di Michele Galoppini (@MikGaloppini)
Come è consuetudine del diario di bordo della prima giornata, bisogna partire dal giorno prima o almeno dalla notte prima. È stato un lungo percorso per entrambi quello coperto per raggiungere prima Linz e poi la Tips Arena. Entrambi perché sarà nuovamente la premiata ditta Galoppini-Gasparin a darvi tutti gli aggiornamenti sul posto del torneo austriaco, penultimo atto della stagione WTA (Master A e B esclusi) prima della settimana conclusiva con Lussemburgo e Mosca.
Il lungo percorso questa volta non è stato nemmeno condiviso. Un volo a dir poco mattutino ha portato Gasparin a Salisburgo da Londra, ma qualche intoppo nei trasporti londinesi ed austriaci ha complicato ed allungato tutti i tempi prestabili (ma la storia più approfondita la trovate nel podcast in fondo al pezzo). Un numero non trascurabile di treni è invece quello che ha trasportato me, Galoppini, dalla città natia, Brescia, alla soleggiata ma gelida cittadina austriaca: tre regionali e soprattutto un Eurocity Notte sono stati necessari, ed inutile dire che pur avendo la cuccetta a disposizione le ore di sonno ottenute sono state forse due, obbligandomi ad un riposino imbacuccato sotto al sole nello spiazzo adiacente la bellissima cattedrale della città, in attesa di avere a disposizione l’appartamento prenotato.
Da non sottovalutare le temperature che ci hanno accolto. Nella giornata di ieri mi ero concesso un aperitivo con un amica e collega di SpazioTennis, Giulia Rossi, nella affollatissima Padova, una fermata del mio itinerario; ed oltre ad essere affollatissima era anche particolarmente calda per il periodo autunnale: 25 gradi! Ebbene, questa mattina, mentre scendevo dal treno, alle 6, al buio, i gradi non erano 25, non erano nemmeno 5; erano DUE! Lo shock antartico è stato peggiorato dal proprietario dell’appartamento, che al nostro appuntamento alle 8 ha risposto presentandosi alle 8:42, lasciandomi in attesa ed a trasformarmi in un ghiacciolo in piedi davanti alla porta di casa sua – e assicuro che in quei 42 minuti il mio aplomb era bello che andato ad annegare nel Danubio, a 100 metri dal nostra camera da letto.
In tutte queste attese, anche Giulio è arrivato a destinazione nel pomeriggio; tempo di posare le valigie e ci incamminiamo verso il palazzetto, non senza affrontare un saliscendi che a piedi non era certo banale. La primissima persona che incontriamo all’interno, in attesa dei nostri press-pass, è Roberta Vinci, in attesa che Francesco Cinà ottenga il suo pass da allenatore. Ci riconosce ricordandosi delle chiacchierate del torneo di Bucarest e ne approfittiamo per quattro parole off record, dopo che un tifoso si era fiondato verso la tarantina per un autografo mentre si complimentava per lo spettacolo newyorkese. Gli argomenti principali sono il jetlag, la stanchezza accumulata dopo una lunga stagione e qualche valutazione sui campi: il grigiume non convince particolarmente Roberta (e nemmeno noi, sebbene io sembri uscito da un film in bianco e nero degli anni ’30, visto il mio outfit), che ad occhio valuta il terreno di gioco anche particolarmente lento, nonostante le condizioni indoor.
Ottenuto l’accredito ci fiondiamo a vedere il match in corso sul centrale, tra Rybarikova e Friedsam, che dura il tempo di vedere la slovacca giocare (male) quattro punti e Kader Nouni lanciarsi in un momento di disagio generalizzato, quando, alla chiamata di un “let” per della musica in campo, tutti si sono stranamente osservati cercando di capire se qualcuno, a parte il giudice, l’avesse sentita. Probabilmente è rimasto a quell’estate 2013, quando a Bad Gastein uccideva le attese con dei discreti balletti in campo, ispirato dal DJ; ma questa è un’altra storia.
Prima di un po’ di un match ricco di pathos e di lotta (e lanci di racchetta ed urla da tirannosauro) tra Gasparyan e Witthoeft, decido di andare a seguire un po’ dell’allenamento che Roberta Vinci aveva annunciato di andare a svolgere poco prima. Ma sorprendentemente, è Pallino, il figlio di Cinà, ad allenarsi col padre, sotto l’occhio vigile e preciso della Vinci. E devo dire che il piccolo ci sa fare davvero alla grande, quel dritto io me lo sogno, altroché, e se la cava particolarmente bene anche a rete, considerando anche quando è alto (ci sarà lo zampino di Roberta?).
Tornando alla WTA, è stata poi la Gasparyan a chiudere vincente un match che prima aveva comandato e poi, dopo problemi alla caviglia destra ed un parziale ottimamente giocato dalla tedesca, stava per cedere quando si è trovata anche sotto 0-2 nel terzo. Ma una grande reazione, abbinata alla chiusura a proprio favore di lunghi e logoranti scambi (in cui si sono viste anche cose che forse sarebbe meglio non rivedere mai più, tipo uno smash a due mani spalle alla rete, uscito poi di due metri, della Witthoeft, che per la frustrazione ha poi scagliato a terra la racchetta tre volte in tre secondi, prima di calciarla), ha rigirato il match in favore della russa. Aiutata anche da una decisione arbitrale decisamente discutibile, la Gasparyan ha brekkato in maniera decisiva sul 4-3 e poi chiuso 6-3 2-6 6-3.
Poco tempo ci era rimasto per restare alla Tips Arena, perché per nostra piacevole sorpresa siamo stati invitati al Players’ Party, in programma poco distante dal palazzetto in un lussuoso hotel. Tema della festa era lo Spazio, con le sue stelle, le astronavi e quant’altro. Ovviamente noi non eravamo pronti ad adeguarci al tema, ma tante giocatrici sono riuscite a dare spettacolo con i loro costumi, dai più semplici ai più elaborati. Un vestito luccicante di paillettes è quello sfoggiato da Tamira Paszek ad esempio, come luccicante è stata per tutto il tempo Barbara Schett. Tante si sono limitate alle antenne in testa, ma altre come Barbora Strycova o Lucie Safarova si sono lanciate in trucchi e particolari costumi. Vincitrice morale a mio parere è Misaki Doi, che da brava giapponese aveva il costume più azzeccato (avete visto buona parte dei costumi nella foto in copertina). La festa è stata divertentissima ed allietata da una cantante svedese, Micka, e soprattutto da un abbondante cena di altissima qualità (grazie alla quale siamo rientrati in appartamento rotolando come sfere stroboscopiche). Non sono mancati momenti di stupidera, quando ad esempio io e Giulio ci siamo esibiti in un combattimento con spade laser, ma il video non vi verrà mostrato per pace delle nostre reputazioni, ma almeno una foto ve la mostriamo (in alto).
Tempo di rientrare a casa, aiutati dalla fortunatamente presente transportation, che ci evita nuovamente di congelare, e di correre a letto dopo questa infinita giornata. A domani!
ps: non dimenticate il breve podcast di giornata, qui sotto!
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