Il suo appello, lanciato a fine marzo dal torneo di Miami, aveva fatto il giro del mondo: vivendo a Kiev, la tennista ucraina Lesia Tsurenko aveva fatto sapere di trovarsi senza un posto dove rientrare a casa, chiedendo un aiuto al grande popolo della racchetta. Ha ricevuto tanta solidarietà, e la soluzione è arrivata in fretta: oggi la nuova base della 32enne numero 135 del mondo (ma già n.23) è il Piatti Tennis Center di Bordighera, dove è giunta per un periodo di prova, si è trovata a meraviglia e ha deciso di rimanere, affidandosi allo staff del centro di Riccardo Piatti. Lì ha trovato numerosi connazionali, una su tutte la stellina Marta Kostyuk, 19enne numero 52 della classifica Wta. Dopo essersi più volte appoggiata in passato al centro di viale Canariensis per delle consulenze, dall’inizio del 2022 la giocatrice di Kiev ha deciso di farsi seguire a tempo pieno dal team Piatti, nello specifico dal coach Andrea Volpini e dall’osteopata Claudio Zimaglia. Ma la lista degli atleti ucraini è ancora lunga, visto che da marzo la struttura ha aperto le porte anche a due giovani impegnati nell’attività internazionale, e ospiti fino a quando la situazione non si sistemerà. Si tratta dei sedicenni Andrii Zimnokh, n.240 della classifica mondiale under 18, arrivato tramite l’amicizia con il connazionale e coetaneo Volodymyr Iakubenko (che invece si allena al Piatti Tennis Center in pianta stabile già da tempo) e Sofiia Zhylchuk, numero 657 al mondo. Quando è scoppiato il conflitto quest’ultima si trovava nei Paesi Bassi per un paio di tornei e, dopo averne disputati altri due in Germania, ha trovato aiuto al Piatti Tennis Center, con l’intercessione dell’agenzia monegasca Top Five Management.
Insieme a Zimnokh e Zhylchuk è transitato da Bordighera per un paio di settimane anche il giovane allenatore Igor Dudun, 24enne di madre italiana, a sua volta impegnato in giro per il mondo quando sono iniziati gli attacchi militari. “Tramite alcuni contatti – spiega Luigi Bertino, direttore del Piatti Tennis Center – ci ha chiesto se potevamo aiutarlo per un breve periodo, in attesa che trovasse una soluzione più stabile”. Così è stato inserito nello staff come assistant coach, fornendogli l’ospitalità e tutto ciò di cui aveva bisogno. “Si tratta di persone – ha detto ancora Bertino – che stanno vivendo una situazione molto complicata, che le obbliga a rimanere lontano dal proprio Paese se desiderano svolgere attività. Di fronte a delle richieste d’aiuto ci è sembrato doveroso fare la nostra parte. Per i ragazzi è importante non solo trovare delle soluzioni temporanee di assistenza, ma anche avere una base dove potersi allenare con tranquillità, senza doversi preoccupare di questioni logistiche e senza il rischio di perdere mesi preziosi in un periodo molto importante della loro formazione. Compatibilmente con le nostre possibilità e quelle di un centro che non ha un solo posto libero, desideriamo dare il massimo sostegno sotto tutti i punti di vista, per permettergli di continuare a svolgere al meglio la loro attività”.
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