Sam a fondo, Vika e Masha al top

di Sergio Pastena

Le comprimarie
Stavolta l’Italtennis in gonnella stecca uno Slam e a salvarci sono le seconde linee. E’ un po’ brutto parlare così di due tenniste come Errani e Oprandi, ma le attesa erano indubbiamente riposte sul trio Schiavone-Pennetta-Vinci. La leonessa è stata battuta proprio da Romina nel derby, mentre la Pennetta ha deluso ampiamente contro la Bratchikova, poi giustiziera anche di Alberta Brianti. Più comprensibile la sconfitta della Vinci, che aveva contro una Jie Zheng in grandissima forma. Ora Sara ha la Cirstea invece della prevista Stosur: un’ottima occasione per andare a caccia di un ottavo non impossibile contro Marion Bartoli. Per la Oprandi, invece, c’è la Goerges: non è facile, ma non parte totalmente chiusa.

Missing Caroline

Fino ad ora non ha ceduto un set, ma il secondo parziale contro la Tatishvili non è certo un’esperienza da raccontare ai nipotini. La Ferreressa del circuito aveva di fronte un fascio di nervi con un rovescio devastante e una tattica alla Gabashvili (sarà colpa del suffisso): sparava catenate da ogni parte del campo. Per batterla bastava avere qualche variazione, come dimostra il fatto che la georgiana, in tre match contro la Martinez Sanchez, non ha praticamente visto palla. Oppure bastava aggredirla un minimo, visto che la cara Anna cercava il vincente anche sotto pressione con grandi rischi per i raccattapalle. Nulla di tutto ciò: la Wozniacki, più monocorde di Venditti, ha vinto in due set solo perché la Tatishvili, nella sfida contro sè stessa, ne ha sparate più fuori che dentro. E parliamo della numero uno al mondo (speriamo presto ex).

Dubbi risolti
Ci si chiedeva come si sarebbe presentata la Sharapova a questi Australian Open: sono bastati due match per mettere a tacere ogni interrogativo. La russa ha lasciato per strada due games totali nonostante al primo turno avesse contro la Dulko, non proprio la tennista del circoletto. Considerando che adesso le toccano una Kerber fin qui non trascendentale e poi una tra Lisicki e una Kuznetsova molto approssimativa, la strada per i quarti sembra spianata e anche la Kvitova è avvisata. Ignori questo dato la Wozniacki: la ceca difende i quarti e anche con una semifinale conquisterebbe la vetta del ranking, quindi alla danese toccherà, salvo sfaceli, quanto meno arrivare in finale per resistere all’assalto.

Vikannonate
Se la partenza lanciata di Masha non ha smosso più di tanto i bookmakers, che continuano a darla a una quota intorno al 15, il discorso è totalmente diverso per la Azarenka, che all’inizio era pagata 9/10 volte la posta ed ora ha superato la Clijsters nell’elenco delle favorite e tallona da vicino sia la Kvitova che Serena Williams. Merito di due vittorie impressionanti contro la Watson e contro la malcapitata Dell’Acqua: entrambe le avversarie han fatto un game, l’australiana ha racimolato 26 punti contro i 55 della bielorussa. Chi fa le quote, tra l’altro, sa benissimo che Vika fino ad ora non è mai stata un fulmine di guerra nelle fasi finali dei tornei: in caso contrario, sarebbe fin d’ora la favorita principale.

Cronaca di un disAustro
Poche storie: Samantha Stosur aveva un tabellone ottimo fino ai quarti e la sua “killer”, la rumena Cirstea, nel secondo turno ha sudato dodici camicie per avere la meglio sulla Radwanska. Urszula, non Agnieszka. Unica eliminata delle prime otto, perde colpi nonostante avesse da difendere appena un terzo turno. Con lei bocciata tutta la pattuglia australiana, sterminata per intero prima del terzo turno nonostante fosse numericamente ben rappresentata (nove partecipanti). Si sono salvate solo Rogowska e Dell’Acqua e solo l’americana McHale, battendo in rimonta la Erakovic, ha impedito uno storico smacco oceanico di marca neozelandese.

Solidità tedesca
Orfano della Petkovic, il tennis tedesco non pareva essere destinato a grossi exploit in questi Australian Open, visto che aveva solo qualche testa di serie “secondaria”. Bene, se escludiamo l’eliminazione della Barrois al primo turno, le altre quattro hanno perso in totale un set in otto incontri. Lo ha perso la Lisicki contro la Voegele, ma al secondo turno Sabine ha letteralmente devastato la Peer. L’anno scorso, a questo punto, c’erano due tedesche superstiti (anche se la Petkovic arrivò fino ai quarti). Il premio di Most Improved Country va a loro.

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