di Alessandro Mastroluca (ha collaborato Salvatore Greco)
Un tennista svelto di braccio e di lingua. Un tema delicato e sensibile. Il senso dei social network per le polemiche. Gli ingredienti del piccolo grande scandalo ci sono tutti. Mentre in Italia Sportweek annuncia una copertina (per il numero in edicola domani) con il bacio fra due rugbisti della Libera Roma di rugby, squadra amatoriale di Roma, compagni di squadra e nella vita, nelle ultime ore è partita una campagna di accuse contro Sergiy Stakhovsky per una intervista in cui avrebbe espresso opinioni non proprio “politically correct” a proposito dell’omosessualità nel tennis. L’intervista però è in russo, e molti di quelli che ne stanno parlando l’hanno letta in una traduzione in inglese, non sempre ricavata con strumenti affidabili.
Premesso che Stakhovski sul tema risponde a una domanda che gli viene posta a metà di un’intervista che fino a quel momento verteva solo sulla sua carriera, sul rapporto con Santoro e gli obiettivi per la stagione, ecco cosa dice l’ucraino. Ci affidiamo alla traduzione del nostro Salvatore Greco, che il russo lo legge e lo parla e ci ha tradotto questo brano dall’originale.
A una domanda precisa (quanto gratuita) sull’omosessualità nel tour Stakhovski ha risposto che nel circuito ATP non gli risulta che ci siano omosessuali perlomeno nei top-100. L’intervistatore gli fa notare che Martina Navratilova non la pensa così. “Ma perché lei fa riferimento al circuito femminile, non è in grado di valutare il tennis maschile” risponde. “E non ha nessuna relazione con esso. Nel circuito WTA una tennista ogni due è lesbica, praticamente la metà!”.
L’intervistatore, poi, gli chiede anche di sua figlia. Stakhovski spiega che non vorrebbe sposasse un tennista (o meglio, con la diplomazia che lo contraddistingue dice: “Le sparerei”), e alla domanda su un futuro da sportiva professionista per lei commenta: “Sì, magari nel golf”. La rete gli imputa, proprio a proposito di questa domanda, di aver detto che non vuole vedere sua figlia giocare a tennis perché teme che così diventi omosessuale. Una simile formulazione di pensiero nell’intervista non c’è. Dice sì che non vuole che la figlia faccia la tennista, la domanda viene subito dopo quella sui gay nel tennis, ma dalle parole nell’intervista non c’è alcun legame causa-effetto tra i due concetti.
Tra le prime ad attaccare Stakhovsky è Martina Navratilova, che insieme a Billie Jean King ha aperto una strada. “Mi hanno detto che avrei perso milioni di dollari di sponsorizzazioni” ha spiegato a proposito del suo coming out nel 1981 , “ma quello che ho guadagnato è di valore ben più alto, l’opportunità di vivere la mia vita con integrità”. Ma per una King, una Navratilova o una Amelie Mauresmo che rendono il mondo partecipe della loro sessualità, non ci sono corrispettivi al maschile, a parte “l’Oscar Wilde del tennis”, Bill Tilden, che ha ispirato anche la figura del maestro di tennis nella Lolita di Nabokov, e il paraguayano Francisco Rodriguez, best ranking da 373 del mondo nel 2004.
Martina chiede espressamente a Stakhovsky, via Twitter, se abbia detto davvero: “Non voglio che mia figlia giochi a tennis perché temo possa diventare omosessuale”.
“Non voglio che mia figlia giochi a tennis per svariate ragioni” scrive, (“per problemi più seri e importanti” spiega a un altro utente) “and to be DEADLY HONEST I ever thought of it in that way”, “e a essere onesti la penso così”. E viene da chiedersi: l’ha detto o l’ha solo pensato stavolta? Quel che emerge, in sostanza, è che, da una parte, si tratta di parole che gli hanno messo in bocca, perché nell’intervista non le ha mai dette, ma dall’altra non le rinnegherebbe. O anche questo è un misunderstanding?
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