di Sergio Pastena
Ok, lo ammetto: questo pezzo era finito prima che cominciasse la partita di Andy Murray. Avevo lasciato in sospeso un “Anche Murray vince…” alla fine e ho dovuto cambiare in corsa. Chiedo le attenuanti generiche: era davvero difficile immaginare che Guillermo Garcia-Lopez battesse lo scozzese. A dirla tutta l’iberico non è nuovo ad imprese di questo tipo: è l’unico oltre a Djokovic a poter dire di aver vinto una guerra di nervi contro Nadal. Bangkok 2010, per la precisione. Un match allucinante, con Rafa che si vide annullare 24 palle break su 26 mentre il buon Guillermo sfruttò l’unica a sua disposizione che gli bastò per chiudere 2-6 7-6 6-3.
Ecco, Garcia-Lopez stavolta non ha annullato 24 palle break ma, per certi versi, ha fatto lo stesso giochetto allo scozzese: Murray nel primo set ha visto svanire quattro occasioni di strappare il servizio all’avversario (in un caso era avanti 0-40), ma alla prima che ha concesso si è visto trafiggere senza pietà. Nemmeno il tempo di riprendersi che, all’inizio del secondo set, Garcia-Lopez lo ha breakkato di nuovo (stavolta alla terza occasione) completando un parziale di 20 punti a 4.
Murray ha accusato il colpo, contro un avversario che non sbagliava più nulla, e sullo 0-2 ha dovuto annullare altre quattro opportunità, in un caso stampando una seconda sulla riga: un game durato un quarto d’ora. Nel game successivo Murray, scampato il pericolo del doppio break, si riporta sullo 0-40 e a quel punto cosa succede? Schiaffo al volo, cross stretto di rovescio e scambio lunghissimo con lo scozzese che sbaglia per primo: altri tre break point in malora e Murray pronto per il manicomio. In quei punti l’impressione data dallo spagnolo era di essere guidato da un telecomando, una cosa impressionante. E ancora: Murray, sul 3-2 per Garcia-Lopez, si porta 0-30 sul servizio dell’avversario ma si vede sbattere in faccia tre punti di fila dallo spagnolo, che poi chiude il game ai vantaggi. Troppo, decisamente troppo. Nel game successivo lo scozzese infila due errori gratuiti che, uniti a due attacchi profondissimi dell’avversario, pongono fine al suo torneo: 6-4 6-2 il punteggio finale.
Che dire? Onore a Garcia-Lopez, che ha giocato una partita stratosferica mostrando un carattere incredibile. Tuttavia, a meno di non voler ipotizzare interventi divini a favore dello spagnolo, questo era un match che andava vinto. Pochi giorni fa Lendl si è detto scettico riguardo una nuova crisi primaverile dello scozzese e lo stesso Murray aveva dichiarato che per competere con gli altri top player non doveva sbagliare niente. Il punto è proprio quello: già l’anno scorso arrivarono di questi tempi le due sconfitte con Young e Bogomolov, stavolta a far festa è stato Garcia-Lopez.
Djokovic e Federer, dall’inizio del 2011, non sono mai caduti all’esordio in un torneo maggiore. Nadal ha avuto un solo incidente di percorso, contro Dodig a Montreal, nello stesso torneo in cui Murray perse subito da Anderson. Facendo due conti, siamo alla quarta “stesa” in un anno: tutte nette, tutte in due set. Passaggi a vuoto da “essere umano” che non hanno diritto di cittadinanza nel tennis degli alieni.
A proposito di Djokovic: lui non ha riservato sorprese e ha “vendicato” il fratellino Marko, battuto a Dubai da Golubev: il kazako ha tenuto botta fino al 4-3 per il serbo nel primo set, recuperando anche un break, ma poi ha dovuto cedere ad un avversario nettamente più forte. Il punteggio finale è stato di 6-3 6-2 per il numero uno al mondo. Ma andiamo a vedere il resto della prima giornata del secondo turno.
Andreas si ritira
Finisce con un ritiro l’avventura di Seppi a Indian Wells: l’altoatesino ha abbandonato quando era sotto 6-3 3-2 e servizio Fish a causa di problemi allo stomaco. Fino a quel momento, nonostante i pochissimi vincenti (appena tre in un set e mezzo) Andreas aveva più che altro pagato due passaggi a vuoto conditi da alcune scelte tattiche dubbie. Nel primo parziale aveva regalato il break a Fish con tre errori gratuiti seguiti da una discesa a rete scomposta (mezzo metro sulla sinistra) al punto di non riuscire ad intercettare un passante quasi centrale dell’americano. Stessa trama nel secondo: dopo nove punti consecutivi al servizio Andreas ha smarrito la prima e, oltre ad altri tre gratuiti, ha regalato la palla break all’americano con una palla corta altissima. Mettiamola così: Andreas non stava bene e forse per questo tendeva ad accorciare lo scambio, ma a quel punto è meglio “tirare mattonate” all’incrocio piuttosto che provare improbabili drop shot e volèe che, non ce ne voglia l’altoatesino, proprio non sono le sue punte d’eccellenza.
Gasquet fuori, Berdych si salva
Si starà mangiando le mani, Richard Gasquet. Metaforicamente, perché se per ogni rimonta che ha subito dovesse mangiarsele fisicamente ora sarebbe monco. Ad ogni modo il francese ha servito per il match contro Ramos e, da quel momento, ha preso un parziale di 9 games a 1, uscendo ingloriosamente. Anche Nishikori lascia anzitempo il torneo americano, estromesso da un Santiago Giraldo che negli ultimi tempi sembra giocare sulle nuvole. Tra le teste di serie fuori anche Benneteau e Florian Mayer: il primo rimontato da un ottimo Ebden, il secondo superato nettamente da Andujar.
Si salva Tomas Berdych, ma quanti patemi d’animo contro uno Stakhovsky che, oltre ad essere in ottima forma, sembra cresciuto come livello di gioco. L’ucraino, però, stenta ancora a concretizzare: così come a Dubai aveva perso il primo set contro Djokovic dopo aver tenuto il campo alla grande, allo stesso modo contro il ceco non è riuscito a convertire nemmeno una delle sette palle break concesse dall’avversario. Berdych, invece, ha capitalizzato al meglio le poche occasioni avute, sfruttandone due su quattro: quanto basta per il 6-7 6-3 6-4 finale. Terzo set anche per Simon contro Sela, col francese che ha rischiato grosso: era sotto di un break nel parziale decisivo. Anche Monaco ha lasciato un parziale per strada contro Mahut, però nel terzo ha avuto meno problemi. Per il resto passano Isner e Roddick mentre Troicki si fa sbattere fuori da Ryan Harrison ma degli americani, eccezion fatta per Fish, parleremo in un pezzo a parte.
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