di Renato Lugarini
Eccoci arrivati al giorno atteso da anni. Dopo l’antipasto di ieri, in cui gli organizzatori hanno deciso di affiancare agli ultimi incontri di qualificazione una manciata di match di primo turno (mi sfugge il motivo), oggi prende ufficialmente il via la prima edizione “combined” degli Internazionali d’Italia. Anche a Roma, quindi, gli appassionati potranno seguire simultaneamente il torneo maschile e quello femminile, proprio come accade nei tornei del Grande Slam.
Arrivo al Foro Italico pieno di curiosità, anche riguardo ai cambiamenti che necessariamente sono stati apportati all’impianto per sostenere il duplice evento. Dopo aver studiato il programma decido, almeno per oggi, di concentrarmi solo sul “ground”, sui campi secondari. Oggettivamente, con tutto il ben di Dio a disposizione, rimango un po’ deluso dal programma offerto sui campi principali. Tuttavia l’affluenza di pubblico è notevole già dalla mattina e cerco di prendere confidenza con la nuova disposizione delle varie strutture e dei campi. Due sono le novità più rilevanti: la creazione del nuovo “centralino”, denominato (mi risfugge il motivo) campo numero 10, e l’aggiunta, direi piuttosto felice, di due campi riservati agli allenamenti nell’area adiacente al “Pietrangeli”: un’ottima occasione per poter toccare quasi con mano i campioni del Foro. Per il resto il “ground”, al di là dei cambi di numerazione, ha mantenuto la sua rassicurante struttura. I primi incontri in cui mi imbatto sono quelli di Igor Andreev, che piega in due combattuti set lo spagnolo Pere Riba, e di Lourdes Dominguez-Lino, che in un match dall’andamento piuttosto anomalo riesce ad avere la meglio su un’indispettita Zahlavova-Strycova per 61 06 76.
Al termine di questa partita, il mio approccio al nuovo impianto prosegue con una difficoltosa quanto fondamentale ricerca.. quella dei bagni! Dopo qualche giro a vuoto mi arrendo e decido di chiedere a qualcuno. Intravedo una maglietta rossa con tanto di pass che sembra proprio fare al caso mio e.. fortunatamente mi fermo in tempo!
Infatti, quando alzo lo sguardo, mi rendo conto che non si tratta di un volontario.. ma di Claudio Pistolesi!
Sollevato per aver evitato una figura meschina pari solo a quella di quando, senza accorgermene, mi intrufolai davanti alla telecamera che stava riprendendo un’intervista della divina Martina Navratilova, mi affaccio sui campi d’allenamento. Riconosco Romina Oprandi, avvolta dagli immancabili bendaggi, ma ci metto qualche attimo in più per focalizzare la tennista con cui si sta allenando e che sta tirando delle splendide botte di rovescio. Si tratta di un’altra italiana, Alberta Brianti, “tirata” nel fisico e in forma come non mai. Guardandola in azione oggi, rispetto alla giocatrice meno tonica e potente che avevo lasciato qualche tempo fa, mi spiego subito gli ottimi risultati conseguiti di recente.
Torno, quindi, a concentrarmi sui match e noto divertito gli spostamenti del pubblico dovuti all’ingresso in campo dei giocatori di richiamo, ma non solo. Un gruppetto accanto a me, infatti, decide improvvisamente di lasciare a metà l’incontro tra Dushevina e Morita (terminato 63 61 per la russa) dopo aver ricevuto una telefonata che segnalava l’avvistamento di Federica Pellegrini su un altro campo. Probabilmente si trattava del campo su cui la spagnola Medina-Garrigues stava agevolmente battendo l’ex top-ten Patty Schnyder, una delle ultime rappresentanti della “vecchia guardia”, apparsa decisamente in disarmo nonostante il tifo accanito di un gruppo di irriducibili sostenitrici.
Scelgo di affacciarmi sul nuovo “centralino” giusto in tempo per seguire la fine del match tra l’emergente americana Christina McHale e la cinese Peng. Al mio ingresso sulle tribune noto la presenza di Corrado Barazzutti e Tathiana Garbin, venuti per studiare la prossima avversaria di Francesca Schiavone. Facendo finta di nulla decido “casualmente” di appollaiarmi dietro di loro per gustarmi qualche commento. Le osservazioni tecniche di “Barazza” sono quasi tutte dedicate all’americanina, dal buon dritto ma dal rovescio vulnerabile. Il livello della partita, condizionata anche da un vento fastidioso, è piuttosto scadente e a prevalere sono soprattutto gli errori dispensati con generosità da entrambe le giocatrici. Alla fine a spuntarla, al tie brak del terzo, è proprio la giovane McHale, brava comunque a sfruttare la pessima giornata di “bancomat” Peng, come Tax Garbin definisce simpaticamente la cinese per i regolari e numerosi regali concessi durante l’incontro.
(Flavio Cipolla – Foto Nizegorodcew)
Nell’attesa dell’arrivo del grande capo Nizegorodcew mi dirigo verso il “Pietrangeli”, dove “sciagura” Kuznetsova è impegnata in un match interminabile, in cui lei e la sua rivale, l’ungherese Arn, non ne vogliono sapere di perdere.. ma nemmeno di vincere! Inganno l’attesa godendomi l’intenso allenamento di Flavio Cipolla e Simone Bollelli, due italiani attesissimi e reduci da una grande settimana, che scambiano a ritmo elevato sotto gli sguardi attenti di Vincenzo Santopadre e Renzo Furlan.
Durante il tie-break decisivo della partita tra Svetlana e Greta, il sole e la stanchezza iniziano a giocare brutti scherzi anche agli addetti della Security. Un giovane addetto, infatti, chiedendo ad un collega ben più maturo informazioni su quando poter riaprire l’accesso al campo si sente rispondere dall’esperto collega: “no, non si riapre, non ci sono più pause perchè.. siamo al settimo set!”. “Andiamo bene!”, penso tra me e me. L’attesa dura ancora pochi minuti e Sveta, dopo aver annullato e gettato al vento svariati match point, saluta mestamente il torneo romano. Un triste destino che l’accomuna alla campionessa uscente, Maria Josè Martinez-Sanchez, sconfitta 60 57 64 dalla russa Ekaterina Makarova. Finisce qui la bella favola della tennista spagnola, che lo scorso anno aveva incantato Roma col suo bel gioco d’attacco, proclamandosi a sorpresa Regina per un giorno. Per la brava Maria Josè oggi il risveglio è stato sicuramente molto, molto duro.
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