrice di ben 27 tornei, all’epoca aveva già però compreso come l’impatto mediatico fosse considerevole e come potesse essere utilizzato al meglio. I meravigliosi outfit che indossò nei tornei più importanti del mondo erano disegnati dal più grande stilista di abiti da tennis della storia del costume contemporaneo, Ted Tinglin.
L’intelligenza di Lea fu proprio di saper gestire l’aspetto meramente estetico con classe e scaltrezza, riparandosi elegantemente dalle critiche. Quando c’era odore di sconfitta perché magari il match in programma era contro proprio contro una campionessa, Lea esibiva un look rigoroso e classico, viceversa in partite più rilassate poteva permettersi di osare. La Pericoli è stata un’indubbia icona di stile ma anche una donna dotata di una mentalità molto moderna, in grado di coniugare i risultati realizzati col suo gioco con il potere attrattivo estetico. Quali altre giocatrici in storia più recente sono state capaci di bilanciare splendidamente questi due aspetti fondamentali nella vita di una tennista? Senz’altro Steffi Graf. La donna con le gambe più belle mai apparse su un campo da tennis è riuscita a far parlare di sé soprattutto per il suo formidabile talento e il suo straordinario dritto, non certo per ammiccamenti commerciali davanti alle telecamere. E’ riuscita a ricevere le attenzioni dei canali d’informazione mondiali per le sue incredibili strisce di vittorie, per essere una delle più grandi giocatrici della storia di questo sport oltre che filantropa e attivista per moltissime cause sociali.
La grandezza di giocatrici come la King, la Navratilova, la Pericoli o la Graf è stata proprio quella di aver sfruttato la visibilità e la fama ottenuta per promuovere cause ben più nobili dell’ottenimento di un succulento contratto a sei zeri. Hanno approfittato della loro notorietà per partecipare alla storia delle donne, fornendo non solo ispirazione ma autentica creazione di valore. La già citata Serena Williams è un’altra stella che finisce di diritto nell’olimpo delle dee del tennis. Infusa di grinta e determinazione è un modello per moltissime giovani afroamericane, essendo prova vivente che nel tennis tutto è possibile anche se la natura non ci ha dotati di un fisico longilineo. Sorte avversa toccata a un altra campionessa di oggi, Simona Halep. Basta avere un talento di platino e una mentalità vincente per ribaltare ogni pronostico iniziale. Purtroppo pare però che non vi sia unanimità in merito. Recentemente il Presidente della Federazione Russa di Tennis in un talk show televisivo ha rilasciato commenti di certo discutibili e immotivati, definendo la coppia delle due giocatrici americane Venus e Serena ‘fratelli Williams’. Pare che Tarpischev volesse ironizzare sulla minore avvenenza del duo in confronto alla bellezza delle giocatrici sfornate dalla Russia. La WTA si è espressa con parole di ferma condanna a proposito, ribadendo come certi commenti siano “ingiuriosi, svilenti e non trovino spazio in questo sport”.
A queste dichiarazioni sono seguite nei confronti di Shamil Tarpischev sia sanzioni disciplinari, come l’allontanamento da attività relative ai circuiti WTA per un anno, sia di natura economica, con una multa pari a 25 mila dollari ovvero la cifra massima prevista dal regolamento interno vigente. Persino Maria Sharapova ha espresso biasimo e sconcerto per le dichiarazioni del suo compatriota, definendolo ‘irresponsabile’ e ‘gratuito’. Proprio la Sharapova, una delle tenniste degli ultimi anni tra le più mediatiche e note globalmente, si è distinta per abilità e furbizia nel non incappare nell’errore di cedere troppo alle lusinghe delle televisioni mondiali e non rinchiudersi nel ruolo della bella campionessa russa. Con ironia e mentalità imprenditoriale Maria si è costruita un impero economico, non a discapito però della sua oggettiva rispettabilità agonistica.
Ma vi sono state molte vittime del meccanismo mediatico spesso stritolante e claustrofobico. Anna Kournikova è una di queste. Complice un infortunio spiacevole in giovane età, una piccola campionessa che avrebbe potuto realizzare tantissimo in carriera tennistica si è invece focalizzata principalmente su impegni mondani, riguardanti più la sua avvenenza fisica che qualche particolare talento.
Sicuramente la tennista ad oggi che è esposta a questo rischio più di ogni altra è Genie Bouchard. Nell’ultima stagione ha realizzato incredibili successi sportivi, saltando alla ribalta internazionale e chiudendo l’anno raggiungendo due semifinali e una finale in tornei Slam. Sembra però che dalla finale persa contro Petra Kvitova a Wimbledon, Genie abbia perso smalto e si sia dedicata più alla sua nuova professione di modella e star dei social network che alla racchetta da tennis. E’ notizia degli ultimi giorni che Genie ha scelto di firmare un impegnativo contratto con la nota agenzia di modelle IMG Models, per “espandere la sua presenza nell’industria della moda”.
Va ribadito che non si considera l’attenzione dei media come un fattore per forza negativo, dato che vi sono molte giocatrici che l’hanno ribaltato a loro interesse. Ma è necessario chiedersi se le attuali e le future generazioni di tenniste sapranno imparare le lezioni più fondamentali che le loro colleghe venute prima possono insegnare loro. Ana Ivanovic, Caroline Wozniacki, Andrea Petkovic, Flavia Pennetta, Sara Errani e molte altre finora hanno dato prova di lungimiranza, ironia e capacità di gestione della dimensione pubblica e privata della loro carriera. L’augurio più sentito che si possa fare è che le professioniste di tennis contemporanee comprendano il potenziale che hanno dentro di loro, non solo per concludere un percorso agonistico con tanti o pochi titoli all’attivo ma particolarmente per infondere speranza alle bambine e giovani donne di tutto il mondo. Se da sempre le grandi dee del tennis hanno influenzato e plasmato parte della cultura e della società in cui sono vissute, internet e i nuovi media non possono che amplificare le chances di raggiungimento di più ragazze possibili. Parafrasando Simone de Beauvoir, se è vero che le donne non nascano tali ma si trasformino in esse è altrettanto verosimile che ‘campionessa ispiratrice non si nasca ma si diventi’.