Il più giovane italiano di sempre a vincere un torneo Challenger, il primo al mondo a riuscirci fra i nati nel 2001, e anche l’under 18 più avanti nella classifica Atp pubblicata questo lunedì, al numero 324. Nonché numero 13 della Race to Milan dedicata agli Under 21. Tutto questo è Jannik Sinner, il 17enne altoatesino protagonista di una magica settimana al Challenger di Bergamo, dove ha incantato pubblico e addetti ai lavori, prendendosi un titolo inaspettato e generando entusiasmo attorno al suo nome e alla sua storia. Una storia iniziata nel suo Alto Adige, precisamente a Sesto in Val Pusteria, ma svoltata quando quattro anni fa, da giovanissimo, Sinner si è trasferito a Bordighera sotto la guida del team Piatti, su suggerimento di Massimo Sartori. Una scommessa coraggiosa, che l’ha catapultato in un mondo tutto nuovo e l’ha costretto a prendere confidenza con una lingua (l’italiano) che masticava poco, ma che nel giro di poco tempo ha trasformato un ragazzo quasi sconosciuto in una delle più grandi speranze del tennis italiano. L’altoatesino ha trovato casa inizialmente al Bordighera Lawn Tennis Club 1878, base operativa del gruppo prima dell’apertura del Piatti Tennis Center, e poi si è trasferito proprio lì insieme a staff e compagni, che oggi si congratulano per i tanti traguardi ottenuti in un colpo solo, grazie al successo per 6-3 6-1 nella finale contro Roberto Marcora. Ma guai a volare troppo con la fantasia, perché come lo stesso Piatti puntualizza via social, “Il successo deve essere solo l’inizio, in un percorso ancora molto lungo”.
Certamente Sinner, al Piatti Tennis Center, è in buone mani, e bastava vedere la sua panchina a Bergamo per rendersene conto. C’erano i preparatori atletici Dalibor Sirola e Dragoljub Kladarin, c’era l’osteopata Claudio Zimaglia, e c’era naturalmente coach Andrea Volpini, che insieme all’allievo cresce e fa esperienza, confrontandosi con un tennis di livello sempre più alto. Un esempio vincente di una delle storiche mission di Piatti, che punta a formare non solo i giocatori, ma anche gli insegnanti. “Siamo soddisfatti del titolo – ha detto Volpini –, ma per noi non è una particolare sorpresa. Sapevamo che i mezzi c’erano, e Jannik aveva solo bisogno di sbloccarsi vincendo qualche partita combattuta. Questa vittoria conferma soltanto le sue possibilità, ed è per questo che i programmi quotidiani di lavoro non cambieranno. Le aspettative? Se uno si pone obiettivi ambiziosi è naturale che abbia tanti occhi puntati addosso. Ma non gli diamo importanza: le aspettative sono quelle che ci poniamo noi stessi per raggiungere certi traguardi, non quelle che la gente ripone in noi”. Tradotto: traguardi e record di precocità contano soprattutto per gli appassionati. Loro invece vanno avanti come se nulla fosse, come hanno sempre fatto. Sin qui ha funzionato a meraviglia.
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