Numero uno al mondo senza troppi giri di parole. Quante volte abbiamo letto in questi anni che nel circuito femminile non ci sia una vera dominatrice? Falso. Ashleigh Barty sta dimostrando di essere una fuoriclasse a tutto tondo col suo gioco estremamente intelligente, vario e di qualità. La tennista di Ipswich ha raggiunto le semifinali nel torneo di casa sua – per la seconda volta in carriera – passeggiando su un’inerme Jessica Pegula, in una partita nella quale non ha mai dato l’impressione di poter perdere più di quattro game. Onestamente s’è vista una differenza abissale tra le due.
Ash ha annientato tutte le avversarie che ha incrociato fino ad ora senza perdere un solo set e inaugurato l’anno nuovo conquistando il titolo WTA 500 ad Adelaide, tentennando (comprensibilmente) soltanto nella prima uscita stagionale contro Coco Gauff. L’australiana, tanto per chiarire il concetto, ha vinto 23 delle ultime 25 partite giocate: l’ultima sconfitta risale al terzo turno degli Us Open contro Shelby Rogers e l’ultimo vero incidente di percorso risale ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. D’altronde è umana anche lei. Ora sul proprio cammino, al penultimo atto degli Australian Open, si ritroverà una scatenata Madison Keys: la statunitense è in forma e quando il fisico la sorregge è un osso durissimo per tutte. Anche per Barty (almeno sulla carta).
L’australiana è in vetta al ranking dal 9 settembre del 2019 e continua a vincere tanto pur giocando meno rispetto alle competitors. Al servizio dispone di una gamma di soluzioni, con quei tagli velenosi e difficili da decifrare, che ricorda vagamente Roger Federer sia per efficacia che continuità. Il dritto è una macchina da guerra, la capacità attraverso cui genera vincenti e lascia immobili le avversarie fa spavento. È vero, il rovescio coperto non sarà un colpo devastante, ma con quello slice se lo può permettere tranquillamente. Quante giocatrici dispongono di uno slice di questa caratura? Quante possono contare su un servizio così completo? Come completezza tecnica e acume tattico, Barty è la numero uno incontrastata.
Il suo difetto? Forse paga il fatto di essere un personaggio troppo “pulito” e poco stravagante. Per qualcuno, ma non per il sottoscritto. La semplicità è una grande virtù e chi non l’apprezza non sa cosa si perde. Oggigiorno gli attori fuori dal coro vendono meglio e fanno scrivere di più. Un’ingiustizia bella e buona per chi invece meriterebbe un posto fisso in prima pagina.
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