Di Daniele Sforza
“I think I’m starting to shake right now”. Queste sono state le prime parole di Samantha Crawford durante l’intervista in campo dopo una vera e propria impresa: la vittoria in due set facili (6-3 6-0) contro la teutonica Andrea Petkovic le ha permesso di accedere per la prima volta in carriera alle semifinali di un torneo WTA (Brisbane in questo caso).
Il giorno dopo, gli organizzatori di Brisbane hanno voluto che il match femminile di semifinale, tra lei e Victoria Azarenka, si giocasse nella sessione serale, a stadio pieno dopo Federer – Dimitrov.
Se contro la Petkovic il tremore si è manifestato solo dopo la vittoria, nel match di semifinale la tensione si è avvertita fin da subito tanto che Samantha, un po’ per meriti dell’Azarenka, non è mai riuscita a mostrare il gioco dei giorni precedenti e così, in soli 20 minuti, il set è sfuggito via con un secco 6-0.
“Ho pensato: ‘Ok, ho perso il primo set 6-0, non può andare peggio di così’ ” ha rivelato in conferenza stampa la 20enne americana. Nel secondo set, sotto per 4-1 finalmente la giocatrice statunitense ha mostrato quello di cui è capace, servizi vincenti, dritti e rovesci lungolinea a velocità pazzesca che hanno lasciato ferma la bielorussa. La reazione tardiva non è bastata e alla fine la partita si è conclusa con il punteggio di 6-0 6-3 in favore di Victoria Azarenka, ma l’americana è uscita sorridente e tra gli applausi del pubblico.
Questa la sua settimana in poche righe, ma chi è Samantha Crawford?
Classe ’95, è nata ad Atlanta, in Georgia (dove per altro c’è anche una città con il nome Crawford, nella contea di Oglethorpe), ma come si può notare dai lineamenti del viso ha origini orientali, cinesi precisamente, visto che sua madre è nata in questa nazione. Samantha, proprio per sua volontà, ha passato 10 mesi in Cina (durante la quinta elementare) prima di tornare negli Usa, non in Georgia ma in Florida dove si è spostata per migliorare le sue condizioni di allenamento con lo sport che praticava, il tennis ovviamente. Praticato dai 4 anni (“dissero ai miei genitori che la mia coordinazione occhio-mano era davvero buona” ha dichiarato la giovane) non ha quasi mai lasciato il tennis. Quasi perché purtroppo a 12 anni la ragazza statunitense ha subito un intervento al ginocchio che l’ha costretta a restare fuori dal campo per tanto tempo e in questo periodo, l’unico suo pensiero era proprio questo, tornare in campo e giocare a dimostrazione di quanto amasse il tennis.
Cominciato il circuito junior, ben presto sono arrivate le prime soddisfazioni con una curiosità costante, la parola Wild Card. Wild Card negli Usta International Spring Championships raggiunse la vittoria finale battendo una certa Madison Keys con il punteggio di 6-1 6-1 (un match condizionato tuttavia da un infortunio ai danni della Keys occorso nel terzo gioco del primo set).
Alcune Wild Card se le è anche state conquistate nella stagione 2015 seppur in modi abbastanza rocamboleschi. Si pensi alla prima Wild Card, quella che le ha permesso di partecipare agli Us Open (sconfitta al primo turno con la connazionale Falconi), ottenuta grazie ad una finale a Lexington ($50.000), ultimo torneo della serie di 3 che regalava questo invito. E ancora se si pensa alla WC ottenuta per il main draw degli Australian Open 2016 (quelli che avranno luogo la prossima settimana) si può notare quanto carattere abbia dimostrato durante quella settimana. Anche qui, nell’ultimo torneo della serie (Scottsdale, $50.000) poteva solo vincere il torneo (non aveva ancora vinto un torneo in carriera!) per conquistare il prestigioso invito. La vittoria è arrivata dopo un drammatico primo turno (sotto 6-4 4-0) con Kristie Ahn e dopo una semifinale in cui era sotto 6-4 5-4 40-30 contro la svedese Rebecca Peterson. Poi quando in finale si è ritrovata 1 set a 0 contro la svizzera Golubic è arrivata la pioggia a scombussolare ulteriormente i piani della statunitense. Il secondo set è sfuggito via dopo la pausa ma, Samantha è tornata a dominare e, non senza soffrire, ha chiuso il match per 6-2 conquistando torneo e wild card. Ha chiuso poi la stagione 2015 con un quarto di finale nel $125.000 di Carlsbad sconfitta da Maria Sakkari e con il piazzamento al numero 141, best ranking migliorato poi con i risultati di questa settimana e che la porteranno a ridosso della top 100.
In passato ci sono stati altri esempi: Wild Card per le qualificazioni, avuta anche in occasione degli Us Open del 2012, quando, a soli 17 anni, stupì gli appassionati passando i tre turni di qualificazione prima di arrendersi lottando alla britannica Laura Robson. La settimana successiva, ancora con WC, questa volta nel tabellone juniores degli Us Open, Samantha non si fermò, conquistando il titolo juniores eliminando Kontaveit, Lottner, Putintseva, Vickery e Bencic. Si, proprio Belinda che a soli 15 anni era già in tabellone, come 11esima testa di serie. Dopo aver vinto anche nel corso di questa prima settimana del 2016 contro quella che da una parte degli appassionati è considerata la futura numero 1 del mondo (anche qui al secondo turno, con il punteggio di 7-5 7-5), magari Samantha avrà ripensato a quel match e a quei bei ricordi passati e avrà compreso come questa fosse la settimana giusta per mostrare a tutti il suo tennis. Ora, imparando da quest’esperienza di Brisbane e citando il titolo di una delle canzoni più famose della sua cantante preferita, è il momento di “shake it off” tutta la tensione che una giovane può sentire nei primi match a livello WTA in modo da raggiungere il suo obiettivo per il 2106, quello di arrivare nelle top 100. Obiettivo che, specie dopo questa impressionante settimana, sembra più vicino che mai.
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