di Sergio Pastena
Guerra fredda?
Forse il termine è eccessivo, chissà, ma analizzando il ranking femminile negli ultimi cinque anni ci si rende facilmente conto che qualcosa sta cambiando, e non si tratta neanche di cose di poco conto.
Abbiamo utilizzato lo stesso criterio usato la scorsa settimana per analizzare i ranking Atp, ovvero siamo andati a prendere le classifiche per nazioni riguardanti i totali di Top 100, Top 200 e Top 300 divisi per nazione. Ripromettendoci di fare lo stesso esercizio per fasce di età nelle prossima settimane.
E abbiamo scoperto che…
La caduta delle –ova
Il punto più alto dell’invasione tennistica dall’est, almeno in tempi recenti, l’abbiamo avuto nell’anno domini 2009: al termine di quella stagione le tenniste russe e ceche nelle Top 100 erano pari in numero a quelle tedesche, italiane, francesi e statunitensi sommate tra loro!
Un dato impressionante, che non lasciava certo presagire le pesanti modificazioni degli anni a venire: se all’epoca la Russia aveva 15 tenniste, più del doppio di quelle ceche, il margine si è ridotto a 5 l’anno successivo, a 3 nel 2011 e, nel 2012, c’è stato l’aggancio. Da parte delle ceche? No. Le francesi? Figuriamoci! Ora a condividere il primo posto con le russe ci sono le tenniste americane!
Proprio così: se qualche anno fa il movimento a stelle e strisce sembrava essere appannaggio esclusivo delle Williams con qualche estemporanea puntata delle varie Davenport e compagnia, oggi c’è un ventaglio di opzioni molto più vasto per le statunitensi, che sfruttano la nouvelle vague di McHale, Stephens e compagnia. Altra risalita interessante quella della Spagna, arrivata quest’anno al terzo posto.
E noi? Noi abbiamo toccato l’apice nel 2009, raggiungendo il podio del tennis mondiale, mentre ora l’Italia risulta quinta in classifica. Attenzione, però: in termini assoluti abbiamo sempre oscillato tra le 5 e le 6 tenniste nella Top 100 e paghiamo solo un pelo l’equilibrio sempre maggiore che c’è nel mondo del tennis. E il nostro, visti i risultati, si configura come un movimento dall’elevata qualità.
D’altronde, fateci caso: le ultime due “number one” erano una danese e una bielorussa, nazioni che nel ranking che abbiamo stilato non riescono nemmeno ad entrarci…
Piedi d’acciaio e piedi di cristallo
Basta un’occhiata neanche tanto approfondita alla classifica che include le Top 200 per renderci conto delle ragioni del crollo russo.
Negli ultimi anni, infatti, ci sono state delle uscite di scena importanti, vuoi per ritiri (Dementieva, Safina), vuoi per cali di rendimento (Chakvetadze), vuoi per circostanze sfortunate (Kleybanova) e alle spalle è mancato totalmente un ricambio. In buona sostanza non c’era chi sopperisse al normale turnover che c’è in ogni nazione e questo ha portato le russe, prime fino a fine 2011, a finire l’anno passato con un distacco imbarazzante rispetto alle statunitensi: nel giro di due stagioni si è passati da +9 a -7 con tutte le conseguenze del caso.
Alle spalle si muovono agevolmente le francesi, confermando un movimento che campa più di quantità che di qualità, mentre reggono altri movimenti “tradizionali” come quello tedesco, quello spagnolo e quello italiano. Anche in questo caso abbiamo un piccolo calo ma ci manteniamo tra le 9 e le 10 unità.
Novità: le cinesi, che passano a 8 nell’ultimo ranking ed entrano in classifica. Bisognerà sempre più fare i conto con loro, Na Li docet.
Buone nu… Ove?
Anche considerando le Top 300 il sorpasso americano è confermato, ma assume proporzioni meno catastrofiche.
Attenzione, però: i dati vanno anche interpretati e, andando a guardare nel dettaglio, ci rendiamo conto che in questa fascia stazionano nuove promesse ma anche big in crisi (Chakvetadze, Kudryavtseva) e altre dall’età sportivamente avanzata come la Bovina. Ergo, meglio sospendere il giudizio. Ad ogni modo il distacco dalle americane si riduce a cinque sole atlete mentre, in questa fascia, viene prepotentemente fuori la Francia che occupa il ruolo di “terza forza” con licenza, in alcune annate, di andare persino ad insidiare i due giganti (si guardi il 2010).
Questa, tra l’altro, è la fascia in cui l’Italia soffre di più anche se, pure in questo caso, bisogna tarare i dati: se non avessimo perso la Oprandi, tanto per dire, saremmo nel treno delle nazioni al quinto posto (Cina, Romania, Spagna, Repubblica Ceca). E a proposito di russe, abbiamo le ucraine al decimo posto e una quindicina di atlete di altre repubbliche sparse per il ranking: considerando tutto il movimento sovietico nel complesso ancora non c’è storia…
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