Questa settimana l’esclusiva rubrica di SpazioTennis vi porta alla scoperta di una delle nazioni più affascinanti, concedetemi il termine, del globo. Parliamo della Papua Nuova Guinea, nazione di 5 milioni e mezzo di abitanti che si posiziona nell’Oceania ed è caratterizzata dalla presenza di più di 800 idiomi locali, che la rendono la nazione con più lingue parlate al mondo. La scopriamo insieme alla migliore tennista di questa nazione, Abigail Tere Apisah, classe 1992, nativa di Port Moresby, capitale dello stato, e prima giocatrice a raccogliere un punto nel circuito professionistico.
“Nel nostro paese ci sono più di 800 diverse lingue e ognuna ha qualcosa di caratteristico, inoltre guardando le persone puoi già dire a quale provincia appartengono. La maggior parte del mondo sente cose negative a riguardo della mia nazione, ma bisogna dire che ogni popolo ha qualcosa di negativo. Ci stiamo sviluppando e la mentalità della gente sta cambiando. Ci sono persone amichevoli, così come a volte non lo sono e la maggior parte di esse vive alla giornata. Inoltre la maggior parte della popolazione non ha idea del mondo che c’è fuori e infatti, ogni volta, io ho paura a raccontare loro cosa c’è al di fuori dell’oceano. Detto questo, sono veramente fiera di essere nata in questo luogo fantastico.”
Nel caso in cui vogliate veramente visitare questo luogo, Abigail ci spiega come ogni parte della nazione abbia qualcosa di speciale. “A mio parere non si può visitare un unico posto, ogni luogo ha qualcosa di diverso, ogni villaggio ha qualcosa da insegnarti sulla sua cultura e sul suo modo di vivere. È interessante se vuoi vedere veramente tutte le differenti culture, puoi visitare il Goroka Show, il Morobe Show che è organizzato una volta all’anno e in cui vedi gli abitanti dei villaggi vestiti con i loro abiti tradizionali.”
Ma torniamo al vero motivo per cui abbiamo intervistato la giovane tennista; Abigail infatti ha conquistato questa settimana il primo punto WTA nella storia del suo paese. Nel torneo da $15.000 di Tweed Heads, dopo aver superato le qualificazioni, ha eliminato la giocatrice di casa Nives Baric (61 60) prima di arrendersi a uno dei maggiori prospetti del movimento tennistico australiano, Priscilla Hon, con il punteggio di 6-4 6-3. Sentiamo quindi come la papuana, ha cominciato la sua avventura nel mondo del tennis.
“Ho iniziato a giocare all’età di 3 o 4 anni, poiché i miei genitori sono entrambi allenatori di tennis, in verità gli unici, in Papua Nuova Guinea. Diciamo che quindi io e i miei fratelli non abbiamo avuto scelta (ride).”
Come si può ben immaginare, questo paese non ha una buona tradizione tennistica e Abigail afferma: “Il tennis non è uno sport importante, è più uno sport ‘sociale’. Rugby, cricket e netball – sport femminile simile al basket in cui però non puoi correre con la palla – sono sicuramente più praticati nella nostra nazione. Per gli abitanti della Papua Nuova Guinea il tennis è uno sport difficile da intraprendere perché è costoso e molte delle persone locali non possono comprarsi un equipaggiamento, o pagare le tasse del club per giocare…”
Il fatto di non aver mai avuto una giocatrice professionista nella storia del paese non è sicuramente d’aiuto. Abigail rappresenta l’unica speranza, ma nonostante questo gli aiuti non sono molti…
“Abbiamo una federazione nazionale di tennis che in qualche caso mi ha anche aiutato, ma non sono molto associata a loro. Essa infatti investe soprattutto in programmi juniores per ragazzi di età tra i 4 e i 15 anni, ma quando si tratta di sostenere una ragazza come me, che ha il sogno di giocare a tennis a livello Pro, si allontana… Probabilmente il motivo è anche dato dal fatto che non hanno mai avuto una giocatrice che volesse seguire il sogno di giocare a tennis nel professionismo, quindi è qualcosa di nuovo e non credo abbiano soldi da investire su di me. È una situazione complicata e per questo cerco di trovare una sponsorizzazione da sola…”
Ma torniamo indietro invece, a come l’avventura della ragazza papuana è cominciata. Partita dal suo paese, si è spostata fin da subito alle Fiji, poi in Australia e infine, grazie ad una borsa di studio, è andata al college, ad Atlanta.
“Sì, mi sono spostata in America, precisamente ad Atlanta, in Georgia, dove sono andata al college. In realtà è stato un percorso lungo, all’età di 11 anni ho ricevuto una borsa di studio per l’accademia di tennis delle Fiji dove sono stata 4 anni. Dopo di questo sono arrivata in Australia, in modo da giocare di più e ho partecipato a tornei junior Itf. Ho passato 3 anni lì, mi sono creata un buon ranking Itf e nel frattempo ho terminato la scuola. Questo mi ha aiutato ad avere un colloquio con le università americane e così ho avuto questa enorme chance.”
Gli Stati Uniti d’America possono avere tutti i difetti del mondo, ma agli occhi di una qualunque persona sono sempre una nazione che attrae, per mille motivi e per le mille opportunità che offrono. Immaginate per una ragazza, nativa di un paese come la Papua Nuova Guinea, in cui le persone vivono nel proprio mondo, isolati da tutto, alla giornata.
“Per me è stato un sogno. Mio fratello più grande era già venuto in America e, raggiungerlo, era uno dei miei desideri più grandi. Sapevo inoltre che volevo continuare a giocare a tennis e, soprattutto, volevo prendere una laurea. È stato fantastico! È un mondo completamente diverso da quello della Papua Nuova Guinea, nel modo in cui le persone vivono le loro vite e in tutte le opportunità che hanno. Il tutto era magari simile all’Australia, ma decisamente più grande. Ho amato l’atmosfera, le persone e tutti gli hamburger (ride). Ad Atlanta ho quindi seguito e mi sono laureata in Scienze Motorie.”
Andare al college significa studiare ed allenarsi allo stesso tempo, due cose che spesso sono inconciliabili perché richiedono mille energie.
“Sicuramente è stata una sfida, ma con il tempo ti abitui. La parte più difficile è quella successiva alla pausa estiva, quando dopo le vacanze devi tornare ad allenarti, a competere e ad andare a scuola. È stressante ma fortunatamente ce l’ho fatta… Penso che il livello delle tenniste al college, che sono top 20-30, sia per certo pari a quello dei 15.000$ o anche di più. Tutta la competizione è davvero di un ottimo livello.”
Abigail, nel periodo in cui era in Australia, ha giocato con costanza nel circuito juniores, pur rimanendo sempre nel suo continente, e si è conquistata il draw di qualificazione degli Australian Open Junior. Tuttavia, quando si è giovani certe esperienze possono far paura.
“Per me è stata un’esperienza terrificante, nel vero senso della parola – ci dice la ragazza – ero così tesa a vedere tutte queste giocatrici che venivano da ogni parte del globo per giocare, ero così nervosa che mi ricordo che mi chiedevo se fossi adatta a questo livello prima dell’inizio del match. Credo che l’unica differenza fosse quella di sapere che c’erano giocatrici di ogni continente a giocare, ero abituata a giocare con australiane o neozelandesi e questo è stato un vero cambiamento”.
Quest’anno si è anche tolta, giocando nella squadra denominata Pacific Oceania, la soddisfazione di giocare la Fed Cup, nel gruppo 3, insieme al team neozelandese.
“È stata la mia prima volta, è stato molto divertente e mi ha ricordato dei tempi del college, in cui rappresentavo la mia squadra, ma in questo caso era la mia nazione. Eravamo contentissime di poter rappresentare la nostra nazione e penso che abbiamo fatto felici tante persone sapendo che c’era qualcuno a rappresentarle in questo sport. Ricordo perfettamente il momento in cui abbiamo camminato con la maglia della nazionale, quando tutte le squadre sono state presentate, belle emozioni. Ci siamo sentite così fiere… Ricordo anche che ho giocato con mal di denti e mal di stomaco, poiché ho subito un’intossicazione da cibo mentre ero lì. Questo è quello che ricordo (ride).”
In questa stagione ha anche giocato poco e, senza una sponsorizzazione, non ha ancora trovato una base di allenamento.
“Non ho una base di allenamento. Da quando mi sono laureata lo scorso Dicembre mi sono allenata sempre a casa e poi sono volata in Australia per giocare i tornei. L’anno prossimo vedremo dove mi posso allenare, magari Australia anche se mi piacerebbe tornare in America… Anche in Europa non sarebbe male, vedremo.”
Anche per questo motivo non può porsi nessun obiettivo. Tutto dipenderà dal poter o no spostarsi per i vari tornei e quindi guadagnare punti e soldi.
“Il mio obiettivo è quello di prendere più punti possibile per alzare il mio ranking nella prossima stagione. Non posso dirti un numero perché dipende dall’avere o no una sponsorizzazione da qualche compagnia qui a casa per aiutarmi a viaggiare all’estero in modo da giocare più tornei Itf.”
Molti di voi si chiederanno quali siano le caratteristiche in campo della giocatrice oceanica. Timidissima ma aggressiva allo stesso tempo sono gli aggettivi che la descrivono al meglio.
“Penso che la maggior parte delle persone direbbe che sono una persona molto calma in campo, tanto che a volte si chiedono se sia viva (ride). Credo tuttavia di poter dire che sono una giocatrice aggressiva da fondo campo e poi, quando ne ho l’occasione, provo a spingere per andare a rete. Penso di essere migliorata molto al college dal punto di vista mentale, nel gestire le emozioni. Mi sono presa una piccola pausa e ora sto provando a tornare in una buona condizione fisica. Nonostante dicano che sia molto calma, a volte, potresti sentire un “come on” … ma solo quando il match è combattuto… (ride). Diciamo che sono competitiva però lo mostro in un altro modo. Ci sono tantissime ragazze che giocano mostrando il peggio di sé, e così non penso sia carino, ma alla fine è parte del lavoro. Tutti vogliono vincere…”
E se pensate che magari fuori dal campo le cose cambino, vi sbagliate.
“Fuori dal campo è come in campo! (ride) Sono abbastanza “fredda”. Mi piace fare shopping, ma cerco di risparmiare quindi lo faccio solo quando ci sono i saldi (ride). Mi piace passare del tempo con gli amici, uscire, ma a volte amo anche passare del tempo da sola, guardando film o rilassandomi. Quando sono all’estero cerco di provare cibi nuovi, girare per la città, e così via.”
Poco importa se odia viaggiare in aereo, tanto che in America si è sempre spostata con altri mezzi pur di non prendere quello. Il vero obiettivo da raggiungere è uno soltanto: “Il sogno è quello di diventare la prima giocatrice della Papua Nuova Guinea a giocare in uno Slam, qualunque esso sia”.
Ci ringrazia con l’idioma di sua madre, quello che conosce, e quindi con un “Tanikiu kamukamu”, e per la sua estrema disponibilità e gentilezza non possiamo che augurarle di realizzare questo sogno, sapendo che il tennis ci regala tante storie di questo tipo.
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