Cara Miss Allaster

Stacey Allester

di Giorgio Giosuè Perri

E’ tempo di festeggiamenti, panettoni  e regali, ma prima di tutto di letterine. Un appassionato di tennis scriverebbe la propria al Babbo Natale che preferisce, il tennista preferito o semplicemente un personaggio del circus che apprezza. Io, la mia letterina, la scrivo al Presidente della WTA, Stacey Allaster. Perchè dopo un anno di successi, ma anche di qualche tensione e errore, è giusto trarre le conclusioni ed analizzare cosa funzionale nel tennis femminile e cosa no.

Senza ombra di dubbio la crecsita mediatica del tennis in rosa nel corso degli ultimi anni, è stata quasi maggiore di quella dei maschietti: perchè? Il livello di gioco è abbastanza uniforme, ci si diverte molto perchè sta diventando molto difficile trovare delle giocatrici monocorde, e soprattutto, per quanto riguarda le BIG, sono tutte “personaggi” strutturati, carismatici e, parliamoci chiaro, molto belle.

Ma appunto, si parla di crescita mediatica o è anche giusto parlare di crescita di talento nel circuito femminile? E se si, a cosa è dovuto? Fortuna, è la prima cosa che mi viene in mente, ma è anche giusto riconoscere come il numero di tornei sia cresciuto in maniera esponenziale, andando a toccare anche parti del globe magari ignorate fino ad ora, ma che oggi sono diventati veramente dei punti di riferimento per quelle giocatrici che non hanno classificata tale da potersi permettere tornei di rango maggiore. Qui, però, cara Miss Allaster sorge un problema, perchè si può capire che andare a giocare in Asia rappresenta una globalizzazione totale, ma a quale prezzo? Nell’ultima parte di stagione ci siamo ritrovati con decine di tornei Asiatici (125.000$ per lo più) occupati, maggiormente, da tenniste asiatiche con classifica bassa che con con questo genere di tornei tenderanno a raggiungere la Top-100 in maniera più semplice,  e questo tutto è fuorchè meritocratico. Ma questo è il solo esempio della WTA, perchè tutti sanno perfettamente come ancora in quelle zone non ci sia una cultura tale da poter considerare il tennis sport per cui spendere cifre di soldi così esorbitanti visto che, punto primo non ci sono giocatori o giocatrici in grado di mantenere alto il nome della patria, e secondo e più importante punto perchè non è uno sport con un seguito così alto, malgrado la vastità della popolazione.

Senza nulla voler togliere alle già citate big, la crescita mediatica è sfociata in un vero e proprio merchandising, che in uno sport tradizionale come il tennis sta iniziando a dare un po’ fastidio. Niente contro Bouchard, Sharapova e Ivanovic, sia chiaro, ma praticamente non sono più delle ragazze con una vita propria ma dei prodotti commerciali. La canadese, per esempio, non è stata in grado di mantenere le promesse dopo l’exploit a Wimbledon, proprio a causa delle pressioni e del carico mediatico che gravava sulle sue spalle, e questo dispiace.  Discorso a parte naturalmente meritano gli altri due esempi, ma è talmente scontato come, almeno in quel caso, l’abitudine di tutta una vita a crescere parallelamente come tenniste e modelle ha finito per pesare di meno.

A proposito di calendario, poi, cara Miss Allaster.  Non sarebbe il caso di gestirlo meglio, soprattutto sotto il punto di vista dell’importanza del torneo? Ci sono periodi di piena e periodi di magra assoluti, quando una maggiore varieà nel corso dell’anno ma con più qualità, sarebbe la via giusta per far crescere ancora di più il seguito e per far arrivare le giocatirci al massimo, senza corri e fuggi. Anche se, dopo un discorso del genere, vedere comunque giocatrici andare dietro eventi come l’IPTL fa pensare che a lamentarci del calendario troppo fitto siano i tifosi e non chi in campo deve scenderci con le proprie scarpe.

Cara Allaster, bisogna riconoscerti però una gran furbizia, si. Perchè il mondo del tennis sta cercando in qualche maniera di evolversi, noi vorremmo rimanesse lo stesso per sempre, ci sono alcuni che hanno ancora la nostalgia delle palle bianche e delle racchette di legne, ma se veramente andrà in porto il progetto del 2017 di rendere visibili TUTTE le partite dei principali tornei del circuito in streaming e in TV, beh.. Tanto di cappello. Una cosa del genere del mondo dello sport rappresenterebbe un’evoluzione incredibile e probabilmente anche un modo per uccidere la vita sociale di tutti i malati di tennis. Rappresenterebbe anche la possibilità di vedere in azione 10 mesi all’anno tutte le giocatrici del circuito, dal campo centrale stracolmo di persone al campo 4 in cui a mala pena vedremo l’allenatore delle ragazze in campo. Ma il bello del tennis è questo, lo è soprattutto per chi ne fa pane quotidiano e questo il caro presidente della WTA, l’ha capito. L’augurio è che il progetto possa andare in porto, perchè il tennis femminile è in forte crescita e nessuno vuole perdersi un 15.

Cara Miss Allaster, a parte qualche piccola discordia, è impossibile non ringraziarti. Il prodotto WTA è rimasto sicuramente più intantto rispetto a quello ATP, malgrado tutto. Non vediamo più solo le campionesse  con la tutela assoluta, vediamo tutte le giocatrici in un modo o nell’altro affacciarsi al tennis che conta, vediamo tanta passione nel lavoro che stai svolgendo e ci vediamo soprattutto l’amore per questo meraviglioso sport. Il tennis femminile sta crescendo inesorabilmente alle spalle di un tennis maschile che punta solamente a vendere ignorando totalmente i diritti di chi il circus lo rende veramente tale.

La perfezione è un concetto talmente relativo che parlarne risulta del tutto inopportuno, ma con qualche correzione al sistema e con un po’ di buona volontà, si può arrivare veramente in alto. Buon Natale, felice anno nuovo e che il tennis abbia inizio.

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