Carla Suarez Navarro è una delle più gradite novità in dote al 2015 tennistico. La tennista iberica sta finalmente concretizzando con risultati di spessore il talento che Madre Natura le ha gentilmente concesso. L’exploit della finale centrata a Miami è il naturale seguito di una progressiva crescita che ha visto la spagnola tra le protagoniste indiscusse dei primi mesi dell’anno.
In un sol colpo Carlà ha fatto il suo primo ingresso tra le prime dieci giocatrici del mondo, diventando la terza spagnola della storia a riuscirci a distanza di quattordici anni da Arantxa Sanchez, ed è arrivata per la prima volta in finale di un Mandatory. Computando solo i risultati del 2015, inoltre, Suarez Navarro occupa addirittura la quarta piazza mondiale, scavalcata solo da mostri del calibro di Serena Williams, Halep e Sharapova.
Sono numeri e risultati straordinari che, tuttavia, non definiscono appieno l’eccezionalità del fenomeno-Suarez. L’iberica gioca un tennis fantastico, unico al mondo e non solo perché ha un meraviglioso rovescio monomane che, di fatto, la rende una mosca bianca nel se vogliamo monotono universo Wta. Suarez è una delle pochissime interpreti di un gioco orizzontale oltreché verticale: è in grado di sfruttare tutte le righe del campo in un mondo, come quello del tennis femminile, che conosce quasi esclusivamente la verticalità. Il suo è un tennis cattedratico, intelligente, avvolgente. Dove le altre mettono la violenza, lei utilizza gli angoli. Riesce al colmare il gap di centimetri e potenza delle superatlete di oggi col fosforo. Suarez, nei suoi 162 centimetri, incorpora moti rivoluzionari.
Nella semifinale di Miami contro Petkovic, avversaria che in precedenza aveva demolito giocatrici del calibro di Makarova e Pliskova, la spagnola ha messo in scena una partita tatticamente sublime costringendo Petkovic a fare cose straordinarie per ottenere ogni singolo quindici. La tedesca, sempre simpatica, a fine partita dirà: ”oggi neanche Gesù Cristo avrebbe potuto aiutarmi”, affermazione colorita che spiega perfettamente la straordinaria complessità delle trame ordite da Suarez.
E’ chiaro che nel 2015 c’è stata un’inversione di tendenza prima che nel gioco, nella testa della spagnola. Grazie al lavoro eccezionale di Xavier Budo, Carla ora è realmente consapevole del ruolo che oggi ha nel tennis mondiale. Ogni volta che il coach spagnolo viene chiamato in causa durante il match dalla sua assistita, non manca mai di ricordarle quanto le avversarie la rispettino, quasi a testimoniare un sotteso timore da parte di Suarez di essere sottovalutata dalle altre. I risultati ottenuti nei primi mesi dell’anno sul cemento, spesso indigesto in passato, rendono l’idea dei progressi effettuati. Il tennis non le è mai mancato, e non è certo una novizia del circuito viste le 26 candeline spente a settembre, ma è chiaro che il fatidico “ulteriore step” sia stato fatto a livello psicologico
Chi relega Suarez Navarro nella categoria delle regolatrici a proprio agio solo col mattone tritato sotto i piedi, evidentemente sa poco di tennis. I 41 (quarantuno!) vincenti solo di dritto messi a segno in appena 25 giochi contro Venus Williams ne sono un’esemplificativa dimostrazione. Suarez fa gioco ed usa il dritto in modo molto simile a quanto avviene nel tennis maschile, tanto che sulla direttrice destra (non fosse per mere questioni di potenza fisica) oggi è la migliore del mondo.
In una scena dominata da brute picchiatrici, si erge finalmente il talento di Carla, portatrice di un tennis classico, nel femminile oramai desueto. Un tennis pulito, sinuoso, diverso, sicuramente unico. Suarez Navarro ora respira l’aria rarefatta della cima ed una volta arrivata lassù, non vorrà più scendere. Sarà piuttosto difficile rimanere in vetta, inutile nasconderlo, ma il circuito femminile , che difetta in eterogeneità, ha un disperato bisogno di chi diversa lo è sempre stata.
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