Ana Konjuh nasce il 27 gennaio 1997 a Dubrovnik, una delle cittadine più suggestive della Croazia. Figlia di Mario e Inis, come nella famiglia Malfenti del romanzo “I Malavoglia” di Verga, Ana ha tre sorelle, tutte con nomi che iniziano con la A (Andrea, Antonia, Antea). Fin dalla più tenera età si mette in mostra a livello internazionale vincendo, tra gli altri eventi, il Lemon Bowl nel 2009 e l’Orange Bowl nel 2012. Quest’ultimo è anche l’anno in cui si mette in mostra negli Slam junior, giungendo in finale in doppio a Wimbledon (a soli 14 anni).
Nel 2013 il volto della croata comincia a essere noto alla maggior parte dei tifosi: vincitrice degli Australian Open -sia in singolo che in doppio- e degli Us Open in singolare nonché nuova numero 1 del mondo Under18, Ana prende anche parte alla Fed Cup battendo Urszula Radwanska, numero 37 del mondo. La croata poi raccontato come dopo la vittoria agli Australian Open i genitori le abbiamo concesso di tatuarsi sul polso sinistro la parola “Faith”, cioè “fede”, quella che deve avere nei propri mezzi. A fine 2013 è chiaro come nonostante la giovanissima età Ana sia pronta a cimentarsi in nuove e stimolanti sfide grazie ad un gioco potente basato su solidi fondamentali e ottima tenuta mentale. A gennaio dell’anno successivo la croata ha appena 17 anni e prende parte al primo International WTA: purtroppo per i tifosi azzurri, l’esordio nel circuito maggiore della Konjuh avviene ad Auckland contro Roberta Vinci e la croata riesce a prevalere in tre set. È l’inizio di una carriera che si prospetta ricca di soddisfazioni e vittorie, ma già in molti casi abbiamo visto giovani talenti trovare grosse difficoltà nell’emergere ad alto livello.
Ad alimentare questo timore un grave infortunio poco più tardi in quella stagione; il 23 febbraio Ana si sottopone ad un intervento chirurgico al gomito destro che la tiene fuori dal circuito per diversi mesi. Il ritorno alle competizioni avviene a maggio e poco dopo Ana prende parte a Wimbledon -secondo main draw di uno slam per lei dopo lo Slam australiano, in cui uscì al primo turno – dove una striscia di 5 vittorie consecutive le regalano il terzo turno contro l’ex numero uno del mondo Caroline Wozniacki, ancora troppo forte per lei. Qualche mese dopo ad Istanbul Ana raggiunge la sua prima semifinale in un International dove però Roberta Vinci si prende la rivincita, sbarrandole così la strada verso la prima finale WTA. Al tramontare della stagione la croata occupa la posizione 90 del ranking ed è la top 100 più giovane, non essendo nemmeno maggiorenne. Una scalata della classifica a cui doveva seguire la conferma nel 2015; ma il 2015 di Ana è altalenante, con ottimi risultati ma anche tante eliminazioni al primo turno. Tra gli acuti vi sono le vittorie su Margarita Gasparyan al Roland Garros -prima vittoria a Parigi- quella su Belinda Bencic, sua coetanea e già numero 34 del mondo, a Praga, ma soprattutto il primo trofeo WTA a impreziosire il palmares della croata. A Nottingham una serie di ottime partite vinte ai danni di Rogers, Dellacqua, Vickery e Riske la portano a sfidare Monica Niculescu in finale. La più esperta rumena parte bene e conquista il primo set prima di subire la rimonta della Konjuh, che diventa la più giovane giocatrice a vincere un titolo WTA dal 2006, quando l’austriaca Tamera Paszek conquistava il torneo di Portorose. A fine anno Ana si trova alla posizione numero 80, segnando un lieve miglioramento che però non soddisfa le aspettative dei suoi tifosi sparsi in tutto il mondo. Il 2016 quindi si prospetta come un ulteriore test per la croata ma ancora una volta i risultati dei primi mesi non sono all’altezza delle aspettative. Da una ragazza già stata numero uno del mondo a livello junior -e che può ambire ai vertici della classifica delle “grandi” – ci si attendeva di più rispetto a un bilancio di 16 vittorie e 15 sconfitte negli eventi WTA e tre secondi turni nei primi tre slam dell’anno. La maggior parte delle vittorie sono peraltro giunte a livello di qualificazioni, mentre nei main draw raccoglie solo 9 delle 16 vittorie ottenute in totale.
Tutto cambia però dal torneo di New Haven: nel caso di giovani talenti come la Konjuh il problema spesso e volentieri è a livello mentale, come se vi fosse un piccolo ostacolo che impedisce di sbloccarsi e salire di livello. New Haven è sembrata la svolta, il passo mancante per fare il cambio di marcia; Ana vince quattro partite, tre nelle qualificazioni e una nel tabellone principale, prima di arrendersi ancora una volta contro Roberta Vinci. Questo è stato il torneo giusto per riscaldare i motori in vista degli Us Open, dove finalmente la Konjuh gioca il suo miglior tennis e giunge agli ottavi di finale battendo tra le altre la teste di serie n. 20 Kiki Bertens, grande sorpresa del 2016. Agli ottavi ad attenderla c’è la sorella maggiore e più quotata di Urszula Radwanska, prima top50 battuta in carriera anni prima, ovvero Agnieszka Radwanska, teste di serie numero 4. Un duplice 6-4 regala alla giovane Ana l’accesso ai primi quarti di finale Slam della sua carriera oltre che il primo successo contro una top player. Ai quarti la strada è poi sbarrata dalla futura finalista Karolina Pliskova, ingiocabile in quel torneo, ma raggiungendo i quarti Ana si assicura il nuovo best ranking di n. 52 al mondo. La grande forma e la nuova fiducia nei propri mezzi le permettono di dare continuità a questi risultati e Ana raggiunge la semifinale a Guangzhou e i quarti di finale al Premier di Mosca, passando dalle qualificazioni e battendo la numero 21 del mondo Strycova. Chiude dunque l’anno al numero 48.
Dopo la preparazione invernale con il coach Goran Prpic (che ha preso il posto di Jelena Tosic a novembre) e il preparatore fisico Slaven Hrvoj, il 2017 di Ana inizia ad Auckland, torneo che in questa edizione gode della presenza di due leggende come Serena e Venus Williams oltre che di un ex numero 1 del mondo come Caroline Wozniacki. Ana sembra riprendere esattamente da dove aveva lasciato, ottenendo quattro belle vittorie e raggiungendo l’atto finale. Qui però qualcosa va storto e il titolo va all’americana Lauren Davis ma non è il caso di piangersi addosso: Ana ha iniziato con il piede giusto e deve continuare su questa strada. Come già detto i primi mesi dell’anno non sono stati così fruttiferi nella scorsa stagione e quest’anno Ana potrà accedere direttamente a quasi tutti i main draws con la possibilità di migliorare ulteriormente il suo ranking. La Konjuh si trova ora alla posizione 36 della classifica e agli Australian Open non sarà testa di serie; insidiosa per chiunque, con un buon sorteggio la croata potrebbe far strada anche qui. Obiettivo per questa estate sarà indubbiamente essere testa di serie nei prossimi Slam e rimanere poi costante tutto l’anno.
Per un’Ana che lascia il tennis sembra essercene una pronta ad splendere, sperando possa eguagliare la prima e chissà, magari superarla anche.