di Alessandro Mastroluca
Dopo tre uscite di fila al primo turno, Camila Giorgi per la prima volta ha dato l’impressione di soffrire i momenti topici del match. Nelle tre sconfitte che hanno preceduto New Haven, però, c’era già il germe della nuova Camila che ha giocato contro Caroline Wozniacki forse la sua miglior partita di sempre. “Perdere in lotta contro Vesnina e soprattutto Kuznetsova è sintomo di un livello di gioco particolarmente alto” scriveva qui Alessandro Nizegorodcew, che sintetizzava al meglio i paradossi di una giocatrice in crescita e soprattutto alla prima stagione completa in WTA.
Finalmente pensa, purtroppo pensa. Finalmente gioca tanto, purtroppo gioca tanto. La pazienza nel tennis è la virtù dei forti, e non è affatto un modo di dire. Tifosi e detrattori sono nel momento di massima critica nei confronti di Camila, che però sta lavorando nella maniera giusta, al servizio così come in risposta. (…) La voglia di emergere e arrivare tra le top-ten è idea fissa nella mente della Giorgi, di suo padre Sergio e del tecnico federale Daniele Silvestre, parte integrante del team ormai dal torneo Wta di Madrid.
L’impatto di Silvestre si vede nella ricerca della rete, nella volontà di chiudere a rete come momento conclusivo di una strategia e non come risultato di una contingenza, e nell’esecuzione del gesto al volo, più mirato, più “pensato”, appunto. Qualità che non possono che migliorare ancora grazie al doppio. Agli Us Open Giorgi sarà in coppia con Mandy Minella: le due non hanno mai giocato insieme, ma certamente non passeranno inosservate e attireranno l’attenzione dei fotografi e di buona parte del pubblico maschile a Flushing Meadows. Il tempo ci dirà se il doppio è solo un modo per aumentare i prize money negli slam o parte di un piano organico per completare e migliorare il repertorio tecnico dell’azzurra.
Un repertorio apparso già letale contro Wozniacki, che a New Haven aveva perso solo 2 partite su 26 prima di incontrarla, e che da Wimbledon aveva perso solo contro Serena Williams. Come a Flushing Meadows l’anno scorso, meglio che a Flushing Meadows, Giorgi ha dominato in ogni segmento del gioco. Ha cercato il dritto della danese e affondato col suo, di dritto, usando molto più spesso la rotazione in top-spin rispetto alla sua classica frustata piatta. Ha messo da subito in chiaro le “cruel intentions” in risposta: break nel primo game del match e nel secondo turno di battuta della danese nel secondo set. Ha tolto complessivamente il servizio tre volte all’ex numero 1 e, dettaglio ancora più rilevante, ha chiuso con soli 3 doppi falli e senza mai perdere il servizio. Ha salvato le uniche due palle break concesse e ceduto appena 7 punti con la prima (23 su 30) e 6 con la seconda (16 su 22).
Con la seconda vittoria in carriera su Caroline Wozniacki, Giorgi porta a 11 i successi contro le top-20, una serie iniziata con l’exploit a Wimbledon di due anni fa, quando ha sconfitto Pennetta (n.17) e Petrova (n.20). Ha chiuso il 2012 con la prima vittoria su una top-10, Sara Errani, n.7 a Pechino. L’anno scorso, oltre alla danese, ha piegato anche Bartoli, n.13 a Strasburgo. Ma è il 2014 l’anno della svolta, e i numeri non fanno che testimoniarlo. Ha battuto Sharapova (n.5, Indian Wells), Vinci (n.16, Katowice), Suarez Navarro (n.17, Katowice), Cibulkova (n.10, Roma) e Azarenka (n.8, Eastbourne) prima del successo di New Haven. Ma, aspetto ancora più importante, ha perso solo due volte contro top-20 quest’anno: da Wozniacki a Eastbourne e da Kvitova al suo esordio in Fed Cup.
E’ l’ultimo paradosso di una piccola grande “giant-killer” che studia da campionessa.
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