di Sergio Pastena
Settimana atipica quella appena trascorsa, decisamente. Atipica perché i tornei di Linz e Osaka se li sono aggiudicati rispettivamente Ana Ivanovic e (a sorpresa) Tamarine Tanasugarn, ma il ruolo di protagonista nel resoconto settimanale se lo sono guadagnate, per motivi diversi, altre due tenniste, ovvero la nostra Roberta Vinci e la 40enne di ferro Kimiko Date-Krumm.
Partiamo dalla nostra rappresentante, che in Austria ha giocato un torneo letteralmente da applausi: al primo turno ha spazzato via la testa di serie numero 3, Alona Bondarenko, ripetendosi al secondo contro la Arvidsson. Intanto in tabellone risaliva anche Sara Errani, che superava senza particolari difficoltà prima la Karatantcheva e poi la Voracova. Risultato: derby azzurro nei quarti. A vincerlo è stato proprio la pugliese, al termine di un match equilibratissimo risoltosi al terzo. In semifinale, contro la Ivanovic, Roberta ha tenuto botta impegnando la principale favorita in entrambi i parziali ed è stata l’unica a riuscirci (anche se pure la Goerges nei quarti non aveva fatto male). La Ivanovic, infatti, in finale ha letteralmente spazzato via la rediviva Patty Schnyder, esattamente come aveva fatto prima con Cirstea e Zahlavova Strycova. Nota di merito anche per l’altra finalista, comunque: la svizzera ha superato nel suo cammino tre teste di serie (Zakopalova, Hantuchova e Petkovic) per arrivare alla finale.
E veniamo ora ad Osaka, dove ad un certo punto davvero erano finiti gli aggettivi per quello che stava combinando Kimiko Date-Krumm. La vittoria, come detto, è andata alla Tanasugarn, altra resuscitata non più giovanissima con un passato di ottimo livello (è stata numero 19 al mondo), ma tutti tifavano per la giapponese, non solo ad Osaka dove sarebbe stato normale ma un po’ ovunque. Nulla contro la brava thailandese, ma Kimiko ha sfiorato il record di vincitrice più anziana di un torneo del circuito maggiore e, vedendo quello che ha messo in mostra nelle ultime settimane, è realistico pensare che possa batterlo. Non è solo il fatto che vince ad impressionare, è come vince: battere di fila Stosur e Peer, una Top 10 e l’altra Top 20, al termine di autentiche maratone spuntandola per 7-6 e 7-5 al terzo è roba che più che la riflessione di un giornalista sembra meritare quella della scienza. In Giappone le nostre rappresentanti non han fatto tanta strada: la Brianti è uscita al secondo contro la Benesova, la Dentoni subito contro la sorprendente qualificata Fuda, che ha poi strappato un set a Shahar Peer.
I prossimi sette giorni saranno tutti “made in Europe”, si giocheranno infatti la Kremlin Cup a Mosca e l’Open di Lussemburgo. In terra russa il seeding è piuttosto apprezzabile: la Jankovic proverà a riprendere in mano i fili di una stagione fin qui disgraziata, anche se dovrà vedersela con avversarie di tutto rilievo: dalla sua parte di tabellone, dopo il bye, le toccheranno probabilmente Gisela Dulko e Maria Kirilenko. In un’eventuale semifinale la classifica direbbe Na Li, ma da quel lato di tabellone ce ne son davvero tante forti: Chakvetadze, Zakopalova, Dushevina e, ovviamente, la nostra Flavia Pennetta. In gara anche Sara Errani, che troverà subito una qualificata e poi eventualmente la vincente tra Safarova e Kleybanova.
In Lussemburgo la classifica media delle teste di serie è più bassa ma non mancheranno protagoniste di un certo calibro, come Dementieva, Hantuchova e Ivanovic. In tabellone ci sono anche Romina Oprandi, ultima direct acceptance del torneo (per lei la Parra-Santonja), Tax Garbin, subito impegnata contro Jarmila Groth e Roberta Vinci, che al primo turno darà la rivincita alla Arvidsson. Poteva esserci Maria Elena Camerin, che però nelle qualificazioni dopo aver disposto agevolmente della wild card locale Sarah Tremuth si è fermata di fronte allo scoglio Cirstea.
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