Linda e Brenda Fruhvirtova, Sara Bejlek, Victoria Jimenez Kasintseva, Alexandra Eala, Alina Korneeva e salendo poco d’età ci sarebbero tanti altri nomi. Il panorama dei baby prodigi al femminile continua a rinnovarsi costantemente e adesso è certo di aver aggiunto al suo novero il nome di Mirra Andreeva. Sorella minore della diciottenne Erika (già 119 WTA), la tennista classe 2007 a poche settimane dal suo sedicesimo compleanno ha conquistato il primo titolo stagionale all’ITF da $60.000 di Chiasso. L’Axion Open è stato il primo appuntamento professionistico della stagione di Mirra, che nel quindicesimo anno d’età per regolamento può disputare solo dieci tornei professionistici; nel 2022 aveva già conquistato quattro titoli ITF.
La giovane tennista di Krasnojarsk ad inizio anno ha perso tre finali junior tra Traralgon, Australian Open Junior ed Il Cairo. Al TC Chiasso la storia stava per ripetersi, almeno fino ai tre match point annullati alla diciassettenne svizzera Céline Naef, superata poi per 1-6 7-6(3) 6-0. In campo con il suo tennis ed un carattere combattivo, fuori con la timidezza e la gentilezza, la giovane Andreeva ha conquistato la simpatia del tifo ticinese, che l’ha sostenuta dall’esordio nelle qualificazioni ed in parte l’ha tifata anche nell’atto conclusivo contro l’atleta di casa.
Solida da fondo, Mirra non solo si muove molto bene ma legge egregiamente il gioco, cosa che le permette di coprire e tagliare il campo con grande facilità. Il rovescio è il colpo che genera più spin diventando di conseguenza un fondamentale ottimo per manovrare sulla terra ed ancora più incisivo sul veloce. Nell’arsenale della siberiana ci sono anche slice e dropshot, con quest’ultimi che prendono il sopravvento nei momenti di grande fiducia. Questa settimana al best ranking di numero 243 WTA, la quindicenne ha ancora tanti margini per poter arricchire il suo tennis, nonostante nella settimana appena trascorsa abbia a tratti scherzato la semifinalista del Roland Garros 2020 Nadia Podoroska (6-4 6-0). Le lacune della giovane età emergono per esempio in risposta, dove la giocatrice tende ancora a sottrarsi troppo dalla palla. Nell’ottica di poter rendere il suo tennis più aggressivo, provando per certi versi a ricalcare un po’ quello della sorella, sarà cruciale una crescita di velocità e percentuali al servizio, cosa che salvo sorprese arriverà con il tempo. Sull’atteggiamento invece appare già più matura di diverse coetanee, salvo qualche momento di sconforto che però in alcuni frangenti tende a fermarla di gambe.
Da poco più di un anno ha mollato la città di Sochi per fare base a Cannes, all’Elite Tennis Center dove lei e la sorella sono seguite da Jean-René Lisnard e Jean-Christophe Faurel. La settimana di Chiasso è stata l’occasione perfetta per conoscere da vicino la giovane Mirra.
La tennista è facile da notare, ma di Mirra come persona cosa dovremmo sapere?
“Di base sono una persona calma, anche se quando sto con mia sorella a volte posso andare fuori di testa (ride, ndr). A volte con Erika discutiamo, ma sono cose da sorelle come puoi immaginare. La maggior parte del tempo sono una ragazza introversa, mi piace leggere e fare passeggiate sotto la pioggia”.
Ti sei portata qualcosa da leggere a Chiasso?
“Ho iniziato da due giorni a leggere un libro su Serena Williams in inglese. Ce l’ho da forse sei anni, ma l’ho iniziato solo ora. Ci ho messo un po’ (ride, ndr). In generale mi piacciono questo tipo di letture”.
Fuori dal campo ti abbiamo vista quasi sempre con le cuffie. Cosa ascolti?
“Davvero di tutto. Posso iniziare con Michael Jackson o i Queen per poi passare a musica rap o ad altri generi. Dipende molto da come mi sento, ma prima dei match cerco di ascoltare musica energica per entrare in campo con le giuste vibes”.
Oltre a Serena invece quali sono i tuoi idoli sportivi?
“Nel tennis mi piace moltissimo Ons Jabeur e mi piaceva molto anche Ash Barty. Tra i maschi naturalmente il mio preferito è Federer, ma sono rimasta molto impressionata da come Nadal ha vinto l’Australian Open 2022. Dopo quel successo ho iniziato ad apprezzare moltissimo anche lui. Fuori dal tennis il mio preferito è Maradona, non l’ho potuto vivere ma ho visto molti video. Di conseguenza tra Messi e Ronaldo preferisco il primo e al Mondiale ho tifato Argentina”.
Due sorelle fortissime da Krasnojarsk non è proprio cosa di tutti i giorni. Ti ricordi quando avete iniziato a giocare?
“In Siberia d’inverno fa freddissimo, arriviamo anche a -40 C°. Si gioca solo indoor in quel periodo ma non abbiamo campi in cemento, solitamente giochiamo su una superficie chiamata Teraflex. Io ho iniziato più tardi di mia sorella, lei ha preso in mano la racchetta a tre anni, io a sei. Però alla fine dato che lei giocava, anche io da che ho memoria ho sempre frequentato i campi da tennis. Io e mia sorella siamo state molto fortunate con la nostra prima insegnante, una maestra di club che si chiama Marina e che mi ha impostata molto bene tecnicamente; la sua costruzione dei colpi me la porto ancora dietro. Dobbiamo veramente tanto a lei che ci ha accompagnato anche nei nostri primi tornei Tennis Europe fuori dalla Russia. Poi ci siamo trasferite a Sochi dove ci siamo allenate per diversi anni con Kirill Kruikov, coach con il quale sono ancora in contatto. Lo scorso anno invece abbiamo lasciato la Russia per l’Elite Tennis Center di Cannes, dove siamo seguite da Jean-René Lisnard e Jean-Christophe Faurel. Per noi è ottimo, perché i viaggi sono molto più comodi”.
A proposito di sorelle molto forti. Esiste già una rivalità Andreeva-Fruhvirtova?
“Chissà… Ho già giocato con entrambe in torneo. Nel 2021 ho vinto contro Linda al Bonfiglio. Giocai una bella partita, anche se ricordo che prima di affrontarla ero nervosissima perché lei era già ai vertici della classifica mondiale under 18. Ho giocato anche contro Brenda e mi dispiace doverlo dire, ma quel giorno ho giocato di merda (ride, ndr). Forse, la peggior giornata tennistica della mia vita.”
Tra te e tua sorella adesso chi vince invece?
“Al momento lei continua a devastarmi. Gioca un tennis molto offensivo, tipo quello di Swiatek. Io invece come ho detto mi difendo di più alla Jabeur”.
Non c’è bisogno che sia io a dirti cosa la gente si aspetta da te. Come vivi la consapevolezza di essere un prodigio?
“Dipende dal periodo. A volte vado un po’ fuori di testa per le aspettative degli altri perché tutti si aspettano grandi risultati. Ma in altri momenti semplicemente penso “chissene frega”, questa è la mia vita ed è la mia carriera. Se farò le cose giuste i risultati arriveranno, che sia presto o tardi. Qui a Chiasso nel quarto di finale contro Ignatik ho sentito molta pressione perché ci tenevo tanto ad andare in semifinale. In più Alexandra aveva appena battuto Svitolina, quindi ero ulteriormente tesa ma l’ho gestita bene. Prima della partita ho parlato tanto con il mio coach e lui mi ha aiutato”.
Con Jean-René passi molto tempo fuori dal campo, mentre con le tue colleghe non parli molto. Non sei l’unica, è una cosa che accade soprattutto a chi ha abbandonato da poco il circuito junior?
“Non dico per me sia un problema, però non mi sento proprio a mio agio perché nel circuito professionistico non conosco tante giocatrici. Quindi parlo per la maggior parte del tempo con il mio coach. Nel circuito under 18 avevo tante amiche ed ogni tanto mi capita di incontrarle anche a livello ITF e con loro riesco a parlare molto di più. Se penso alla settimana qui a Chiasso conoscevo giusto un paio di tenniste russe, ma ci dicevamo giusto un “ciao” quando ci incontravamo”.
Qual è il tipo di avversaria più scomoda per te?
“A Chiasso al primo turno di qualificazioni ho giocato contro Nadine Keller. L’ho battuta 6-3 6-3 ma lei si avvicina molto a quel tipo di giocatrice, perché tiene ogni palla in campo ed è molto difficile chiudere il punto. L’unica soluzione è quella di giocare in modo aggressivo, ma se non riesci a farlo lei prende il sopravvento perché è un’ottima contrattaccante”.
La sconfitta in finale all’Australian Open junior come l’hai vissuta? Giocavi contro la tua amica Korneeva, immagino tu abbia vissuto un turbinio di emozioni.
“Ero a Melbourne con Jean-Christophe Faurel e lui mi ha aiutato a vivere quel momento che per me è stato difficile. Abbiamo giocato 3 ore e 18 minuti di partita e mentalmente è stata difficile perché io ed Alina Korneeva oltre ad essere amiche, abbiamo giocato tantissime volte in Russia. Ho pianto per due settimane dopo la finale, ma poi Jean-Christophe mi ha detto “Un giorno neanche ti ricorderai in che anno e contro chi hai giocato questa partita”. Le sue parole mi hanno rincuorata ed è stato tutto un po’ più facile. Sul momento però è stata tostissima”.
A Il Cairo poi hai perso la finale contro Federica Urgesi. Che partita è stata quella?
“Sono rimasta un po’ sorpresa del risultato perché a Traralgon l’avevo sconfitta praticamente con lo stesso punteggio con cui poi lei mi ha sconfitto. Io non ero per niente nervosa prima del match e questo forse un po’ mi fregata, inoltre lei era anche in fiducia dopo aver vinto il doppio all’Australian Open Junior. Sulla terra lei si difende molto bene, farle punto è parecchio difficile e quel giorno è stata più brava di me. Paradossalmente quando non sono nervosa non è detto che giocherò un buon match, perché significa che penso di dover vincere perché tutti si aspettano che io vinca”.
Viste le premesse è quasi inutile chiederti gli obiettivi della carriera…
“I sogni sono naturalmente quelli di tutte le giocatrici: vincere slam e diventare numero 1 del mondo. Se penso al 2023, ho l’obiettivo di entrare tra le prime 150 a fine stagione. Se faccio tutto nel modo giusto, penso di potercela fare. Voglio arrivare il prima possibile a giocare tornei WTA con continuità, e in questo mi sta aiutando anche IMG che lo scorso anno mi ha dato una wild card a Monastir (quest’anno Mirra avrà una wild card nel main draw del WTA 1000 di Madrid, ndr). Il sogno grande, invece, è quello di vincere più slam di Djokovic, ma è un sogno: vedremo se ce la farò.”
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