di Sergio Pastena
E la Wozniacki abdicò. La sconfitta di stanotte con la Clijsters, tutt’altro che imprevedibile, consegna in anticipo alla danese la certezza di non essere più in vetta al ranking alla fine di questo Slam. A dirla tutta era solo questione di tempo, considerando che Caroline aveva da difendere molti più punti rispetto alla Kvitova nei prossimi mesi, ma è tutt’altro che sicuro che in vetta al ranking ci vada la ceca. Le pretendenti, infatti, sono tre: lei, Maria Sharapova e Viktoria Azarenka (al momento numero uno “parziale”), tutte e tre vincitrici credibili per il gioco fin qui mostrato, tutte e tre sicure di prendere la vetta portando a casa lo Slam.
Si può dire che mai cambio al vertice sia stato più invocato: la Wozniacki è tennista dal gran carattere, dalle straordinarie capacità difensive ma dal tasso tecnico modesto e senza la benchè minima variazione. Cosa, quest’ultima, che nel tennis d’oggi sarebbe anche trascurabile se almeno ci fosse qualche risultato a parlare per te e a dire che, anche se non sei la più brava, sei la più forte. Niente di tutto ciò: la danese vanta una finale Slam, peraltro ottenuta quando non era neanche numero uno, e a fare la differenza è stata una combinazione tra la sua straordinaria costanza, un’assegnazione dei punti a dir poco discutibile e il grande equilibrio che c’è tra le avversarie. Già, perché negli ultimi sette tornei dello Slam ci sono state sei vincitrici diverse e l’unica capace di fare il bis è stata la Clijsters ovvero quella che se stesse bene, al pari di Serena Williams, sarebbe saldamente davanti alle avversarie.
Al maschile abbiamo avuto Rios, ma la cosa non destò tanto scandalo: innanzi tutto il buon Marcelo non aveva mano profana e poi era capitato in un anno molto particolare, il 1998, nel quale Sampras e Agassi in due fecero uno Slam, dato che non fa il cileno molto diverso dai vari Ferrero, Moya, Roddick e compagnia cantante. Al femminile, invece, la storia è cominciata nel 2008 con Jelena Jankovic, numero uno al mondo per 18 settimane tra i mugugni degli addetti ai lavori. “E’ solo questione di tempo, vincerà anche lei il suo Slam” pensarono all’epoca. Invece niente, la serba va in crisi e spunta Dinara Safina, probabilmente la numero uno più maltrattata della storia (anche della Wozniacki, sì), che osa addirittura rimanere in vetta per 26 settimane. La danese si è allargata ed è arrivata fino a 67.
Dite che non sono molte? Mettiamola così: se sommiamo le settimane in vetta di Clijsters, Venus Williams, Sharapova e Arantxa Sanchez arriviamo a 60, sette in meno di Caroline, nonostante le quattro tenniste citate abbiano in bacheca un totale di 14 majors. Dati che inducono solo un sentimento: rassegnazione sullo stato del tennis femminile attuale, con tutto il rispetto della “Ferreressa”.
Ma veniamo a noi. La cosa paradossale è che la Wozniacki, seppur teoricamente, potrebbe essere battuta da un’altra “perdente di successo” come la Azarenka. La bielorussa, infatti, ha la possibilità di prendere la vetta del ranking anche se non vince gli Australian Open, a patto che in finale ci vadano la Errani o la Makarova: un’eventualità che gradiremmo decisamente nel primo caso, ma che ha pochissime possibilità di realizzazione. Ad ogni modo la situazione riassunta è la seguente: se il torneo lo vince una tra Azarenka, Sharapova e Kvitova, la vincitrice va in testa, se invece lo vince la Clijsters bisognerà andare a fare la conta dei risultati.
Il riassunto è il seguente.
La Azarenka è numero 1 se:
– Vince gli Australian Open
– Perde in finale, la Kvitova non va in finale e la Sharapova non vince il torneo
– Perde in semifinale, la Kvitova perde ai quarti e la Sharapova non va in finale
La Kvitova è numero 1 se:
– Vince gli Australian Open
– Perde in finale e la Azarenka non vince il torneo
– Perde in semifinale, la Azarenka non va in finale e la Sharapova non vince il torneo
La Sharapova è numero 1 se:
– Vince gli Australian Open
– Perde in finale, la Azarenka non va in finale e la Kvitova perde ai quarti
Buon divertimento a tutti.
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