di Salvatore Greco
Immaginate un tennista di questi anni in grado di vincere contro Nadal nel 2010, Djokovic nel 2011 e Roger Federer nel 2006, ma allo stesso tempo mai capace di arrivare in fondo a un torneo dello slam. Bene, prendete questa storia, spostatela indietro di quindici anni e sul circuito femminile, e avrete la parabola sportiva di Amanda Coetzer, tennista sudafricana che compie oggi 43 anni.
La “piccola assassina”, come divenne nota sul circuito per il suo metro e mezzo abbondante di tenacia, fu infatti protagonista di clamorose vittorie contro tre dominatrici del circuito, nel loro periodo di residenza al numero uno del ranking: nel 1995 batté Steffi Graff ai Canadian Open (l’attuale Rogers Cup),Martina Hingis a Lipsia nel 1997 e Lindsay Davenport a Tokyo nel 1999. E nonostante ciò, un palmares con qualche torneo WTA e mai oltre le semifinali in un torneo dello slam.
Come si può immaginare una giocatrice di talento e costanza tali da portarla a vincere contro tenniste di quel livello, ma mai in grado di mettere assieme le due fatidiche settimane perfette per incoronarsi regina di uno slam? Di certo condividere la generazione con Graf, Seles e Hingis non ha aiutato la sudafricana –né le altre, ovviamente- nella caccia allo slam, né tantomeno l’ha aiutata il fisico minuto che già allora non era un vantaggio in un tennis che cresceva atleticamente. Ma nonostante sulla torta della carriera di Amanda Coetzer manchi vistosamente la ciliegina, la carriera di questa “gregaria di lusso” del tennis femminile è tutto meno che banale.
Professionista dal 1988, nel giro di un paio d’anni scala rapidamente il ranking passando dalla posizione 153 con cui aveva chiuso la sua prima stagione pro alla numero 67 con cui chiude il 1991, anno della sua prima finale sul circuito maggiore, giocata sul cemento portoricano di San Juan e persa contro la francese Julie Halard.
Il vero e proprio esordio di livello, la tennista sudafricana lo fa nel 1993. Un’ottima annata per lei che conquista il suo primo titolo a Melbourne, al Victorian Open, e ottiene una prestigiosa finale a Indian Wells ma viene sconfitta dall’attuale capitano statunitense di Fed Cup Marie Jo Fernandez. Sempre nel 1993 arriva il secondo trofeo in bacheca, al torneo di Tokyo, battendo in finale la padrona di casa Kimiko Date Krumm.
Nel 1994 raggiunge il suo primo quarto di finale Slam a New York, una bella cavalcata prima di finire annichilita da Steffi Graf con un secco 6-2 6-0, la stessa Graf con cui aveva già perso in stagione, in finale a Indian Wells qualche mese prima. Anche in una stagione avara di soddisfazioni di alto livello la Coetzer porta a casa un torneo, l’allora Tier IV di Praga. Il 1995 è invece l’anno della “vendetta” sulla Graf, eliminata dalla sudafricana al secondo turno del Canadian Open. La Coetzer arriva poi in fondo a quel torneo dopo aver superato alla grande Mary Pierce e Jana Novotna salvo poi arrendersi in finale a Monica Seles, con la tennista d’origine jugoslava alla sua prima vittoria dopo il tragico incidente.
La stagione 1996 inizia in maniera ottima: gioca un grande Australian Open, supera la Hingis ai quarti e si ferma solo di fronte alla tedesca Anke Huber in semifinale. Per lei poi due finali, a Toronto (sconfitta dalla Seles) e a Oklahoma City, prima di ottenere i quarti di finale agli US Open e fermarsi lì sconfitta di nuovo da Monica Seles con un perentorio 6-0 6-3.
Arriva dunque il 1997, l’anno d’oro di Amanda Coetzer che apre di nuovo con un ottimo Australian Open dove si spinge di nuovo fino alla semifinale dopo aver eliminato Steffi Graf e poi cede a Mary Pierce. La grande annata per la tennista di Hoopstad continua con la conquista del suo primo torneo su terra rossa, a Budapest, con la finale nel torneo di Berlino raggiunta dopo aver inflitto un incredibile 6-1 6-0 a Steffi Graf, e soprattutto con la prima (unica) semifinale al Roland Garros, raggiunta dopo un’altra -storica- vittoria sulla Graf ai quarti per 6-1 6-4. A toglierle questa volta la gioia di una finale slam la croata Iva Majoli, poi campionessa di quell’edizione. Una stagione come quella del 1997, è evidente, per la Coetzer non si ripeterà mai più, ma le motivazioni per continuare bene alla combattiva tennista sudafricana non mancano: nel 1998 arrivano la prima vittoria in un torneo di livello Tier 1 sulla terra a Hilton Head Island e il terzo quarto di finale in carriera agli US Open dove arriva dopo aver superato Conchita Martinez e nel quale si ferma di fronte alla futura vincitrice del torneo Lindsay Davenport. È del 1998 anche l’ultimo confronto tra la Coetzer e Steffi Graf, a New Heaven, che vede la tedesca trionfare e chiudere gli scontri diretti con un secco 11-4 in suo favore che nulla toglie alle vittorie del peperino sudafricano nella stagione ’97.
Dal 1999 fino alla sua ultima stagione nel circuito, il 2003, arrivano poche soddisfazioni per la Coetzer. La grinta è quella di sempre, ma il tempo che passa e il gioco che cambia non sono certo fattori a suo favore. In ogni caso si toglie un paio di sassolini dalla scarpa eliminando, nel 1999 all’interno del suo amato torneo di Tokyo, la numero 1 del ranking di allora Lindsay Davenport e poi anche Monica Seles prima di cedere in finale a Martina Hingis. Restano poi agli atti altre vittorie in tornei minori come Anversa e Amelia Island prima dell’ultima vittoria, sulla terra messicana di Acapulco, nel 2003 sull’argentina Mariana Diaz Oliva.
Insomma, una grande carriera per una lottatrice minuta, una carriera che avrebbe forse meritato di più, più risultati, più visibilità, almeno una finale slam. D’altro canto si sa che il nostro è uno sport a volte crudele e che sopporta pochissimi eroi per volta, ma anche se il suo posto nell’olimpo del tennis è un po’ laterale, Amanda Coetzer può festeggiare il suo compleanno con bei ricordi e soddisfazioni, e noi con lei. Happy birthday, little assassin.
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