Tennis Nations Story – Cile

Parleremo di tanti uomini importanti in questa decima puntata ma sappiate fin da subito che, se questa è una delle 35 nazioni della terra che può vantare almeno uno slam al singolare, lo deve a una donna. Dopo Argentina e Brasile, voliamo per la terza volta in Sudamerica, nel paese che noi italiani ricordiamo con un piacere che forse non è mai stato tale fino in fondo.

IL PASSATO – Nel 1935, a Santiago del Cile, una bella casa nella esclusiva Calle Republica costava 120.000 pesos; una piccola fortuna. Una grande fortuna, invece, fu nascere e crescere nelle immediate vicinanze del Deutscher Sport-Verein, il club di tennis della comunità tedesca nel quale iniziò a tirare i primi colpi a una palla da tennis. Lei è Anita Lizana, la predestinata. Nata il 19 novembre 1915, a meno di quattordici anni Anita era già campionessa nazionale tra gli adulti e a diciassette, dominando il circuito argentino, convinse tutti di avere la stoffa per gareggiare con le migliori del mondo. A questo scopo venne raccolta la cifra di cui sopra, grazie alla quale la Ratita, com’era soprannominata per via della sua rapidità sul campo che la faceva sembrare una topolina, ebbe l’opportunità di giocare sia a Wimbledon che agli US Championships, torneo che conquistò nel 1937 senza perdere nemmeno un set. Al termine della finale con la polacca Jadwiga Jedrzejowska, chiusa vittoriosamente con lo score di 6-4/6-2, un po’ per la fatica e un po’ per l’emozione Anita svenne ma quando si ridestò prese coscienza che il successo le aveva garantito anche la nomina a numero uno del mondo. Nonostante la sua statura (159 cm) che la predisponeva ad un gioco di regolarità, la Ratita in realtà se la cavava piuttosto bene anche nei pressi della rete e probabilmente avrebbe potuto aggiungere altri titoli a quello statunitense se di lì a poco il secondo conflitto mondiale non avesse interrotto forzatamente l’attività internazionale. Di ritorno a Santiago, venne fatta salire alla Moneda dal presidente Alessandri e quando si affacciò sul balcone trovò una folla entusiasta ad acclamarla. Le nozze con il collega scozzese Roland Ellis e la nascita della figlia Ruth significarono per lei l’interruzione dell’attività; stabilitasi a Dundee, visse sempre in Scozia fino alla morte.

 

Anita Lizana
Chilean tennis player Anita Lizana in play against America’s Helen Jacobs in the Women’s Singles Championships at Wimbledon, London on June 30, 1936. Jacobs won 6-2, 1-6, 6-4. (AP Photo/Staff/Putnam)

Purtroppo per il Cile, Anita rappresenta l’eccezione in un movimento che ha stentato assai a produrre giocatrici di un certo livello. Le uniche citabili stanno ancora giocando e quindi le ritroveremo più avanti. Per rimanere invece nella storia, passiamo al settore maschile e iniziamo dall’unico altro tennista cileno che ha conquistato uno slam: Luis Ayala. Due volte finalista al Roland Garros, dopo aver perso nel ’58 piuttosto nettamente con l’australiano Rose, ci riprovò due anni più tardi con Nicola Pietrangeli ma non andò oltre una nuova sconfitta, stavolta al quinto. Campione agli Internazionali d’Italia nel 1959 a spese di Neale Fraser, si iscrisse nell’albo d’oro degli slam conquistando il doppio misto al Roland Garros in coppia con l’australiana Thelma Coyne nel 1956.

A differenza delle rappresentative cilene in Fed Cup, la squadra maschile di Coppa Davis si è comportata decisamente meglio anche se l’unico risultato di rilievo è arrivato in circostanze particolari. Nel 1976, infatti, la squadra capitanata proprio da Ayala raggiunse la finale anche grazie al forfait dell’Unione Sovietica, che avrebbe dovuto disputare in casa propria la semifinale. I vertici dello sport sovietico intesero in quel modo protestare contro il regime di Pinochet e consentirono ai sudamericani di giocarsi l’insalatiera in casa propria contro l’Italia. Successe dunque che quell’anno il Cile giocò tutti gli incontri in casa e quello più impegnativo, finale a parte, fu certamente il primo contro l’Argentina di Vilas. Purtroppo per lui, Guillermo non fu adeguatamente aiutato dal compagno Ricardo Cano che non vinse nemmeno uno dei due singolari e contribuì alla sconfitta in doppio.

Preceduta dalle turbolenze politiche che rischiarono di far saltare la trasferta azzurra a Santiago, la finale si disputò in un clima quasi surreale e la maggior qualità dell’Italia prevalse su una squadra che aveva in Jaime Fillol il suo esponente di spicco. Classe 1946 e specialista della terra battuta, non a caso raggiunse il suo miglior risultato negli slam agli US Open 1975 oltre a quattro ottavi al Roland Garros. Ottimo doppista, sfiorò in tre occasioni la vittoria in un major ma venne sempre respinto sul filo del traguardo. Nel 1972 al Roland Garros e due anni più tardi a Forest Hills venne fermato insieme al connazionale Patricio Cornejo da due coppie di grande spessore quali Hewitt/McMillan e Lutz/Smith. La terza opportunità arrivò di nuovo a Parigi nel 1975 ma nella finale del doppio misto giocata insieme alla statunitense Pam Teeguarden si vide superato dalla coppia uruguagio-brasiliana composta da Bonicelli e Koch. Fino al 22 febbraio 1980,

Fillol è stato il miglior tennista cileno stando al ranking ATP (14); a superarlo in quella data fu Hans Gildemeister, doppio bimane sia nel dritto che nel rovescio, serviva con la destra per poi impugnare la racchetta come un mancino. Finalista in doppio al Roland Garros nel 1982 in coppia con il connazionale Belas Prajoux, vinse in carriera ben 23 titoli nella specialità (tra cui Roma, Amburgo e Monte Carlo sempre in coppia con Andres Gomez) mentre in singolare giocò sei finali vincendone quattro. Per tre anni consecutivi nei migliori 8 al Roland Garros (dal 1978 al 1980), Gildemeister ha chiuso la carriera con un bilancio di 29 singolari disputati in Coppa Davis (23-6 il record) e successi prestigiosi ottenuti ai danni di Vilas, Clerc e Edberg.

Dopo un lungo periodo in cui la nazionale di Davis ha stentato a conservare il posto nel G1, nel 1994 ha debuttato nel circuito la stella più luminosa – quantunque incostante – del firmamento tennistico cileno: Marcelo Rios. Campione juniores agli US Open 1993, il mancino di Santiago è tuttora l’unico n°1 al mondo a non aver mai vinto uno slam. La vetta del ranking la raggiunse nel 1998 all’indomani della vittoria al Lipton International di Key Biscayne (l’attuale Miami, per i lettori più giovani) che seguiva quella ottenuta due settimane prima a Indian Wells. In quella che fu senza dubbio la sua stagione migliore, Marcelo si impose anche a Roma e nella Grand Slam Cup oltre a Auckland, St.Polten e Singapore. Purtroppo, a tanto talento sportivo Rios non riuscì quasi mai ad affiancare un carattere adeguato e in diverse occasioni fece notizia più per i suoi comportamenti che per il meraviglioso gioco che spesso riusciva ad esprimere. Fatta eccezione per la finale agli Australian Open sempre nel ’98 (sconfitto da Korda), nelle altre 25 occasioni in cui giocò nel main-draw di un major non andò mai oltre i quarti di finale.

Marcelo Rios

Nell’anno, il 2004, in cui Rios si ritirò prematuramente dal circuito a causa della schiena infortunata, il Cile poté festeggiare un nuovo Top-10. Ad entrare nei primi 10, dopo la clamorosa vittoria nel torneo olimpico di Atene, fu Nicolas Massu, che addirittura concesse il bis aggiudicandosi anche il doppio. Da quando il tennis è stato reintrodotto alle Olimpiadi, nessuno oltre a Nicolas è riuscito a conquistare l’oro in singolare e doppio nella stessa edizione. Specialista della terra, è sul rosso che Massu ha vinto gli altri cinque tornei ATP in carriera ma di nuovo sul duro – come in Cina – ottenne un prestigioso risultato, ovvero la finale nel Masters Series indoor di Madrid perdendola con Ferrero.

L’altro cileno che si è messo al collo la medaglia olimpica più preziosa è Fernando Gonzalez, compagno di doppio di Massu a Pechino. Dotato di un dritto al fulmicotone, che gli valse suo malgrado l’appellativo di “mano di pietra”, Fernando arrivò ad essere n°5 del mondo e – seppur in assenza di titoli altisonanti in bacheca (ne vinse 11, di cui i più importanti furono Basilea e Pechino) – nel biennio 2007/08 fu finalista agli Australian Open, agli Internazionali d’Italia e alle Olimpiadi di Pechino. Sconfitto in carriera ben 12 volte su 13 da Federer, nell’unica vittoria ottenuta Gonzalez fu il primo a battere lo svizzero nei gironi eliminatori al Masters; accadde sempre nel 2007 e Federer, dopo il passo falso, infilò quattro successi e si aggiudicò il torneo.

IL PRESENTE – Nell’attuale classifica mondiale WTA, la prima cilena è Daniela Seguel, assestata alla posizione n°261. Classe 1992 e con un best-ranking migliore di 99 posti rispetto all’attuale, Daniela ha vinto in carriera quindici ITF tra cui il 60.000$ di Barcellona nel 2017 e quest’anno il W25 del Circolo Canottieri Tevere Roma. Per il resto, per trovare altre giocatrici cilene bisogna scendere alla posizione 404 con Fernanda Brito e alla 456 con Barbara Gatica.

Assai più confortante è invece il presente al maschile, con due rappresentanti tra i primi 100 del mondo. Il migliore, in questo momento, è Cristian Garin, campione juniores al Roland Garros nel 2013 e specialista della terra rossa. Partito in questo 2019 dalla posizione n°84 della classifica mondiale, Garin ha giocato ben tre finali in altrettanti ATP 250; dopo aver perso a San Paolo da Pella, ha vinto sia a Houston (battendo Ruud) che a Monaco, a spese di Matteo Berrettini. Molto buona anche la stagione di Nicolas Jarry, campione a Bastad e finalista a Ginevra ma in flessione sul piano della classifica (adesso è 73 ma è stato 38 il 22 luglio scorso). La squadra cilena di Coppa Davis ha ottenuto il pass per le finali di Madrid battendo a domicilio l’Austria per 3-2 nello spareggio giocato a Salisburgo; in quella occasione Jarry vinse entrambi i suoi singolari mentre Garin, sconfitto nella prima giornata da Novak, ottenne il punto decisivo sul 2-2 regolando Rodionov. Molto distanti dai due sopracitati, gli altri cileni in classifica tra i primi 300 sono Alejandro Tabilo e Marcelo Tomas Barrios Vera.

IL FUTURO – Non avendo alcun giocatore maschio o femmina tra i primi 50 delle rispettive classifiche mondiali juniores, il futuro del Cile è comunque nelle mani di Jarry e Garin, entrambi ventitreenni e in grado di migliorare ancora.

I TORNEI – Nel circuito maschile, il Cile è stato presente a più riprese con un torneo che ha avuto sede ora nella capitale Santiago, ora a Viña del Mar. Dal 1976 al 1981 si è disputato il Santiago Open, che ha avuto un albo d’oro di tutto rispetto con i nomi di Higueras, Vilas, Clerc, Pecci e Gildemeister (due volte). Sempre nella capitale, dal 1993 ma senza continuità, si è giocato il Royal Guard Open che negli anni ha cambiato diverse volte denominazione a causa degli sponsor. Fino al 2000 (ma nel ’99 non si è giocato) il torneo ha registrato tutti vincitori diversi con Marcelo Rios che ha giocato tre finali consecutive – dal 1995 al 1997 – perdendole tutte. Nel 2001 il torneo si è spostato a Viña del Mar e qui, nelle prime nove edizioni, l’ha fatta da padrone Fernando Gonzalez che si è laureato campione ben quattro volte; qui si è giocato anche dal 2012 al 2014, anno in cui il Cile ha lasciato il circuito maggiore ATP per lasciare spazio a Quito.

Attualmente, a Santiago si gioca un Challenger, vinto quest’anno dal boliviano Hugo Dellien, e due ITF M15 tra fine settembre e inizio ottobre. In contemporanea a questi ultimi, sono in calendario anche due ITF W15, unica presenza cilena nel tennis femminile.

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