“Perché ho scelto di andare in America? Perché è da pazzi non farlo”. Semplice, o almeno così è stato per Federica Mordegan, 20 anni, un passato da promessa del tennis azzurro a livello juniores e un presente alla Lynn University di Boca Raton, al sole della Florida. Un paradiso dove studiare International Business con un occhio al marketing, ma soprattutto dove riuscire in quello che in Italia le era diventato impossibile: coniugare studi e tennis di alto livello, senza togliere nulla a nessuna delle due attività. “Non ho mai desiderato – racconta – che il tennis occupasse a pieno la mia vita, ma allo stesso tempo non ho mai pensato di accantonarlo. Il primo anno di Università in Italia (a Bologna, ndr) mi ha fatto capire che per portare avanti il percorso con i voti ai quali puntavo, avrei dovuto lasciare da parte il tennis”. Così, lo scorso gennaio Federica ha fatto la valigia e ha lasciato Reggio Emilia (dove si è trasferita a 15 anni da Vicenza, sua città natale), volando a una cinquantina di miglia da Miami. Ripensamenti? Neanche l’ombra. “L’ambiente che ho trovato – continua – è esattamente come me lo avevano descritto. Il campus universitario è spettacolare e super innovativo, le strutture sono nuove, le persone sono sempre gentili e sorridenti, il tempo è magnifico. A livello di stile di vita è come vivere su un pianeta diverso rispetto all’Italia, ma ci si adatta facilmente”. E fra i due sistemi universitari c’è una differenza abissale. “Non dico che uno sia meglio dell’altro, ma personalmente, dopo averli testati entrambi, preferisco quello americano. Si studia meno, ma si pensa di più. I professori si interfacciano con gli allievi. Qui la nostra opinione conta, i protagonisti delle lezioni siamo noi, non gli insegnanti”.
E pensare che inizialmente Federica, che fra le esperienze con la nazionale giovanile ne vanta anche una sui sacri prati di Wimbledon, aveva messo da parte l’idea di trasferirsi negli States. Ma per fortuna si è pentita in fretta, tornando sui propri passi. Un bel messaggio per tutti: provarci, senza timore né del futuro né dell’impegno organizzativo. Agli aspetti burocratici, volendo, ci pensa StAR – Student Athletes Recruitment, l’agenzia italiana nata per dare supporto agli atleti che puntano ad accedere al college. “Ricevere una borsa di studio – continua – è un’opportunità incredibile, ma che porta con sé anche tante responsabilità e richiede tanta attenzione”. Va divisa fra studi, allenamenti e campionato NCAA, che significa anche viaggiare con la squadra in buona parte degli Stati Uniti. Bellissimo, ma anche impegnativo. “Ci si ferma poco, e questa esperienza richiede il massimo da noi stessi ogni secondo della giornata, ma regala anche tante gratificazioni. College vuol dire tennis, istruzione, crescita, amicizie, possibilità, impegno, autonomia, dedizione e tanto altro. Con davanti una strada così ricca di opportunità non puoi proprio stare fermo”. Difficile dare torto a chi la sta percorrendo con le proprie gambe.
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