di Luca Brancher
“So give me something to believe
Cause I am living just to breathe
And I need something more
To keep on breathing for
So give me something to believe”
Credere. Tante volte basta poco per cambiare il corso delle cose. Se credi un pochino in più in te stesso, forse quello che sarebbe dovuto essere, diventa realtà. Non servono sconvolgimenti esistenziali, basta soltanto modificare un attimo la propria attitudine in alcuni momenti. Quelli importanti. Quelli che ti permettono di cambiare il destino. Non attraversava un bel periodo, Astrid Besser. Lo abbiamo scritto già svariate volte, ma tutte le volte lo scrivevamo con una convinzione particolare: che prima o poi sarebbe arrivata l’ora in cui tutto sarebbe cambiato. E non si aspettava altro se non il poter scrivere quanto segue: Astrid ha vinto un torneo, il suo secondo da professionista, dopo quell’ Ismaning che così non resta più solo nella bacheca, dove già giacevano diversi titoli conquistati da juniores.
Il preludio al torneo risiedeva nel dubbio se l’atleta pratese dovesse giocare le qualificazioni o meno “Così sembrava, fino a 3 giorni prima ero quarta alternate, poi nel giro di poco mi sono ritrovata 1 fuori, con gli special exempt ancora da distribuire. Una volta avuta la certezza, il giovedì, che nessuna poteva ambire a tale accredito, ho capito che mi sarei potuta evitare i tre turni di qualificazione“. Meglio così: certo, dopo tre settimane di inattività qualche partita in più forse avrebbe fatto bene, ma perché non gioire del fatto di poter giocare direttamente in main draw?
Il tabellone era discretamente competitivo, come solitamente lo sono i tornei romani, soprattutto quelli primaverili, visto che alcune giocatrici di livello devono ancora carburare e, prima di misurarsi nei tornei con montepremi superiore, preferiscono cimentarsi in queste manifestazioni. Ed oltre a loro, anche le solite giocatrici, affrontate in altre occasioni, che ormai ti conoscono e sanno approfittare di ogni tuo punto debole.
L’urna del sorteggio non era malevola, anzi. La sua prima avversaria, guarda caso, era proprio l’altra tennista entrata in tabellone sfruttando l’assenza di special exempt, ovvero Gabriella Polito. Con la ligure non c’erano precedenti. Una partita tutta da vivere, per provare a sbloccarsi.
“Ho giocato benissimo i primi due giochi” dove infatti aveva messo in mostra tutto il repertorio “poi però lei è rientrata ed è cominciata una partita non bella, giocata punto su punto“. Queste sono le partite peggiori, quelle in cui ti senti superiore all’avversaria ma non riesci a trovare lo spunto per superarla. Due volte avanti di un break, due volte rimontata; poi sul 5-6 un break, decisivo sì, ma per la Polito, che così si aggiudicava il primo set. Tensione inevitabile, ma bisognava crederci. Altre due occasioni per spezzare la resistenza avversaria, altre occasioni in cui la possibilità le sfuggiva di mano. Fino a quando, sul 4-5, non si è trovata a servire per restare nel match “E lì, da un momento all’altro, sono riuscita a giocare solo vincenti, recuperando lo svantaggio e riuscendo così a portarmi al tie break” L’ultimo vero momento equilibrato della contesa: la Polito si portava sul 4-3, ma subiva il parziale di 4 punti della Besser, che si aggiudicava la seconda frazione.
Il terzo set è una mera formalità per Astrid, che chiudeva per 6-1, concedendo molto poco alla Polito, scoraggiata per l’occasione sfumata. La vittoria era realtà.
Dopo l’esordio, avvenuto di martedì, bisognava aspettare giovedì per vederla nuovamente all’opera, questa volta opposta alla bielorussa Ksenia Milevskaya, terza favorita del tabellone, giocatrice davvero promettente: questa l’impressione che ci aveva destato nel turno d’apertura contro Federica Di Sarra. Nel frattempo era iniziata la sua avventura di doppio, con la rumena, di stanza a Roma, Matei: raggiungeranno la semifinali, vincendo due incontri.
Con la Milevskaya, unica delle cinque partite non disputatasi sul campo centrale, il match era fissato alle 10.30. La partenza era nuovamente sprint, ma.. “Come con la Polito sono andata avanti 2-0, ma come in quell’occasione mi sono fatta rimontare… quattro giochi consecutivi per lei, sembrava compromessa la situazione, almeno nel primo set” Ma poi “sul 40-0, ovvero tre palle perché lei si portasse sul 5-2, ho trovato una risposta di rovescio incrociata che mi ha dato il punto. Certo, col rovescio ho trovato tanti punti, ma da lì ho trovato la fiducia per ribaltare la situazione“. Fiducia dunque: in quale altro modo spiegare il nuovo capovolgimento, il parziale di 13 punti a 2 che la portava avanti 5-4, posizione ideale per chiudere il primo set per 6-4? “Nel secondo set ho avuto un calo fisiologico, così lei è rientrata ed ha pareggiato facilmente i conti (2-6 n.d.r.), però all’inizio della terza frazione ho subito impresso il mio ritmo, ho fatto sentire la mia potenza sulla diagonale del rovescio, mi sono portata avanti 4-0, prima di chiudere, senza grossi patemi, per 6-2” Vittoria prestigiosa, la Milevskaya era decisa a vincere questo torneo ed è una tennista promettente. Ma grazie alla fiducia acquisita, Astrid ha dimostrato di non esserle inferiore.
Il successo sulla terza testa di serie le donava il necessario ottimismo per fronteggiare con la dovuta decisione Nancy Rustignoli, sorprendentemente issatasi fino ai quarti di finale. Un piccolo contrattempo il venerdì mattina “Dovevo allenarmi con la cinese Zhang, ma lei si è infortunata e quindi mi è saltato all’ultimo il warm-up mattutino. La cosa mi ha un po’ infastidita..” Infatti la partita con la Rustignoli non era cominciata nel migliore dei modi “No, tre volte avanti di un break ad inizio partita, in tutte le occasioni non sono stata capace di confermare il gap, nonostante mi fossi portata avanti in tutti i giochi di battuta“. La partita poteva complicarsi, ma l’ottavo gioco si mostrava decisivo: primo turno di servizio tenuto nell’intero match e da lì in poi nessun problema, con la Rustignoli che non portava a casa più alcun gioco. In poco più di un’ora la pratica era archiviata e la prima semifinale, dopo un anno e quattro mesi, si concretizzava.
“In semifinale credevo di dover incontrare la Ungur, giocatrice che conosco e che non mi sarebbe dispiaciuto affrontare, essendo una tennista che, come me, adora cercare il punto. Invece a sorpresa si è qualificata la Kozic“. Tutt’altra giocatrice…”Che temevo, per la grande costanza con cui gioca palle corte e per la capacità di trovare il vincente col rovescio ad una mano.” Le premesse però non si rivelavano ben fondate: le prime due palle corte della Kozic denotavano come non era con questo fondamentale che la serba poteva far impazzire l’azzurra.
La partita viveva sui grandi servizi delle due giocatrici “Nel primo set io non ho concesso molto sulla mia battuta (solo sette punti n.d.r.), mentre nei suoi giochi sono arrivata sempre a palla break” però prima del nono gioco e della decima palla break, la toscana non aveva trovato la via “lei serviva molto bene la seconda palla, sempre molto profonda ed io, fino a quando non ho avuto per la prima volta due breakpoint consecutivi, non sono riuscita a strapparle la battuta, nonostante le numerose occasioni“. Il break nel secondo set arrivava prima, ma la serba rientrava. Quando Astrid, però, poteva ammazzare definitivamente la contesa, arrivava un brutto errore a campo aperto, col dritto a due mani “Già, potevo salire 4-3 e servizio, ed invece, dopo quell’errore, in poco tempo, mi sono ritrovata sotto 4-3 e 15-40 sul mio servizio, dopo aver commesso un doppio fallo e due brutti errori gratuiti di dritto. Era un momento delicato, ma…ho piazzato un bell’ace esterno e sono riuscita a rimediare” In questa maniera è maturato il 6-4 conclusivo “Beh, il gioco finale, sul 5-4, è stato difficile e lungo, ho avuto un po’ di paura di chiudere– tanto che dopo il punto della vittoria si è lasciata andare ad un evidente sospiro di sollievo – non ho capitalizzato tre palle match prima di fare mia la partita. Ma per fortuna sono riuscita a chiudere“. Finale quindi, con un ulteriore spruzzata di fiducia e ottimismo
Anche perchè in finale c’era la polacca Anna Korzeniak, numero 182 delle classifica Wta, e di fiducia, e di ottimismo, ce ne voleva, e non in dosi ristrette, per poterla impensierirla “Ero tranquilla, sin dalla prima mattina: d’altronde il mio lo avevo fatto ed in finale partivo da sfavorita. Con la polacca avevo giocato anni addietro nello junior di Firenze, perdendo 6-3 6-3 una partita temporalmente molto lunga: lei è una vera lottatrice“. Alle 10 il primo allenamento, proprio contro la sua futura avversaria “Le ho ancora augurato in bocca al lupo, alla fine del riscaldamento. Lei ha accettato di allenarsi con me, anche se, scaramanticamente, mi aveva raccontato come, nell’altra occasione in cui si era scaldata prima dell’atto conclusivo con l’altra finalista, era stata sconfitta..” Scesa in campo ha fatto valere la pesantezza dei suoi colpi “Oggi ho sbagliato molto poco, anche con la risposta di rovescio, a differenza del giorno prima. Ho sfoderato una buonissima prestazione, penso fosse tutto dovuto anche alla sicurezza acquisita lungo l’arco della settimana ed alla tranquillità con cui mi sono preparata a questo match” E che in campo fosse tranquilla lo dimostra anche quanto segue: “dopo aver vinto facilmente il primo set per 6-2 recuperando da 1-2, ho definitivamente rotto l’equilibrio nel secondo parziale sul 3 pari: sulla palla break in mio favore ho messo in campo una volè bassa incrociata di rovescio, il più bel punto della partita, che simbolicamente mi ha regalato il titolo“. Perchè dal 4-3 al 6-3 il passo è stato breve “ho chiuso al terzo match point, un po’ di tensione c’è stata, ma nulla rispetto a tante altre volte” E così è arrivato il successo.
Dopo una settimana pausa, Astrid tornerà a calcare i campi laziali: prima Latina, poi Civitavecchia per lei. Alla ricerca di quella continuità, di quei punti e di quelle posizioni in classifica che le competono. Da ora in poi, credendo di più nelle sue possibilità, sarà tutto più facile.
Leggi anche:
- None Found