C’era una volta la farfalla Naomi, la farfalla con le ali più belle di tutte. Volava di torneo in torneo, senza smettere di stupire e di divertirsi. Ogni volta che stava per arrivare in città la notizia entrava nelle case, dove grandi e piccini iniziavano a studiarle tutte pur di non perdersi uno spettacolo così incredibile.
La farfalla sorrideva timida, quasi incredula del fatto che potesse avere tutta questa importanza nel cuore della gente. Partita dopo partita, trofeo dopo trofeo, il peso di quelle ali iniziava a farsi sempre più difficile da gestire. “Naomi, le tue ali non brillano più come prima!” e anche “Guarda che stanno arrivando altre farfalle che volano più in alto di te!”, le urlavano coloro che fino a poco tempo prima avrebbero fatto il possibile per poterla ammirare.
Un giorno qualunque, in un posto qualunque, la farfalla scoppiò a piangere e smise di volare.
Questa non è una favola ma un pezzo di vita. Un pezzo della tormentata quotidianità di Naomi Osaka. I fatti dicono che un paio di giorni fa, sullo Stadium 1 di Indian Wells, la giapponese sia arrivata sull’orlo di una crisi di nervi dopo un “Fai schifo” urlato dalle tribune durante le battute iniziali del match con la russa Kudermetova. Con le lacrime che le solcavano il viso voleva salire sulla sedia dell’arbitro, Naomi, prendere il microfono e sfogarsi subito. Lo ha fatto alla fine, ma non è questo il punto.
Sforziamoci, per una volta, di guardare la luna e non il dito. E sulla luna c’è scritto chiaramente questo: “Puoi essere una straordinaria campionessa, famosa in tutto il mondo e ricca che più ricca non si può. Stai attenta, però, perché c’è un demone che può tirare forte e sulle righe, senza smettere mai. E quel demone non guarda in faccia a nessuno”.
Ha un nome, il demone maledetto. Un nome che non mi sento di fare per rispetto. Lo spettacolo è spettacolo ma non deve sempre continuare, non deve andare avanti per forza.
“Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”. Questa frase, dal film The Butterfly Effect del 2004, non deve spaventarci. Riflette semplicemente la realtà.
Torna a volare quando vuoi, Naomi. Quando te la senti.
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