di Fabio Valente
La fama spesso non è tutto, ma quando essa si congiunge al talento, all’ammirevole determinazione e ad una affascinante bellezza, allora il connubio rischia di trasformarsi in una potente bomba ad orologeria pronta a esplodere nei momenti meno opportuni. Non casualmente tale descrizione si modella perfettamente alle fattezze della tennista serba Ana Ivanovic, classe ’87 ed ex numero uno al mondo nell’ormai lontano 2008, alla sorprendente età di soli 20 anni. La nativa di Belgrado coniuga infatti in sé innate doti tennistiche e non, unite tuttavia ad un caratterino non invidiabile, di certo risoluto e impulsivo, ma al contempo sofisticato e viziato.
Certo, è innata la grande capacità tennistica di Ana Ivanovic, senza la quale difficilmente la giovane serba sarebbe stata in grado di giungere a sollevare l’ambito trofeo del Roland Garros nel 2008 e conquistare la vetta del ranking WTA nel medesimo anno. Tuttavia, per una tennista (o un tennista) è fondamentale non solo la abilità tecnica, quanto anche la tenuta psicologica e il supporto di un team che possa fornire aiuto morale, tattico, sportivo, psicologico. Per molti professionisti si rivela perciò fondamentale l’intesa che negli anni si crea con il proprio allenatore e con il resto dei collaboratori specializzati che compongono lo staff che accompagna il tennista nei suoi spostamenti ed allenamenti e ne segue sviluppi, tattiche, preparazione.
Vi sono rapporti tra giocatori/trici ed allenatori che durano una carriera intera, altri che, a seguito di anni di successi, si interrompono gioiosamente per poi rinnovarsi in un futuro più o meno lontano, altri ancora della durata di pochi mesi per causa di dissapori e mancanza di punti di contatto tra coach e giocatore. La vicenda di Ana Ivanovic è più che mai particolare, poiché quasi unica nel suo genere e relativa ad una professionista tra le più quotate nel circuito WTA: la graziosa tennista serba si è resa protagonista di una assurda quanto incomprensibile serie di cambi e sostituzioni di coach nel corso della propria carriera che l’hanno resa rapidamente lo zimbello di numerosi fans e opinionisti.
Dal lontano 2002, anno in cui la Ivanovic ha compiuto il salto verso il professionismo, ben quindici cambi di allenatore si sono susseguiti per la nativa di Belgrado, attualmente numero 6 al mondo e stabilmente orbitante nell’universo delle migliori tenniste in circolazione. Dejan Vranes (2003-2005), Erik Van Harpen (2005-2006), Zoltan Kuharszky (2006-2007), David Taylor (2007-2009) Sven Groenefeld (2009), Craig Kardon (2009), Sven Groenefeld e Darren Cahill (2009-2010), Heinz Günthardt (2010), Antonio van Grichen (2010-2011), Nigel Sears (2011-2013), Nemanja Kontic (2013-2014), Dejan Petrovic (2014-2015), Mats Merkel (2015) sono i numerosi nomi dei coach che Ana ha cambiato, riciclato, disapprovato, testato, rifiutato nel corso degli anni quasi si trattasse di paia di scarpe passate di moda.
“Non mi piacciono i cambiamenti – sono le parole della Ivanovic al riguardo – ma si verifica sempre qualcosa di simile, che sento di poter ottenere molto di più. Ho bisogno di una persona che mi aiuti in questo senso, che stia dietro di me a spronarmi a dare sempre il massimo. Quando sei un atleta di alto livello devi essere un po’ pazzo, hai bisogno di qualcuno che cerchi di portarti al top, che ti ispiri e ti motivi, non solo che sia felice perché sei arrivata al terzo o quarto turno. Mi sono chiarita con me stessa su alcuni aspetti relativi sia all’approccio al match, sia a quello all’allenamento. È stato importante, perché ora penso di essere sulla strada giusta: devo solo continuare a lavorare in questo modo e prendermi cura di alcuni dettagli del mio gioco”.
È notizia di pochi giorni or sono il nuovo cambiamento di rotta di Ana Ivanovic: scisso l’accordo con Merkel, durato peraltro assai poco, è tempo di rispolverare dalla vecchia cantina il nome di Nigel Sears. Già coach della serba nel biennio 2011-2013, l’esperto allenatore britannico torna così alla guida di una ragazza la cui testa e concentrazione sono spesso apparsi negli ultimi anni più che mai lontani dai campi tennistici, in particolare quando tensione e importanza del match si rendono via via più presenti e pressanti. L’obiettivo impossibile è dunque riportare sulla retta via la capricciosa ed incontentabile tennista balcanica.
Il numero 15 diventa perciò la curiosa chiave di lettura della carriera della talentuosa tennista serba: quindici sono i titoli WTA da lei ottenuti, conteggiati dal suo passaggio al professionismo, e quindici sono gli anni di età all’esordio nel circuito WTA, datato anch’esso al fatidico 2002. Ancora, il 2015 è l’anno che per la Ivanovic profuma di rivalsa, l’annata in cui pubblico e fans si aspettano un exploit che possa riportare Ana vicina ai livelli mostrati nel 2008. Infine, quindici è il numero di cambi di coach dal 2002 ad oggi: tantissimi, senza dubbio, e forse in gran parte inutili e frutto di un carattere, quello di Ana Ivanovic, difficile da domare. Nigel Sears è la recente scelta della principessa serba: il quindicesimo capriccio della bella Ana è esaudito. Sarà vera gloria?
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