di Salvatore Petrillo
In un 2014 che ha segnato il ritorno ad alti livelli di tanti tennisti come possono essere Federer e Wozniacki, ma anche di Bolelli, Goffin e Lucic, si inserisce sicuramente anche Ana Ivanovic.
Dopo anni di anonimato, di eliminazioni precoci e sconfitte inopinate, di allenatori cambiati e di un gioco latitante, tutte cose che facevano pensare al biennio 2007-2008 come un isolato exploit, la serba è tornata quest’anno a livelli siderali, conquistando ben quattro tornei e gli scalpi di giocatrici come Serena Williams e Maria Sharapova.
Ma anche in un’annata del genere, un’annata da 52 vittorie e da quinta posizione nella Race to Singapore, nella stagione della bella serba troviamo qualche pecca, soprattutto nei Mayor.
Presentatasi agli Australian Open con già in tasca il titolo di Auckland, Ana torna agli ottavi a Melbourne sei anni dopo quel fantastico 2008, ma dopo aver battuto a sorpresa (e con merito) Serena Williams, lascia strada alla Bouchard dopo un duro match. Qui qualcosa sembra incepparsi nella mente di Ana, che prosegue la stagione sul cemento senza ulteriori acuti, deludendo fino alla vittoria di Monterrey, dove batte, tra le altre, Caroline Wozniacki.
Il cambio di superficie non sembra creare nessun problema, che disputa a Stoccarda un torneo di altissimo livello, almeno fino al 6-3/3-1 nella finale contro la Sharapova, che però riesce a girarla improvvisamente su un paio di punti basilari. Visto l’ottimo stato di forma si presenta a Parigi come una delle favorite, ma perde malamente dalla sua bestia nera, Lucie Safarova, piuttosto nettamente.
Anche il passaggio all’erba sembra piuttosto agevole per la Ivanovic, che vince agevolmente Birmingham, prima di lasciare strada alla specialista Lisicki a Londra. Dopo Wimbledon Ana spiazza tutti con una mossa alquanto sorprendente: il contratto di Nemanja Kontic, suo allenatore, non viene rinnovato nonostante l’ottima prima parte di stagione. Probabilmente pesano su questa scelta i pessimi risultati negli Slam centrali della stagione, fatto sta che la serba si affida alle cure di Dejan Petrovic, ex coach giovanile di Novak Djokovic.
L’estate americana è avara di soddisfazioni, almeno fino a Cincinnati, dove perde nettamente la finale da Serena Williams, non prima però di aver vinto la semifinale contro Maria Sharapova in uno dei match più intensi dell’anno.
Il dritto sembra tornato il colpo devastante che conoscevamo bene, in risposta sa essere devastante, ma lo US Open riserva un’altra grossa delusione ad Ana Ivanovic: viene eliminata in due set al secondo turno dalla Pliskova, giocatrice in crescendo ma sicuramente alla portata di questa Ivanovic, cosa dimostrata nella settimana appena trascorsa nel torneo di Tokyo.
Nell’anno delle occasioni sprecate, fare il parallelismo con Berdych è forse esagerato e anche offensivo nei confronti della 27enne di Belgrado, ma è indubbio che a livello di testa nelle grandi occasioni qualcosa le è mancato a livello mentale. La campagne nell’est e il probabilissimo Master di fine anno probabilmente ci daranno un quadro definitivo di quello che è ora Ana Ivanovic, ma è fuori di dubbio che il tennis femminile ha recuperato una grande protagonista per il prossimo futuro.
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