di Giulio Gasparin (@GiulioGasparin) e Michele Galoppini (@MikGaloppini)
Romania. Enclave latina nel mondo slavo, famosa per i castelli, i vampiri, le città pittoresche, boschi incantati e sportivi di livello. Nel tennis di oggi la stella assoluta è Simona Halep, che ha riportato il tennis ad uno status di sport nazionale e con questo anche un torneo WTA nella capitale. È lì che in coppia con il mio amico e collega Michele Galoppini mi sono portato questa settimana, lontano dai fasti erbosi dei manti verdi d’Inghilterra, per assaporare il gusto del tennis sul rosso ancora una volta prima di rivedere il cemento fare la parte del leone fino ad Aprile dell’anno prossimo. Prima del tennis però, per il mio amore innato per il viaggiare, abbiamo dedicato due giorni ad esplorare, seppur superficialmente e di fretta, le bellezze della Transilvania, che di tanti posti che ho visto, ha eccelso tanto da rubarmi un pezzetto di cuore, come non mi accadeva da diversi viaggi a questa parte.
Non mi dilungherò, perché voi che leggete cercate pillole di tennis, se proprio vi tedia questo mio breve racconto scendete qualche paragrafo più in basso, dove di match si comincia a parlare, altrimenti salite con noi sulla Dacia Logan presa a noleggio all’aeroporto di Bucarest e dirigiamoci a nord, verso i picchi dei Carpazi.
L’itinerario era già stato scelto, su consiglio di amici locali, ma certo non ci saremmo aspettati una bellezza così pura e selvaggia come quella della natura e delle montagne che contornano la tortuosa Transfăgărășan, la Road 7C qui in Romania, votata da molti tra le strade più belle del mondo. Per darvi un’idea, è quella che potete ammirare in homepage, un’immensa discesa erbosa e poi boscosa che scende in picchiata dai quasi 2000 metri del passo di montagna ai 400 scarsi di Sibiu, borgo medioevale famoso per i tetti dotati di occhi e che nel 2007 è stata capitale europea della cultura. La cittadina di origine tedesca, come molte in Transilvania ci ha offerto scorci mozzafiato e un primo assaggio della sostanziosa e gustosa cucina locale, in cui regnano padroni polenta, formaggio e carne, facendomi sentire un po’ a casa, per me che vengo dal Friuli, nonostante la lontananza.
È stato poi d’obbligo un passaggio a Bran, paese famoso in tutto il mondo per la sua fortezza e il suo castellano: Vlad Tepes, meglio noto come Conte Dracula. Sotto un diluvio di proporzioni epocali e raggelati da una temperatura tutt’altro che estiva con i suoi 13°C, ci siamo avventurati tra le stanze del noto vampiro, scoprendo un castello curato nei dettagli, ma piacevole nella sua semplicità, anche se un po’ angusto nei suoi corridoi e passaggi segreti per un uomo della mia taglia (come si può notare in foto). Spostatici poi nel cuore della cittadella medioevale di Brasov per la notte, abbiamo deciso di devolvere la mattina per esplorare la città e la sua famosa cinta muraria, oltre che ad una tappa al Castello di Peles a Sinaia, dove oltre al fiabesco palazzo, per me anche più bello del più celebre Neuschwanstein della Baviera, ci sono anche interessanti impianti sciistici, ovviamente ora fuori stagione. Nello stesso paese, poi, ci siamo fermati a pranzo in un piacevole locale, gestito dai genitori di Ana Bogdan, tennista (e a tempo perso sciatrice) rumena.
Nonostante il largo anticipo che credevamo di aver preso con i tempi in mattinata, ben presto ci siamo resi conto di trovarci alle prese con una corsa contro il tempo: prima la riconsegna della macchina a noleggio all’aeroporto, poi la corsa in taxi nel mezzo del traffico della capitale per giungere puntuali alla consegna delle chiavi in appartamento, ed infine raggiungere il circolo. Non per questo il tempo non è passato piacevolmente, discendendo le magnifiche valli dei Carpazi e poi ascoltando un tassista che probabilmente farebbe la fortuna come guida turistica.
Giunti in loco, veniamo accolti al cancello, anche se forse la parola giusta è bloccati, perché al momento di farsi capire che eravamo della stampa, ci hanno guardato con dubbiosa diffidenza fino a che non è arrivata una responsabile a prenderci al gate e da lì si è disciolta la tensione.
Siamo arrivati a match iniziati, ma non per questo ci siamo persi tra le cose migliori di giornata. Essendo il mio compagno di viaggi (e di merende) Michele Galoppini il vero esperto del tennis affettato di Monica Niculescu, non potevo che lasciare a lui l’incarico di seguire il finale di un match drammatico tra lei e la Wild Card locale Ana Bogdan, sì proprio quella del locale dove ci siamo fermati a pranzo. Ma lascio a lui la parola per descrivervi al meglio l’incontro.
Prendo la parola, un poco rattristato dal fatto di poter seguire questo interessante match solo dal 3-1 del parziale decisivo, nel momento in cui finalmente la giovane Bogdan è riuscita a liberarsi di fastidiosi crampi che ne limitavano i movimenti in un set davvero importante per la sua stagione e la sua giovane carriera. La Niculescu però è appena riuscita a riprendere le redini del match, che sembrava poterle clamorosamente scivolarle di mano dopo aver perso per 7-5 il secondo parziale. I colpi tagliati e difficilmente gestibili della più esperta testa di serie numero 3 non hanno messo in troppa difficoltà l’altra remuna, bensì è la sua estrema solidità, abbinata ad infinita pazienza nel giocarsi ogni singolo punto, ad aver bloccato il gioco della Bogdan, che aveva più voglia di spingere e chiudere i punti della sua avversaria, finendo col chiudere gli scambi con degli errori o sfinita sotto le numerose palline che sempre tornavano nel suo campo. Non è mancata qualche palla corta e conseguente scambio molto divertente ad appassionare il pubblico, sostanzialmente equamente diviso nel tifo per le due giocatrici, che certamente hanno apprezzato un’arena già abbastanza popolata e molto rumorosa nel suo tifo. Il match si è involato velocemente alla sua naturale conclusione a favore della Niculescu, non prima di qualche brivido, quando dal 5-1 40-0, la terza testa di serie si è ritrovata 5-2, al servizio, e sotto nel punteggio del game. Poco male, visto che la chiusura è poi arrivata in pochi istanti, 6-2 5-7 6-2 a suo favore, aiutata, come dirà ai giornalisti, dalla tranquillità di sapere che il vento, dall’altra parte del campo, sarebbe stato a favore del suo gioco.
Parlando di giornalisti, in pochi minuti, la Niculescu si è presentata sorridente e rilassata in conferenza stampa, dove ha anche scherzato con la stampa. “Il match è stato duro ma me lo aspettato, dopo aver giocato tanto sull’erba è difficile tornare su terra, dove gli scambi sono anche molto più lunghi. […] Ho, diciamo, cercato di imparare a giocare di nuovo sulla terra (risata)”. Ha poi aggiunto, chiaramente scherzando: “All’inizio non c’era molto pubblico, ma poi è arrivata gente. Nel secondo ero anche avanti 5-3, ma evidentemente volevo giocare molto di più, per il pubblico! […] Nel terzo set ho poi visto che Ana soffriva di crampi, ma durante gli scambi giocava tranquillamente. Vero, ha lasciato un paio di dropshot, ma erano, dopotutto, perfetti dropshot…”.
Nel mentre, Giulio Gasparin si è appostato sul Campo 2, dove un’altra rumena dava vita ad un’altra battaglia di nervi, ma lascio a lui lo spazio per parlarne.
Cristina Dinu è una giocatrice tosta, su quello non c’è dubbio, e avendo passato le qualificazioni di certo aveva già trovato il giusto feeling con questi campi, ma di certo non ci si sarebbe aspettati una performance così vicina ai livelli della più blasonata Denisa Allertova, che ha dovuto trovare alcune delle sue migliori giocate nei momenti chiave per avere la meglio della tennista di casa e un pubblico molto presente per un primo turno su un campo secondario. Il primo parziale tra le due è andato a favore della Ceca, che però sul 4-4 si era vista pericolosamente rimontare fino alla parità, salvo poi trovare la sferzata vincente per costringere la beniamina di casa a servire per restare nel set, impresa mancatale forse anche per filo di tensione accumulatasi in una cornice diversa dalle usuali per lei. La risposta però non ha tardato a presentarsi, facendo infiammare le gradinate mezze piene del secondo campo. Prima che la pioggia arrivasse e costringesse ad una lunga pausa che avrebbe costretto gli organizzatori a cancellare la maggior parte dei match rimanenti, la Dinu ha fatto suo il secondo set con un parziale di tre giochi consecutivi dal 3-3 e servizio ceco.
Una volta rischiaratosi dalle nubi colme di pioggia, il gioco è ripreso con un campo pesante e il solo ormai morente all’orizzonte. La rumena è partita forte, trovando subito il gioco messo in campo a fine secondo set, ma dopo aver sprecato una buona occasione nel secondo game, con al servizio la Allertova, ne ha subito la potenza da fondo, scivolando sotto 4-2. Ci ha provato la rumena a raddrizzare il match, ma mentre sul campo affianco veniva sospeso l’incontro per oscurità (5-5 al terzo dopo 3 ore tra Kucova e Pereira), la Dinu si doveva arrendere al termine di una dura battaglia, che però si è chiusa a favore della ceca 6-4 3-6 6-3.
Infine, ci siamo spostati entrambi sul campo centrale, ed è stato l’ultimo match di giornata a far tornare il buonumore al pubblico di casa. Sul centrale illuminato a giorno e umido quanto un bagno turco si stava per giocare il terzo set della sfida tra la beniamina di casa e proprio originaria di Bucarest Andreea Mitu e la tedesca Annika Beck. Il primo set è stato dominato dalla tedesca, grazie anche ai tantissimi errori della rumena, mentre il secondo set, dopo un iniziale equilibrio, ha visto prevalere la Mitu. Il terzo parziale ha visto partecipare anche il pubblico, che discretamente folto sugli spalti ha accompagnato con un rumorissimo e caldissimo tifo la giovane rumena, recentemente ottavofinalista al Roland Garros, che non ha sentito la pressione ed anzi ha sfruttato a suo favore il fattore campo. Precisi e ficcanti rovesci, accompagnati da ottime accelerazioni di dritto, più potente ma meno solido dell’altro fondamentale, hanno scalfito un’iniziale resistenza della Beck, che però ha presto capito che l’avversaria dall’altra parte del campo non avrebbe concesso nulla. E così è praticamente stato: la Beck si è sentita in obbligo di forzare maggiormente i colpi e di rischiare di più e, nonostante sia riuscita a recuperare una parte dello svantaggio passando da 1-5 a 3-5, ha poi ceduto nel nono game. 1-6 6-3 6-3 il risultato finale, col pubblico tutto in piedi ad acclamare la sua beniamina, urlando “haide!” e “Andreea” in ripetizione.
Leggi anche:
- None Found