Il tennis italiano femminile, a caccia del riscatto nei confronti dello spumeggiante movimento maschile degli ultimi anni, potrà contare anche su Deborah Chiesa in un 2022 ricco di attese. Camila Giorgi ha scritto una piccola (ma neanche tanto piccola) pagina di storia trionfando a Montreal, Jasmine Paolini sta andando oltre le aspettative imponendosi come realtà del circuito, Martina Trevisan sa regalare lampi di grande tennis (vedi le qualificazioni degli Australian Open), Elisabetta Cocciaretto ha risolto i problemi fisici che l’hanno tormentata la scorsa stagione e la stella di Lucia Bronzetti brilla sempre di più. Ma è dalla compagna di allenamento di quest’ultima che è lecito sperare in una “resurrezione”. La trentina classe ’96 è guarita da un grave infortunio al piede e sta imparando a convivere con l’artrite reumatoide. Nella seconda parte del 2021 ha dato segnali positivi nei tornei ITF in cui è scesa in campo, obbligata a non stressare eccessivamente un fisico fragile che deve riprendere confidenza con intensità e traumi dello sport agonistico. Tennisticamente non ci sono dubbi, dal punto di vista mentale e caratteriale nemmeno: la Chiesa sa di poter tornare ai livelli del 2018 (quando raggiunse il best ranking di numero 143 WTA) e la preparazione invernale ad Anzio con il Piccari&Knapp Tennis Team lo ha confermato. Giorgi esclusa, parliamo probabilmente della giocatrice azzurra con più qualità, una che avrebbe avuto tutte le carte in regola per una lunga carriera in top 100. Una delle migliori nelle due fasi: pungente quando comanda lo scambio, infaticabile in difesa. L’impatto con il grande tennis prima e la sfortuna poi l’hanno fermata sul più bello. Deborah deve riconquistare ciò che il destino le ha, sinora, brutalmente portato via.
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