di Alberto Cambieri
Capita non di rado che ci voglia molto tempo prima che un giocatore o una giocatrice riescano ad essere ricordati per continui risultati e non solo per isolati exploit. A volte una singola vittoria di prestigio rischia di rimanere un episodio isolato, mentre in altri casi rappresenta il punto di partenza per una carriera ad alti livelli. Non sappiamo di cosa sarà capace Lesia Tsurenko nei prossimi anni, ma nel recente passato, seppur si tratti di una ragazza ancora piuttosto giovane (è classe 1989), il suo nome è stato accostato ad episodi piuttosto isolati e ad una continuità che spesso ha latitato nel suo gioco e nei suoi risultati. Prima di essere protagonista della settimana che l’ha condotta alla conquista del primo titolo in singolare del circuito maggiore ad Istanbul, la sua carriera è stata caratterizzata da (non troppi) alti e (parecchi) bassi: a vittorie convincenti facevano seguito sconfitte demoralizzanti e che segnavano preoccupanti passi indietro per quanto riguarda la sua fiducia. Ma si sa che nel tennis vi è sempre una nuova occasione per ricominciare, per provare ad arrivare a quei livelli tanto desiderati e a rendere più concreto il proprio gioco, basando il tutto su una fiducia che non può latitare e che deve essere alimentata in continuazione anche nei periodi in cui i risultati faticano ad arrivare. Sfortunatamente non abbiamo il dono di poter leggere nella mente delle persone, ma se potessimo fare un salto nella testa della tennista ucraina troveremmo tanta frustrazione per risultati e periodi per lei negativi che però non hanno mai scalfito la sua voglia di arrivare ad alti livelli e di sfruttare al massimo un gioco non trascendentale ma che può permetterle di togliersi soddisfazioni non banali.
Per anni ha faticato ad arrivare in top 100, ma il 2012 l’ha vista protagonista di performance più continue e che le hanno permesso di attirare le attenzioni di molti fan ed appassionati di tutto il mondo, in particolare dei tifosi italiani: indimenticabile per lei è infatti stato il week end di Fed Cup a Biella a febbraio nel 2012. Arrivata come leader del suo team, in piena crisi a causa del declino delle sorelle Bondarenko (Kateryna era sì presente ma era in chiara fase calante prima del lungo stop per maternità, mentre proprio la settimana di Istanbul ce l’ha restituita a livelli interessanti come dimostra la vittoria al primo turno su Venus Williams) e in attesa dell’esplosione della stella Svitolina, al primo turno del gruppo mondiale ha affrontato a viso aperto praticamente da sola le nostre: un 61 62 devastante al primo turno rifilato ad un’ancora imballata Schiavone (reduce da un Open d’Australia tutt’altro che indimenticabile) e una prima parte di match dominata contro la Errani, costretta ad un doloroso ritiro per un infortunio al ginocchio sotto di un set e due break, hanno permesso alla squadra ucraina di arrivare a disputare un insperato doppio decisivo per giungere in semifinale. Per nostra fortuna, dopo un secondo set per vari motivi sconcertante delle nostre Pennetta e Vinci, le azzurre hanno portato a casa l’incontro che ha deciso la serie grazie ad una maggior intesa rispetto a quella della coppia Tsurenko-Savchuk. Sembrava poter essere, a dispetto dell’esito finale della sfida, il punto di svolta della carriera della Tsurenko, che invece è stata raramente in grado di ripetere il livello di gioco espresso nel week end di Biella. Sono isolate infatti le settimane in cui è riuscita ad esprimere un livello simile, ma quando ci è riuscita non è certo passata inosservata: nel 2013 a Brisbane, nel primo Premier stagionale, da lucky loser a causa del forfait della Sharapova, ha eliminato Gajdosova e Hantuchova prima di arrendersi in 3 set in semifinale ad una convincente Pavlychenkova. Pochi giorni dopo, costretta a disputare le qualificazioni a Melbourne a causa di una classifica non consona al suo vero valore, è riuscita a superarle con agio nonostante ostacoli non semplici lungo la strada (vedi Mattek Sands all’esordio) prima di prendersi la rivincita contro la Pavlyuchenkova al primo turno del main draw, a cui ha fatto seguito una convincente affermazione sulla Gavrilova prima di inchinarsi ad una Wozniacki in netta involuzione ma ancora troppo solida per la tennista ucraina. Dopo questa splendida cavalcata australiana ci si aspettava molto da lei, che però è praticamente scomparsa o comunque non è più stata in grado di avvicinarsi al livello di gioco espresso ad inizio stagione. Anche il 2014 è stato avaro di soddisfazioni: è stata infatti costretta a giocare per lo più tornei del circuito ITF, perdendo spesso da giocatrici nettamente più deboli, ma non si possono dimenticare gli exploit di Wimbledon, dove si è qualificata prima di far sudare le proverbiali sette camicie al secondo turno alla futura semifinalista Halep, in enorme difficoltà a causa dei colpi profondi e centrali dell’ucraina, e di Tashkent, dove è stata capace di raggiungere le semifinali prima di arrendersi alla futura vincitrice Knapp. Il suo 2015 è stato ancora una volta avaro di soddisfazioni, in particolare per quanto riguarda le stagioni su terra ed erba, ma bisogna ricordare il grande exploit di Indian Wells, torneo Premier nel quale si è arrampicata nei quarti partendo dalle qualificazioni: se la vittoria al primo turno contro la Beck non rappresenta più di tanto una sorpresa, le vittorie successive dimostrano come il tennis della Tsurenko sia in grado di imporsi su tipologie di gioco nettamente diverse ma con ugual efficacia. Petkovic e Cornet hanno respirato solo nel secondo set prima di arrendersi ai colpi dall’ucraina, mentre la Bouchard ha visto in quella partita nascere i dubbi, le paure e le insicurezze che ancora oggi stanno caratterzzando la sua stagione e sono state la causa della sua preoccupante involuzione. Costretta al ritiro ai quarti contro la Jankovic a causa di un infortunio alla caviglia destra, si pensava che quel risultato potesse essere il vero punto di svolta della sua carriera, ma fino alla scorsa settimana ad Istanbul ha faticato a dare seguito alle buone sensazioni emerse nel deserto californiano.
Per quest motivo è ancora più sorprendente la sua performance in terra turca, in quanto si è trovata ad affrontare tenniste più in forma o più avanti di lei in classifica. La Gavrilova sta vivendo una stagione incredibile ma la sua crescita ora inevitabilmente si è un po’ fermata dopo i primi mesi sensazionali del 2015 da lei disputati e nel match di primo turno si è dovuta arrendere ad una Tsurenko più brava di lei nei momenti importanti; anche la Hantuchova era favorita (almeno in termini di classifica) ma, come già emerso a Brisbane nel 2013, il suo gioco soffre i colpi piatti e centrali della Tsurenko, che è in grado di sfruttare la lentezza della slovacca nello spostarsi per colpire correttamente i colpi profondi proposti da Lesia. Il match di quarti contro la connazionale Bondarenko è stato fondamentale per la fiducia della Tsurenko: due ore e mezza per concludere appena due set, di cui il primo durato 90 minuti e nel corso del quale la più giovane delle due atlete dell’Est ha dovuto salvare 9 set point prima di aggiudicarsi il parziale, è stata la chiave per acquisire fiducia per le fasi finali del torneo. La Flipkens propone un gioco diverso dalla maggior parte delle altre tenniste della top 100, ma non è stato un problema per la Tsurenko adattarsi alle condizioni di gioco imposte dalla belga mettendo a metà primo set la testa avanti nel punteggio per poi non guardarsi più indietro e raggiungere la prima finale WTA in carriera. Contro Ursula Radwanska non ha giocato un match memorabile, ma ha sfruttato la poca potenza della polacca e le sue incertezze nei momenti chiave del primo set (3 set point salvati nel decimo game di cui 2 grazie ad errori grossolani della tennista di Cracovia) per scappare avanti 75 40 prima di chiudere 75 61. La sua contenutissima esultanza nel finale e le sue lucide parole pronunciate ai microfoni di una leggenda vivente come Monic Seles dimostrano la spiccata personalità della tennista ucraina, solo in apparenza timida ma in grado di mostrare un carattere interessante ed una volontà mai nascosta di raggiungere le posizioni che contano.
Grazie a questo successo ha fatto per la prima volta irruzione nelle prime 50 del ranking, ma il suo gioco può permetterle di arrivare ancora più in alto. I miglioramenti in classifica devono però necessariamente essere accompagnati da una maggior propensione nella ricerca degli angoli non intestardendosi eccessivamente nel palleggio profondo e centrale, tattica che crea situazioni interessanti ma che non può essere utilizzata per l’intera durata dell’incontro. Il diritto è il termometro del suo gioco: se è in forma riesce ad ottendere una grande quantità di vincenti e a dettare in modo continuo il gioco per creare i presupposti per chiudere il punto, ma quando non è in fiducia è il colpo che tende a perdere maggiormente. Il rovescio invece è più continuo e, grazie ad un uso ottimale del gomito e polso sinistri, riesce a manovrare in modo consistente lo scambio evitando di perdere eccessivamente campo. Col il gioco al volo non ha eccessiva dimistichezza e troppo spesso tende ad indietreggiare piuttosto che prendere la rete dopo aver giocato colpi da fondo pesanti, mentre col servizio, giocato in modo piuttosto simile al connazionale Dolgopolov, riesce spesso a trovare prime solide, anche se poi non sempre riesce a trovare immediatamente i colpi con i quali aprirsi gli angoli, tendendo come già detto a prediligere il palleggio profondo e piatto ma centrale. Se riuscirà ad ampliare il suo repertorio, sorretta da una forza mentale sempre più presente nei suoi match e accompagnata da una personalità non banale potrebbe anche ripetere settimane come quelle di Brisbane, Indian Wells e Istanbul in modo più continuo. Le pressioni su di lei non sono eccessive, sia per il fatto che proviene da una terra in cui intrinsicamente non vi sono eccessive aspettative sui tennisti, sia per il fatto che gli occhi dei fan ucraini sono comunque puntati sull Svitolina, di 5 anni più giovane ed ormai stabile top 20; se riuscrià a mettere insieme i vari pezzi del puzzle sarà ricordata per essere stata una tennista pericolosa per tutte, mai troppo continua ma da evitare anche per tutte le top 20, e non solo quella giocatrice in grado di azzeccare due settimane all’anno di ottimo tennis, quando un tifoso o lei stessa meno se l’aspettano.