di Alessandro Nizegorodcew
Aprile 2011, Monte Migliore, sulla via Laurentina poco fuori Roma. Karin Knapp, con un passato da numero 35 del mondo, è costretta a ripartire dai 10.000$ dopo due interventi al cuore e altrettanti alle ginocchia. Al secondo turno, dopo aver battutto Marina Shamayko, Karin sfida Roxana Vaideanu. L’italo-romena gioca molto bene, ma la Knapp fa fatica a spingere con il diritto, è insicura, si muove lentamente e gli errori gratuiti piovono copiosi. La sconfitta per Karin è inevitabile: 6-4 6-3.
Ma la voglia di emergere e la determinazione pagano sempre. Alessandro e Francesco Piccari (ieri a Lavinio, oggi ad Anzio) hanno lavorato in maniera certosina su (e con) Karin Knapp da ogni punto di vista: tecnico, tattico, mentale e fisico. Lo staff laziale (anche se forse dovremmo dire “romanista” affinché non si offendano) ha riportato l’altoatesina in alto in pochi mesi e la crescita nel ranking è stata costante. Karin è tornata a spingere in maniera impressionante con il diritto e i colpi da fondo campo, i risultati sono arrivati settimana dopo settimana. Top-200, Top-100, Top-50 e un best ranking da inseguire.
Quest’anno è arrivato, per la prima volta da quell’aprile 2011, un piccolo momento di crisi. Dopo l’imprsa sfiorata contro Maria Sharapova agli Australian Open sono giunte sconfitte in serie, anche contro avversarie obiettivamente alla portata di Karin. Bloccata: così si potrebbe riassumere lo situazione mentale della Knapp nei primi mesi del 2014. Si era messa (quasi) a remare, e a livello Wta con quel fisico non era possibile permetterselo. Poi, pian piano, giocando tornei su tornei, è tornata la serenità in campo. E sono tornate le vittorie.
Oggi, 13 settembre 2014, è arrivata la più importante. Finale del torneo di Tashkent vinta contro Boajana Jovanovski 6-2 7-6, primo titolo Wta, un diritto sul match point del quale si è sentito il rumore sino a Roma, sdraiata in terra, mani sul volto, una vita (tennistica) intera che passa davanti agli occhi, tra le gioie e i dolori.
Nell’aprile del 2011 tanti dicevano che non ce l’avrebbe fatta, altri addirittura non dicevano nulla, quasi si fossero dimenticati dell’esistenza di Karin. Oggi, se mai ce ne fosse stato bisogno, la Knapp ha ricordato a tutti che è una giocatrice straordinaria, con un cuore mai domo e una forza di volontà più unica che rara.
Questa vittoria è solo tua Karin. Tua e di tutto il tuo appassionato staff. Brava, brava e ancora brava…
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