di Claudio Maglieri
“Potete dargli già ora la coppa degli Australian Open”, hanno esclamato diversi appassionati mentre Novak Djokovic finiva di triturare Rafael Nadal nell’ultimo atto di Doha. Già, in effetti come si fa a contraddire un’affermazione del genere dopo la clamorosa prestazione in Qatar? Solo un raffreddore, in questo momento, può fermare il Frecciarossa serbo: eppure ci deve essere qualcuno in grado di potergli creare qualche grattacapo a Melbourne e di impedirgli di alzare il trofeo per la sesta volta.
Roger Federer? Forse, nel 2015 l’elvetico è stato l’unico avversario in grado di tenergli testa, ma in una sfida tre su cinque (per giunta in finale) è difficile che l’ex numero uno al mondo possa compiere l’impresa (e il ko di Brisbane con Raonic, dovuto anche a una condizione fisica non ottimale, assottiglia le sue speranze). Nominare Rafael Nadal è quasi una bestemmia, considerando la stesa di pochi giorni fa (e i precedenti degli ultimi anni), mentre Andy Murray rappresenta il solito usato sicuro, che però non batte Nole in uno Slam dalla finale di Flushing Meadows del 2012: troppo per poter considerare lo scozzese un pericoloso antagonista?
E allora che si fa? Evitiamo di guardare il torneo maschile? Facciamo una macumba? No, e non solo perché non sarebbe corretto: in verità ci sono alcuni tennisti che potrebbero rimescolare le carte e cambiare un destino che appare al momento già segnato. Stan Wawrinka, per esempio: lo svizzero ha vinto in scioltezza il torneo di Chennai, appare in ottime condizioni, ma soprattutto ha già mostrato più volte di avere le carte giuste per disinnescare Djokovic, dal punto di vista tecnico, fisico e mentale. Ricordate la grande vittoria ottenuta a Melbourne nel 2014? Per non parlare dell’ultima finale del Roland Garros: Wawrinka e Nole potrebbero incontrarsi in un eventuale semifinale (proprio come lo scorso anno, quando Stanimal fu l’unico capace di raggiungere il quinto set) e in quel caso non sarebbe così scontato un successo del numero uno mondiale. Da non sottovalutare, inoltre, le possibilità di Milos Raonic, fresco trionfatore a Brisbane: Djokovic potrebbe trovarselo davanti già agli ottavi, i precedenti non sono incoraggianti (5-0 per Nole) ma il canadese, già in grande spolvero, ha iniziato il 2016 con una grande fiducia in sé stesso (merito soprattutto di Riccardo Piatti e Carlos Moya) e le ultime dichiarazioni – “posso vincere gli Australian Open” – sono piuttosto indicative. Difficile, ma non impossibile.
Ci sono poi le mine vaganti aussies: Bernard Tomic, ma soprattutto Nick Kyrgios. Il primo ha cominciato l’anno con lo scalpo di Nishikori a Brisbane e, in particolare in casa, è sempre un cliente pericoloso, ma se dovessimo puntare qualche soldino allora scommetteremmo senza ombra di dubbio sul secondo. La Hopman Cup è pur sempre un torneo di esibizione, ma il modo in cui Kyrgios ha scherzato Dolgopolov in finale merita una certa attenzione: Nick, che sembra decisamente maturato se lo paragoniamo al bulletto sfrontato che era un anno fa, non ha mai affrontato Djokovic in una partita ufficiale, in teoria ci potrebbe essere lo scontro già al terzo turno e con la sua personalità e la sua potenza al servizio potrebbe anche piazzare il colpaccio, ovviamente con un Nole non al 100%. Senza dimenticare che l’australiano avrebbe l’appoggio totale della Rod Laver Arena. Altri nomi? Poca roba, anche perché la rosa è ristretta e i nomi sono sempre quelli. Isner (ma soprattutto il suo servizio), Anderson (stesso discorso dell’americano), Dimitrov. E nessun altro. “Battere Federer? Sì, tirandogli la racchetta in testa” affermò Diego Hartfield agli Australian Open 2008: sono passati otto anni e l’impressione è che quella frase (cambiando il nome) sia ancora di moda.
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