di Sergio Pastena
E’ la solita storia, quella del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: c’è chi è contento per la partecipazione della Schiavone al Master e la storica vittoria contro la Dementieva, c’è chi fa notare che si poteva fare di meglio per come si erano messe le due partite precedenti. Permetteci di schierarci con il partito del bicchiere mezzo pieno, per tutta una serie di motivi. Parliamone.
E’ vero, Francesca si trovava 4-0 nel primo set contro la Stosur e ha vinto il primo parziale contro la Wozniacki, per poi perdere entrambi i match ed essere eliminata. Tuttavia alla tennista milanese non si chiedeva la luna: la qualificazione alla semifinale era possibile, ma l’obiettivo minimo era vincere almeno un match e quello è stato raggiunto. Peraltro parliamo di una partita giocata contro un’avversaria molto motivata, perché per Elena Dementieva si è trattato dell’ultimo match della carriera: la russa al termine dell’incontro ha annunciato il ritiro. Detto questo, il Master di Doha ci regala anche un’altra grande soddisfazione: in doppio Flavia Pennetta ha trionfato con Gisela Dulko, eliminando prima la coppia King/Shvedova e battendo poi in finale la Peschke e la Srebotnik. Insomma, il bilancio è decisamente positivo.
La vittoria finale è andata a Kim Clijsters, che ha sconfitto in tre set la Wozniacki: premesso che alla fine si sono sfidate le due tenniste migliori, c’è da dire che se tutto fosse andato secondo pronostico avrebbero dovuto incrociarsi prima. La belga, infatti, è scesa in campo sapendo che l’altro girone l’aveva vinto la Stosur e la resistenza offerta a Vera Zvonareva non è sembrata straordinaria. Malignità? Chissà, però il calcio insegna: la formula a gironi può portare a questi inconvenienti, sarebbe il caso di accantonarla. Qualcuno ricorderà il periodo in cui il virus si estese pericolosamente e alcuni tornei maschili vennero disputati con il round robin: questo ci portò una finale di Di Mauro che altrimenti non sarebbe arrivata, ma è evidente come il tennis coi gironi c’entri poco, è uno sport tagliato su misura per la formula dell’eliminazione diretta.
E veniamo a questa settimana, che offre un programma denso: da un lato c’è la finale di Federation Cup, che ci riguarda molto da vicino, dall’altro il “masterino” di Bali. I due eventi, ancora una volta, sono coincisi nonostante le fortissime polemiche dell’anno scorso: non sempre dagli errori si impara. In Fed Cup schieriamo la squadra al gran completo: Schiavone, Pennetta, Vinci, Errani. Gli Stati Uniti, invece, sono privi delle Williams e partono con Mattek-Sands, Oudin, Vandeweghe e Huber. Inutile dire che, stando così le cose, i favori del pronostico sono dalla nostra parte, ma bisogna fare molta attenzione: innanzi tutto si gioca a San Diego e poi, anche se non ci sono le Williams, un talento come la Oudin e una doppista forte ed esperta come la Huber possono sempre fare paura. Vietato abbassare la guardia.
Riguardo Bali… con le wild card concesse a Ivanovic ed Hantuchova e la presenza della Sharapova ci sarà un certo richiamo di pubblico, anche se tra gli addetti ai lavori il “Master B” suscita lo stesso entusiasmo di una partita tra Robredo e Ferrer. Staremo a vedere cosa ne verrà fuori.
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