Di Giulio Gasparin
Domani uscirà l’ultima classifica WTA per le prossime due settimane, durante le quali si svolgeranno gli US Open, ovvero l’ultimo slam stagionale. Molto è stato scritto e detto sulle favorite, su Serena Williams, sui tabelloni e i precedenti, qui come altrove, ma cosa ci dirà il futuro? Certo, mancano ancora questo Slam, un Premier 5 e un Premier Mandatory alle finali di Singapore, ma più che mai la Race quest’anno sembra aperta a colpi di scena: dietro il trittico Serena Williams, Simona Halep, Maria Sharapova è bagarre per gli ultimi 5 posti.
Basti pensare che Lucie Safarova, al momento quarta, ha 3211 punti, 1110 in meno della siberiana al terzo posto, mentre con simile distacco dalla ceca troviamo Sara Errani 14a con 2225 punti. Sostanzialmente sono 10 le ragazze a lottare per questi ultimi 5 punti, seppur non tutte con le stesse chance, vuoi per posizione attuale, vuoi per predisposizione verso gli ultimi appuntamenti sul cemento newyorkese prima ed asiatico poi. Quello però che risulta sconvolgente non è tanto questa situazione di alta indecisione, che di per se è un ottimo viatico per la promozione di uno sport sempre più competitivo, ma il così detto “breakdown” dei punti delle ragazze che si giocano la qualificazione al master di fine anno.
Prendiamo ad esempio Petra Kvitova, recente vincitrice del Premier di New Haven, dopo un periodo difficile, segnato dalla mononucleosi. La ceca non è mai stata un esempio di costanza, nemmeno quando è stata ad un passo dalla prima posizione mondiale, ma quest’anno, causa anche la malattia, è a livelli ancora più insoliti di alti e bassi. Con 2947 punti si trova 5a in classifica al momento, ma rischierà grosso per l’aver saltato Indian Wells e Miami, due 0 che dovrà tenere per forza nel proprio ranking; anche il computo dei punti ottenuti negli slam non è positivo, anche se non disastroso, con due terzi ed un quarto turno (500 punti totali). Dei restanti punti, 1940 vengono dalle tre vittorie stagionali: Madrid, Sydney e New Haven, ma gli ultimi due, con la semifinale di Shenzen ed i quarti a Doha, occupano 4 dei 6 “other events” che può aggiungere agli obbligatori per la Race (ovvero i quattro Slam, i quattro Mandatory e due tra i Premier 5). La ceca per cui dovrà disputare un buon US Open e ben comportarsi soprattutto a Wuhan.
Ancora più palese è l’esempio di Garbine Muguruza: una finale, un quarto e un quarto turno slam sarebbero il biglietto da visita per una qualificazione pressoché sicura al Master, ma così non è per la spagnola, che ai 1970 punti raccolti in questi quattro tornei aggiunge pressoché 600 punti in 12 tornei, di cui 350 a Dubai (premier 5). La buona notizia, per lei, è che può fare punti sostanzialmente in tutti i tornei che disputerà da qui a fine anno, ma dovesse fallire nel conquistare un biglietto per le finali sarebbe un segnale emblematico della sua scarsa continuità di risultati. La sua più vicina avversaria è Angelique Kerber, che la tallona al nono posto della Race a soli 18 punti, ma di contro per lei sarà più difficile mettere a segno un buon gruzzolo da qui a fine stagione. Perché? La voce “other events” è praticamente piena per la tedesca, che con 4 titoli Premier porta a casa 1880 punti dei suoi 2740, ma tra Slam e Premier Mandatory ha preso veramente una miseria e quelli resteranno comunque, mentre nei Premier 5 deve fare meglio dei quarti di finale per fare punti. In parole povere per guadagnarsi un posto tra le prime 8 a fine anno, la tennista di Brema dovrà fare bene a New York e a Pechino, ma anche a Wuhan, probabilmente, perché anche un titolo International le varrebbe un guadagno di soli 170 punti (i 280 del titolo entrerebbero al posto dei 110 che ha come peggior risultato tra gli opzionali).
Situazione simile anche per Carla Suarez Navarro, che nella prima metà della stagione ha collezionato punti in tutte le tipologie di torneo WTA, esclusion fatta per gli slam, dato che potrebbe pagare da qui a fine anno per la qualificazione al master. Per migliorare i due punteggi dei Premier 5 dovrebbe fare meglio dei quarti di finale a Wuhan, mentre negli opzionali prendere più di 100 punti in un torneo Premier o International. Traduzione? Semifinale a Tokyo o Mosca, finale in un qualsivoglia International: non impossibile, ma lo stato di forma della spagnola sembra latitare di recente.
Agnieszka Radwanska si trova nella stessa situazione, ma parte ancora più indietro in questa rincorsa finale, poiché a livello Slam e Premier Mandatory è andata proprio male quest’anno, eccezion fatta per la semifinale di Wimbledon. Per lei sarà d’obbligo sfatare il tabù di New York e poi eccellere a Pechino, perché le altre zone di miglioramento sono già occupate.
Anche l’amica Caroline Wozniacki parte da presupposti simili, anzi, se si vuole peggiori, perché tra gli opzionali si ritrova con i suoi migliori punteggi e per migliorare deve fare più di 100 e 180 punti per inserire due risultati. Mentre a Wuhan ogni partita che dovesse vincere le darebbe preziosi punti, poiché al momento ha sempre perso il match d’esordio in un Premier 5, eccezion fatta per la semifinale di Dubai. Finale difficile per la numero 4 del mondo, che però si è sempre ben comportata in questa parte della stagione: dovrà farlo ancora una volta se vuole tornare a Singapore anche in questo 2015.
Karolina Pliskova e Timea Bacsinszky sono rispettivamente settima e decima, entrambe con lo stesso obbligo di far bene nei due tornei obbligatori, a cominciare dagli US Open, ma soprattutto per la seconda, sembra che le tossine di una prima metà dell’anno da sogno si stiano facendo sentire. Al contrario invece Belinda Bencic, undicesima nella classifica per Singapore, sembra in forte ascesa e con diversi gap che può riempire anche nei tornei di seconda fascia le sue chance per apparire per la prima volta al Master sono in crescita più che mai.
Al di là di chi ce la farà a qualificarsi alle finali di Singapore, è indiscutibile che quest’anno più che mai si è assistito ad una stagione dove nessuna, esclusion fatta per le migliori tre, si è saputa confermare su un livello stabile per la maggior parte dell’anno: alti e bassi hanno scandito l’andamento di tutte le giocatrici di fascia medio alta, sicché più che mai l’imprevedibilità del tennis femminile si è fatta ancora più elevata e a noi non resta che goderci lo spettacolo di una decina di ragazze che dall’oggi al domani potrebbero avvicinarsi al Gotha del tennis o altrettanto in fretta vederselo sfuggire di mano.
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