di Alessandro Mastroluca
Aveva un gioco diverso da tutte. Ha una storia diversa da tutte. Dietro il suo tennis fatto di drop, lob, tagli eleganti, si nasconde un insondabile mistero, il mistero di un cuore. Patty Schnyder, diventata mamma a novembre di Kim Ayla, non ha voluto rivelare il nome del padre. Forse perché per tutta la vita ha fatto le scelte giuste in campo, altrimenti non avrebbe vinto 11 tornei WTA, e le più sbagliate fuori.
È il 1995 quando la 17enne Schnyder scala in pochi mesi 634 posizioni in classifica. Per molti è la mancina più talentuosa del circuito, e i paragoni con McEnroe si sprecano. Di lei Gianni Clerici nota un dettaglio che ha la forza e la capacità predittiva dell’epifania. Patty, scrive su Repubblica, ha “la capacità, che è solo dei grandi – o degli sciagurati – di impugnare lungo, come si dice in gergo: il manico della racchetta trattenuto dal mignolo. Con una presa simile, è possibile frustare il servizio, cambiare all’ ultimo direzione dei tiri, accentuare le rotazioni della palla. E’ anche possibile, in giornata cattiva, smarrire facilmente un minimo di regolarità, mancare tragicamente le righe”.
Una rivoluzione nella tranquilla famiglia Schnyder: il papà Willy, banchiere di Basilea, la mamma Iris, casalinga, il fratello Danny, anche lui buon tennista, affrontano l’improvvisa celebrità. E la scalata è solo all’inizio. Nel 1997 arriva in semifinale a Roma, l’anno dopo vince 5 tornei WTA, entra in top-10 e si costruisce un’immagine di giant-killer. Batte Jana Novotna, Arantxa Sanchez Vicario, Amanda Coetzer, raggiunge i quarti al Roland Garros e all’Us Open: a Flushing Meadows spegne negli ottavi Steffi Graf 63 64 in 59 minuti.
Ma la Svizzera è tutta concentrata su Martina Hingis, che nel 1997 è diventata numero 1 del mondo. A dicembre ’98, alla festa per il suo ventesimo compleanno, Patty è l’icona di una vita serena, sta realizzando il suo sogno e trova il tempo di suonare le tastiere, leggere romanzi polizieschi e andare a ballare. “Ho tutto quello che posso desiderare: un fidanzato perfetto, una bella carriera, amici, una famiglia. Non mi manca niente” dice al suo boyfriend di allora Petr Tschudin. Tre mesi dopo quell’icona si ammira solo in frantumi di specchi.
Patty si lega al guaritore 42enne Rainer Harnecker, che sostiene di aver insegnato a Roger Federer come stare sulla cyclette e si auto-definisce “Menschenreparieren”, riparatore di uomini, convinto che ogni malattia, cancro e AIDS compresi, si possano curare con una dieta vegana e tre litri al giorno di succo d’arancia che, sostiene, ha caratteristiche simili al latte materno. È il cosiddetto “sistema Via sola”. Si vanta di aver brevettato un metodo di cura a suo nome, ma il German Patent Office in verità non l’ha mai approvato. Una paziente malata di cancro si rivolge a lui nel 1997, e Harnecker la convince a curarsi col succo d’arancia e con il metodo Baunscheidt, usato in Germania nella seconda metà dell’Ottocento. Come tutti i metodi cosiddetti devianti, si fonda sulla dottrina umorale, secondo cui le funzioni dell’organismo sono regolate dai quattro umori: sangue, flemma, bile gialla e bile nera. Le malattie nascono dagli squilibri fra i quattro umiro e possono essere curate deviando gli umori in eccesso verso l’esterno. Il metodo Baunscheidt prevede, per questo di punzecchiare la pelle con piccoli aghi e frizionarla con uno speciale olio caldo, fino a provocare un’eruzione cutanea artificiale. La paziente è morta in pochi mesi, e Harnecker è finito sotto accusa per esercizio abusivo della professione medica.
In due mesi, Harnecker convince Patty a liberarsi del suo coach storico, Eric Van Harpen. In fondo, dice, a 17 anni la tecnica è già stata appresa, non serve un coach, basta qualcuno che lavori sulla mente. Lascerà anche lo sparring partner, interromperà i rapporti con i genitori, perché il padre sarebbe una figura troppo dominante secondo il guru, allontanerà le giocatrici con cui aveva stretto amicizia sul circuito, Sabine Appelmans e Sylvia Plischke: entrambe hanno incrociato Harnecker e presto se ne sono distanziate. Sylvia l’ha anche accusato di averla molestata.
In poco tempo, Rainer diventa coach, trainer e soprattutto boyfriend di Patty. Papà Willy è preoccupato: finché non lo lasci, le dice un giorno, non tornare a casa, troverai la porta chiusa. Arriva addirittura a trattenere il passaporto della figlia per impedirle di partire per gli Stati Uniti, e solo l’intervento dell’ambasciata svizzera lo costringe a cedere.
Patty però deperisce a vista d’occhio e il suo tennis peggiora. La famiglia accusa Harnecker di aver plagiato la figlia. Ma per i diretti interessati, come scrive Robert Finn in un articolo sul New York Times, “non c’è nessun lavaggio del cervello ma solo un incontro di menti dopo ore di conversazione e terapia fisica, e un legame tra atleta e allenatore che si è poi perso in territori romantici e ha preso il sopravvento su tutto il resto”. Secondo Roger Davidson, amico e consigliere dei genitori, Patty ha vissuto qualcosa di simile alla Sindrome di Stoccolma, come l’ereditiera Patty Hearst, l’ereditiera che dopo essere rimasta 591 prigioniera dell’Esercito di Liberazione Simbionese, si è convertita e ha iniziato a rapinare banche per conto del gruppo.
Il rapporto con Harnecker si rompe nell’estate del 1999. Ma il mistero del cuore non è certo finito. Perché Patty rimane distante, sembra lontana, assente. E Willy chiama per aiutarla Rainer Hoffman, un investigatore privato, ex giocatore di biliardo, che in passato aveva aiutato membri fuorusciti da sette religiose come Scientology, che in Germania è fuorilegge e di cui Harnecker è stato più volte accusato di far parte (ma lui ha sempre negato).
Non ha calcolato però le conseguenze dell’amore. Un Rainer soppianta l’altro, solo senza le diete vegane e i succhi d’arancia. Nel 2002 Hoffman viene arrestato per una truffa da 400 mila dollari ai danni della Deutsche Telekom, e condannato a tre in libertà vigilata. Il 5 dicembre 2003 Patty lo sposa. Ritrovato un equilibrio, per quanto instabile, sopra la follia di quegli anni, poche settimane dopo il matrimonio è in semifinale agli Australian Open: è il suo miglior risultato di sempre in uno Slam.
Quel gioco dei grandi, e degli sciagurati, illumina il 2005 come in nessun’altra stagione prima. Vince a Gold Coast in rimonta 16 63 75 su Sam Stosur, alla prima finale WTA, che annulla invano due match point. A Roma squaderna tutto il suo tennis vario e inusuale contro Maria Sharapova. La russa dopo aver vinto il primo set fa da privilegiata spettatrice al 36 63 61 dell’elvetica, che arriva a un set dal titolo, prima di subire il ritorno di Amelie Mauresmo che conferma il trionfo di 12 mesi prima al Foro (36 62 64).
Vince anche a Cincinnati, da testa di serie numero 1. In finale, la resistenza di Akiko Morigami dura un set, i passanti della nipponica si perdono nel secondo parziale, e il doppio fallo decisivo per il break al secondo gioco fa il resto: 62 60. Perde altre due finali, Patty, a Zurigo da Lindsay Davenport, che aveva battuto nel 2002, e a Linz da Nadia Petrova, ma si qualifica per la terza volta in carriera per il Masters di fine anno. E sarà proprio contro la russa che coglierà l’unica vittoria in carriera ai Championships, nell’ultima giornata del round robin. Non le basta, però, per qualificarsi, passano Maria Sharapova e Lindsay Davenport. Ma è comunque un giorno da ricordare, un anno da ricordare per Patty, che chiude da numero 7 del mondo, la più alta posizione che abbia mai raggiunto in classifica.
L’ultimo giro di giostra nel 2008, con i quarti a Parigi e Flushing Meadows e l’ultimo titolo, a Bali. Ma ci sono ombre più forti dove è più forte la luce. E nell’ombra, lentamente Patty svanisce, sparita per sfuggire ai creditori, a debiti per oltre 300 mila franchi svizzeri, difficili da spiegare per chi in carriera ha guadagnato oltre 4 milioni di soli prize money. Nell’autunno del 2013 divorzia anche dal secondo Rainer. E inizia quel “White Mile”, quel miglio bianco, titolo della sua autobiografia, quell’ultimo miglio verso il bianco, verso una nuova luce. Verso la soluzione del più insondabile dei misteri, il mistero di un cuore.
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