Il titolo di questo articolo è stata l’ultima cosa che ho fatto a riguardo: non trovavo nulla di adatto per esprimermi, e anche se parafrasare un vecchio adagio del compianto Maurizio Mosca può sembrare un po’ fuori luogo, in realtà è la prima cosa che penso nel momento in cui vedo in campo la tennista pugliese sui campi di IW.
Il cemento californiano sta da un po’ di tempo a questa parte regalando fortissime emozioni alla nostra Flavia, quasi tutte positive, come il trionfo dello scorso anno e la vittoria di stanotte, la nona consecutiva nel torneo che Larry Ellison ha portato così in alto, altre semplicemente travolgenti, come la pressione, la tensione che l’hanno portata, durante e dopo il primo set, a sciogliersi in lacrime, schiacciata dalla responsabilità di un titolo da difendere, di un’avversaria di altissimo profilo, di un pubblico straordinario.
Nel corso degli anni Flavia, la Flavia “ante infortunio al polso”, ci aveva fatto vedere a volte dei cali mentali che l’hanno portata spesso a cestinare match apparentemente già portati a casa, ma la Flavia 2.0, la Flavia di Indian Wells per intenderci (dove ha perso un solo match negli ultimi tre anni, contro la Giorgi), è una tennista totalmente diversa. E oltre ai tanti miglioramenti e accorgimenti tecnici, il termine che mai mi stancherò di affiancare a questa Pennetta è “matura”, perché in fin dei conti i colpi ci sono sempre stati, ma oltre ad averli affinati, Flavia ora sa benissimo quando, come e contro chi usarli, con chi usare la sciabola e con chi il fioretto, chi far muovere in fondo al campo e chi costringere a disperate corse in verticale: insomma, una tennista forse più forte della numero 10 del 2009, limitata soltanto da inevitabili attenzioni da dare al fisico di una ragazza comunque 33enne. Le analogie con quella splendida 27enne che infranse la barriera della Top-10 cinque anni e mezzo fa sono tante, come la splendida cavalcata sul territorio a stelle e strisce, quella volta a Los Angeles, e le vittorie contro Sam Stosur e Maria Sharapova, ma la partita di stanotte è un perfetto mix, un mix che raccoglie tutto il meglio di Flavia Pennetta, in quella che è una delle partite più belle della sua carriera.
La terza vittoria di fila sulla “Divina” arriva al termine di un match che l’ha vista in lacrime già nel quinto gioco, chissà se per fattori esterni, accentuati, probabilmente, dal break subito a causa di un nastro beffardo, recuperato immediatamente grazie a ottime risposte e, soprattutto, grazie ad una Sharapova, come con la Azarenka, fallosa oltremisura. Masha è comunque riuscita a riprendere il bandolo della matassa, e ha piazzato il break decisivo nell’ottavo gioco, per poi chiudere in scioltezza. Ed è lì che Flavia è costretta a tornare negli spogliatoi, a fare, come dirà lei, “uscire tutto, anche urlando”, per riprendere pian piano il filo del suo tennis. Ma il vero turning point del match è il terzo game del secondo parziale: Flavia annulla tre pericolosissime palle break (saranno 9 su 11 a fine match) e riesce a spostare tutti i suoi problemi sulla Sharapova, che subirà tre break e sarà costretta ad arrendersi ad una spietata Pennetta, che si impone 3-6/6-3/6-2.
Ai quarti, ora, l’inedito match con Sabine Lisicki, che ha già battuto Vinci ed Errani qui, e che, se riesce a martellare da fondo campo, può diventare avversaria insidiosa. Avversaria, comunque, assolutamente alla portata di Flavia Pennetta, a maggior ragione per Flavia 2.0.
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