A fianco di Riccardo Piatti è diventato grande e ha trascorso la sua intera carriera, poi sempre con il coach comasco ha mosso i primi passi nel mondo dell’insegnamento. Infine, dal mese di giugno, Cristian Brandi è diventato anche il braccio destro del suo ex allenatore, al Piatti Tennis Center. Una novità che conferma come la realtà di Bordighera stia continuando a investire nella crescita del suo staff, per garantire degli standard sempre migliori. Contribuirà allo scopo la presenza a tempo pieno del brindisino classe 1970, con una carriera di tutto rispetto da giocatore (è stato numero 50 Atp in doppio) e un curriculum altrettanto valido da coach, con nomi come Marco Cecchinato, Filippo Volandri, Paolo Lorenzi, Thomas Fabbiano, Alessandro Giannessi e tanti altri nella lista dei giocatori passati sotto le sue cure. Brandi fa parte del Team Piatti fin dagli albori, ma si era sempre occupato di seguire direttamente un numero ristretto di atleti. Mentre ora, in qualità di ‘élite coach’, gli spetterà il compito di coordinare in prima persona l’intero lavoro del centro, con la collaborazione degli altri membri dello staff. “Riccardo puntava ad assegnarmi questo ruolo da un pezzo – spiega il 50enne pugliese –, e ho sentito che era il momento giusto per provarci, dopo quasi 40 anni a girare per il mondo. Tuttavia, viaggi a parte, il mio lavoro resta lo stesso: continuerò occuparmi della crescita dei ragazzi, cercando di dare a ognuno i mezzi per raggiungere il massimo delle proprie potenzialità. Sarò duro e attento: poter giocare a tennis è una fortuna, i ragazzi devono capirlo e metterci sempre la massima serietà. Chi si allena da noi sa di avere a disposizione tutto ciò che serve per esprimersi al meglio”.
Il legame fra Brandi e Piatti è qualcosa di unico: Cristian era uno dei favolosi ‘Piatti Boys’, il quartetto di ragazzi che a fine anni ’80 diventarono giocatori professionisti di alto profilo sotto la guida del coach comasco, iniziando a testimoniare quelle qualità che avrebbero reso il loro mentore uno dei più celebri al mondo. Oltre trent’anni più tardi, e a quasi 40 dal primo incontro datato 1983 (a Riano, quando un Brandi 14enne fu convocato al Centro federale Fit), sono ancora uno a fianco all’altro, pronti per una nuova sfida. “A Riccardo – continua Brandi – mi lega un rapporto che va ben oltre l’aspetto professionale. Ho perso il padre da bambino e lui si è preso la briga di crescermi fin dai 14 anni. Mi ha seguito per l’intera carriera, e dopo che ho smesso è stato sempre lui ad affidarmi i primi giocatori da allenare, per capire se quella potesse essere la mia strada”. Brandi l’ha capito in fretta e, da lì, i due hanno lavorato insieme quasi senza soluzione di continuità. “È il mio punto di riferimento, lo è sempre stato e lo sarà sempre. Ormai sono oltre 16 anni che faccio questo mestiere – chiude –, ma Riccardo è già a quota 40. Significa che comunque ne sa sempre più di me”. Una stima reciproca che li unisce in un rapporto come se ne vedono pochi, ora a disposizione di coloro che da Bordighera provano a inseguire il sogno del professionismo.
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