di Giacomo Bertolini
AUF WIEDERSEHEN ROMINA, LA OPRANDI SCEGLIE LE ATTENZIONI SVIZZERE
La notizia, che già da qualche giorno dopo dichiarazioni della tennista era data per certa, ora lo è per davvero. Romina Oprandi torna ufficilamente tra le fila rossocrociate dopo un lunga corsa ad ostacoli con l’Italia fatta di buoni risultati e rovinose cadute, tra le difficoltà di un fisico fragile e la magia di un talento cristallino.
Una scelta che divide, fa discutere, alimenta discussioni su più fronti e indubbiamente anche qualche piccola polemica su quello che simboleggia l’appartenza a una nazione piuttosto che ad un’altra nello sport dei nostri giorni dove ambizione ed esigenze legate alle ottiche economiche si vanno ad intrecciare sempre più nel cammino di un atleta.
Sulla scia di tenniste come Pervak, Shvedova e Rodionova, solo per citare le più recenti, anche la Oprandi opta quindi per il cambio di nazionalità. Senza entrare nel merito dei dissapori che la legavano alla Fit, tralasciando il contratto e l’offerta della Federazione svizzera e i temi connessi alla Fed Cup e alle prossime Olimpiadi, ci limitiamo a raccontare quella che è stata la storia in azzurro di “Uragano Romina”, concentrandoci su tutto quello che, tra i suoi fisiologici alti e bassi, ci ha regalato solo sul campo da tennis.
E’ stato fin troppo semplice per gli amanti del bel tennis e di quelle personalità vivaci e un pò fuori dagli schemi appassionarsi alla parabola tennistica di una delle giocatrici più atipiche e originali che questo sport abbia prodotto negli ultimi anni, ovvero Romina Oprandi. Originaria di Jegerstof, Svizzera, la Oprandi si presentò nel 2006 al Foro Italico con l’atteggiamento di chi sembrava essere lì per caso: tatuaggi, piercing, look sbarazzino, un passato da giocatrice di calcio e soprattutto un torneo di qualificazione brillantemente superato che l’aveva per la prima volta proiettata tra le grandi nell’appuntamento sulla terra romana. Complice uno stile di gioco tutto personale fatto di variazioni, tagli e smorzate perfette Romina risultò essere la rivelazione femminile più concreta di quell’edizione che la portò clamorosamente sino ai quarti di finale e a match point contro un’incredula Kuznetsova.
Quel torneo, che vide la Oprandi superiore ad atlete del calibro di Stosur e Zvonareva, consacrò la giovane ragazzotta di origini svizzere ma di padre bergamasco come una delle sorprese più gradite per i colori azzurri, un autentico asso nella manica in una squadra, quella azzurra, di sicuro carattere e indubbia qualità.
Carattere e qualità, una sorta di costante nella vita della promettente Romina che, di grinta e coraggio ne ha dovuto sfoderare a palate in una carriera tanto breve quanto falcidiata dai continui guai fisici che, in più di una circostanza, hanno rallentato e talvolta interrotto il corso naturale della sua ascesa tennistica. Il mondo della racchetta scopriva e si affezionava a quella tennista divertente ed estrosa, lanciatissima nelle 50 Wta e capace di stupire dentro e fuori dal campo. Ma come detto in precedenza gioie e dolori sono sempre stati un cinico minimo comune multiplo nella carriera di quella fantasiosa tennista tutta drop-shots e colpi di classe.
Da quei quarti di finale italiani cominciava infatti un declino inatteso e beffardo fatto di cali di rendimento, sconfitte e soprattutto sei infortuni con conseguente flop in classifica e mancanza totale di stimoli.
Dopo la rottura dell’avambraccio e un fondato pensiero di ritiro la Oprandi sembrava tuttavia pronta a riscrivere una nuova pagina della sua altalenante avventura, rialzandosi nuovamente da una situazione critica alla ricerca del tanto atteso e agognato successo.
Il fisico regge, Romina è pronta, si riparte da zero, dalle prime delusioni ai ritrovati successi nei tornei minori, con quella tenacia e forza di volontà che l’ha fatta amare da moltissimi appassionati di tennis italiani e non solo. Romina incarna alla perfezione le caratteristiche che maggiormente vengono apprezzate nel nostro paese, facendo della caparbietà uno dei suoi maggiori punti di forza assieme a un modo di interpretare questa disciplina che, fortunatamente, non ha mai perso la propria natura elegante e vincente.
Tutto il resto è storia più o meno recente. L’uragano Romina torna incredibilmente nelle 100 e nei rari momenti di tregua che il suo fisico le concede torna anche alla vittoria al Foro Italico, non sfigura negli Slam e si concede anche il lusso di mettere al tappeto giocatrici ben più esperte e quotate come Kanepi, Date, Schiavone e, su tutte, Kim Cljisters sull’erba di S’Hertogenbosh nel 2011. “Kimi”, come viene soprannominata, non ha ancora fatto in tempo a vincere il suo primo titolo Wta ma è una delle regine assolute del mondo Itf, dove ha collezionato 30 successi tra singolare e doppio (l’ultimo sul cemento di Rock Hill) e detiene un più che dignitoso best ranking alla piazza 46.
Dire se questo è tutto ciò che la Oprandi ha dato all’Italia o se potenzialmente, con un occhio al futuro, è quello che L’italia ha perso non è semplice. Troppo facile sarebbe sparare sentenze parziali o dare giudizi affrettati basandosi su delle brevi frecciatine post-partita e su accordi trapelati da parte elvetica; di sicuro Fit o non Fit la Svizzera potrà di sicuro godere di quella componente folla e bizzarra che caratterizza gli schemi tattici di Romina, di quella dose di imprevedibilità adrenalinica che, volente o nolente, ci piaceva. E che, con il totale rispetto per le nostre altre eroine, indubbiamente ci mancherà.