Come ogni sequel che si rispetti, la mia giornata odierna è iniziata partendo da un finale a sorpresa del primo episodio. Dopo la sofferta vittoria in tarda serata, Simona Halep è stata gentilissima in conferenza stampa e si è scusata con i pochi rimasti per lei per averci costretto ad andare a letto tardi. Campionessa dentro e fuori dal campo la rumena.
Il problema non è stato tanto questo, quanto lo scoprire di essere rimasti letteralmente chiusi dentro al parcheggio della Porsche Arena, da cui, solo dopo diversi tentativi ed innumerevoli cancelli chiusi e sbarrati, siamo riusciti ad uscire. Nel cuore della notte, con i mezzi ovviamente chiusi, abbiamo diviso un taxi fino al centro e da lì ho usato il mio senso dell’orientamento (leggasi cartine della città e google maps) per vagare in un deserto centro storico fino quasi in cima alla collinetta dove si trova il mio alloggio.
Ore 2.15… è finalmente giunta l’ora di dormire.
Il primo match di giornata è tutt’altro che uno spettacolo piacevole agli occhi. Petra Kvitova si dimostra subito in giornata da dimenticare contro l’americana Madison Brengle. La bicampionessa di Wimbledon, ritornata lo scorso weekend dopo un lungo stop dovuto alla stanchezza accumulata tra il finale della scorsa stagione e l’inizio di questa, si è presentata decisamente sovrappeso rispetto all’ultimo suo incontro che ho avuto la fortuna di assistere da bordo campo. Era il WTA Premier di Sydney, evento che ha solidamente vinto mostrandosi molto in forma, veloce sui piedi e rapida nelle ripartenze. Quanto di buono avevo visto e detto a gennaio, oggi è sembrato cancellato da una versione appesantita non solo a vedersi in termini fisici, ma anche di agilità.
Non è sembrato vero alla giovane americana, che sfruttando la sua capacità di mescolare le carte in tavola con palle senza peso, tra cui una splendida risposta in chop di dritto, e accelerazioni profonde ha mandato in tilt i colpi della ceca. Non solo, la lentezza negli spostamenti ha condizionato anche la risposta della numero quattro del mondo, che in innumerevoli situazioni ha affossato comode seconde e o risposto fuori di metri alle buone prime piazzate della sua avversaria. Solo alcuni solitari ruggiti della campionessa, alternati ad una Brengle incapace di mordere la preda nelle tante occasioni che ha avuto per fare il vuoto tra sé e l’avversaria hanno tenuto il punteggio all’apparenza più combattuto di quanto non sia stato in realtà. Anzi, nel momento di chiudere, l’americana non aveva mai dovuto fronteggiare una palla break, salvo poi perdere il servizio dopo aver avuto tre palle match consecutive, soprattutto a causa di una pessima gestione del momento, in cui ha cominciato a dare alla ceca palle più piatte e comode su cui questa riusciva ad appoggiarsi meglio.
Nonostante il passaggio a vuoto, il tiebreak ha finalmente risolto il match a favore della giocatrice a stelle e strisce, che ritrovato il servizio si è involtata sul 6-1, per poi chiudere due punti più tardi con uno stupendo passante incrociato di rovescio. Per Petra Kvitova una bocciatura senza scusanti, nonostante la superficie a lei non più atta.
Ciononostante si è detta felice di essere tornata a giocare dopo il lungo stop.
Del match della Errani ho parlato dettagliatamente nel pezzo che trovate qui, per cui non mi dilungo a riguardo, altrimenti mi ripeto. In più, aggiungo un commento molto positivo sulla Diyas, che dall’anno passato ha migliorato la posizione in campo, cercando di essere più aggressiva, oltre ad aver aggiunto una discreta sensibilità con i tagli e a rete. A tal proposito, colgo l’occasione per pubblicizzare un’intervista fatta a Stefano Baraldo, suo coach e preparatore, che uscirà a giorni.
Finito il match tra Garcia e Witthoeft, di cui non ho visto che pochi scambi per via di Sarita, è iniziata sul centrale una bella sfida tra Caroline Wozniacki e Lucie Safarova. Nessuna delle due arrivava con un momento di forma eccezionale, ma c’era grande curiosità sulla condizione di entrambe, che da sempre hanno dato vita a match molto equilibrati (3-3 i precedenti, di cui uno, il primo vinto dalla ceca, proprio qui a Stoccarda).
Grande curiosità c’era, inoltre, nel vedere come la ex numero uno del mondo si sarebbe presentata in campo, dopo le due disastrose stagioni scorse sul rosso, in cui ha racimolato solamente tre vittorie, soprattutto dopo l’annuncio di una collaborazione con Arantxa Sanchez Vicario nel tentativo di tornare competitiva anche sulla sua peggior superficie. Contro una Safarova che l’anno passato aveva fatto tremare la futura campionessa Sharapova, la danese ha mostrato un’attitudine mentale migliore rispetto alle ultime uscite, ma soprattutto un dritto spesso più carico, con un aggiunta di polso nel finale che le permetteva di alzare le traiettorie senza perdere spinta, seppur non sempre portato a compimento.
Aiutate dalle condizioni indoor, entrambe hanno servito bene e il primo parziale ha visto diversi ottimi colpi da una parte e dall’altra, con continui capovolgimenti di fronte. Arrivate al tiebreak grazie ad una maggior attenzione della Wozniacki sulle palle più importanti (conversione quasi perfetta delle palle break e molte salvate sul proprio servizio), la Safarova non ha retto il momento, commettendo un paio di errori che hanno consegnato il primo set alla numero 5 del mondo.
Il secondo set si è aperto con un break per la danese, giunto con uno splendido rovescio lungo linea che si è tramutato in un passante imprendibile per la ceca, che da lì non ha più giocato al suo livello, finendo per veder la Wozniacki dilagare e chiudere 6-1.
Il match di giornata è stata però la cavalcata vittoriosa della valchiria di Brema, Angelique Kerber, che ha battuto in rimonta la tre volte campionessa qui Maria Sharapova. Anche di questo match ho parlato dettagliatamente in un altro pezzo che potete leggere qui.
Mentre non me ne vogliano Suarez Navarro e Bencic, ma del loro match nessuno si è veramente interessato, perché come me tutti erano intenti con le conferenze stampa del match appena conclusosi e che hanno dato altrettanti spunti quanti il match stesso. Ora però che tutto è fatto, nonostante il match serale non sia ancora finito, metto la parola fine, perché l’emozionante serata ha esaurito anche le mie di energie.
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