di Sergio Pastena
Meglio andarci cauti coi pronostici: sanno come far male…
Prendiamo l’anno 2012 targato WTA: all’inizio tutti pensavano che sarebbe stata la stagione della definitiva consacrazione di Petra Kvitova, che andava ad insidiare il primato della costantissima Caroline Wozniacki. Chi avrebbe immaginato di ritrovarle a fine stagione rispettivamente alle posizioni 8 e 10, con la danese che è stata più di un anno senza vincere un torneo e ha dovuto fare i salti mortali per rientrare nelle Top Ten?
E di Serena Williams, vogliamo parlarne? Infortuni e malanni di ogni tipo, l’anno cominciato a Brisbane con la caviglia che va ko, l’eventualità che portasse a casa due Slam e le Olimpiadi chiudendo la stagione al numero tre non era neanche contemplata dai bookmakers. Più facile che ci prendano i Maya, si diceva. Ed eccola lì, Serenona, a un migliaio di punti dalla vetta e con gli Australian Open dove deve difendere appena gli ottavi di finale: è stata da poco operata agli alluci, ma ci sarà.
Ci sarà anche Maria Sharapova, la vecchia giovane del circuito: ha appena 25 anni ma è lì da talmente tanto tempo che si fa fatica ad immaginarlo. Ha vinto al Roland Garros, negando la più grande delle gioie a Sarita Errani, ed ora si ripresenta ai nastri di partenza decisa a puntare alla vetta. Anche lei ha avuto un problemino d’apertura, al collo, saltando l’esibizione di Seul.
E così sembra quasi strano parlare per terza della prima del ranking, Viktoria Azarenka, vincitrice degli Australian Open e finalista a Flushing Meadows: una che è riuscita a scrollarsi di dosso l’etichetta di “brava e perdente” e agli Us Open ha sfiorato il reato di lesa maestà, costringendo la Williams a faticare di brutto.
No, ragazzi, non fatemi fare pronostici. All’inizio dell’anno ero indeciso tra il colpo di coda della Leonessa e la consacrazione della Pennetta e mi spunta fuori questo scricciolo emiliano che si porta via quattro tornei e arriva in finale al Roland Garros. Dico, va bene essere ottimisti ma chi avrebbe dato Sara Errani sesta a fine stagione quando non vinceva un torneo dal 2008?
E il doppio con la Vinci, poi? Mentre anche Robertina inanellava risultati su risultati in singolare per quella che sarebbe stata la sua migliore stagione, in coppia le due devastavano un avversaria dietro l’altra fino a concludere la stagione al primo posto, con ampio distacco sulle seconde. Finale agli Australian Open, vittoria a Parigi e a New York. Troppa grazia!
E allora mi astengo, che qui fare pronostici diventa impossibile. Anche quello che sembrava certo, come il declino agonistico della Petrova, è saltato come un tappo di spumante anticipato nel finale di questo pazzo 2012.
Lasciatemi solo formulare qualche speranza, quindi: la speranza che Camila Giorgi trovi la continuità di rendimento necessaria per sfruttare a pieno il suo tennis devastante. La speranza di non vedere più numero uno part-time che non riescono a vincere uno Slam manco per sbaglio. La speranza di vedere ancora l’immortale Kimiko Date regalarci qualche perla di saggezza tennistica.
A proposito: fan cinque anni che è tornata in pista. Mezza carriera, e all’epoca aveva 38 anni. Se lo merita un applauso, o no?
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