di Roberto Commentucci
14 giugno 2011. Un giorno come tanti, per il nostro tennis. O forse no. Una giornata trionfale, altroché. Era iniziata con la nostra numero uno, Francesca Schiavone, numero 7 delle classifiche mondiali (è bene ripeterlo, che se no sembra una cosa normale, avere una azzurra da oltre un anno fra le prime 10…) all’esordio sull’erba, nel classico evento inglese di Eastburne, reduce dalle imprese parigine, contro quel donnone di Kaia Kanepi, robustissima clavatrice estone. Francesca ha penato un po’ il primo set, giusto il tempo di abituarsi ai rimbalzi bassi. Un tie break vinto di rabbia, e via, verso un 76 61 tutto sommato agevole. Poi la scena si è trasferita a Hertogenbosch, cittadina olandese dove sui prati, anziché farci pascolare le mucche o coltivareci i tulipani, gli atletici orange ci giocano a tennis, alla vecchia maniera albionica. In campo Roberta Vinci e Sara Errani, numero 3 e 4 d’Italia. Gente affidabile. Due vittorie, a favore di pronostico, ma mai scontate. Roberta fa fuori l’atletica slovena Polona Hercog, Sarita soffre anche lei per un set ma poi spazza via la wild card di casa, la piccola Kiki Bertens. E sono 3.
E’ il primo pomeriggio. Iniziano ad arrivare le cronache da Roehampton, dove è in palio un ingresso per la mitica Church Road: si giocano le qualificazioni di Wimbledon, il più immortale dei tornei. 4 azzurre impegnate: la sarda Anna Floris, veterana all’anagrafe, ma dal tennis giovane e potente, fa secca la n. 10 del tabellone di quali, la francese Bremond. L’altra veterana, Maria Elena Camerin, piedi veloci e timing impeccabile, dispone agevolmente della promessa serba Krunic. L’ultima arrivata, la giovanissima Camila Giorgi da Macerata, classe ‘91, all’esordio assoluto sull’erba, disintegra in meno di un’ora una wild card inglese. L’unica che stona è Corinna Dentoni, non al meglio fisicamente, che cede alla spagnola Cabeza Candela.
Ma ecco, l’attenzione degli appassionati, in un tam tam frenetico, torna in Olanda, sul centrale di Hertogenbosch. In campo, una ragazzona fiamminga, una di quelle parti, insomma, con un passato glorioso, qualche acciacco ma tanto orgoglio: Kim Clijsters. Dall’altra parte della rete, una ragazza italo-svizzera che ha già vissuto 3 o 4 vite: la grande promessa, quella che vince l’Orange Bowl under 12; il portiere di calcio, l’incosciente che per gioco si sfracella un ginocchio e una spalla; la lungodegente, sempre in lotta coi carboidrati e con la linea; la grande sorpresa, quella che arriva a un dito dalla semifinale al Foro Italico, a 20 anni; l’animatrice turistica a Sharm-el-Sheik, dopo che il braccio destro sembrava aver fatto crac, per sempre; e infine, negli ultimi due anni, la Lazzaro degli ITF, la Fenice dei tornei minori, per riguadagnarsi, con gran fatica un posto al sole. Tutte queste cose, e molte altre, è la magnifica Romina Oprandi, che oggi pomeriggio ha letteralmente scherzato, per quasi due ore, la numero due del mondo. Smorzata e pallonetto, rasoiata in back e accelerazione di diritto, angolo stretto e attacco in contropiede.
Sono armi antiche, come vedete. In fondo, non troppo diverse da quelle che usano altre azzurre, come la Schiavone, la Vinci, la nuova Pennetta di questo 2011, o la piccola Sara Errani, che a forza di doppi con la sua amica Robertina sta finalmente imparando a liberare il suo talento – ne ha, ve lo assicuro – dalle scorie arrotine che rischiavano di soffocarlo.
In un circuito femminile sempre più dominato dai muscoli, grandi botte sulle diagonali, creatività zero e noia mortale, le nostre vincono a modo loro: il back, la palla corta, il pallonetto, la volèè. E’ una storia di successo.
Is the Italian way… to the WTA.
Quando andiamo a costruire le nostre giovani promesse, cerchiamo di tenerlo a mente. Non mettiamoci anche noi a clonare robot sparapalle. Insegnamo loro a giocare a tennis.
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