di Sara Montanelli
Ha battuto giocatori quali Stanislas Wawrinka, Andy Roddick (all’epoca numero 12 del circuito Atp), Kei Nishikori, Aleksandr Dolgopolov e Benoit Paire. È stato convocato per giocare la Coppa Davis nell’aprile del 2008 per l’incontro Croazia – Italia. Ha raggiunto il suo best ranking nel 2011, anno in cui si è posizionato numero 75 nella classifica mondiale. I non addetti ai lavori potrebbero domandarsi: “Che fine ha fatto?”
Flavio Cipolla, classe 1983, si ritrova attualmente alla posizione 323 Atp e sta giocando Challenger con la speranza di poter competere nuovamente nei tornei del Grande Slam.
Partiamo dal bilancio sul tuo 2015. Com’è andato?
Mi aspettavo qualcosa in più. Non è stata una grande annata, sono stato abbastanza sottotono come quella passata. Sono migliorato a fine stagione, ho ritrovato un po’ di motivazione, ho iniziato a giocare meglio. Ho fatto anche una trasferta importante nell’ultimo mese, in Vietnam e in Cina. Lì il livello del gioco è salito e questo spero mi dia lo slancio per ripartire bene il prossimo anno.
Com’è stata quest’esperienza in terra asiatica?
I tornei erano organizzati bene, sono stato bene. Ho anche giocato abbastanza bene. Ho vinto parecchie partite soprattutto nella prima settimana. In Cina ho vinto contro Soeda, poi nel secondo turno ero 5-2 sopra al terzo, ho avuto la possibilità di andare avanti anche lì. Rispetto all’andamento di tutto l’anno ho giocato bene, ho ritrovato un po’ di costanza. Quest’anno ho vinto tante partite in doppio, forse mi hanno aiutato a ritrovare fiducia anche nel singolo.
Quali sono stati i fattori che non ti hanno permesso di rimanere Top 100 a lungo?
Sono uscito dal primi 100 nel 2013. Nella preparazione invernale tra il 2012 e il 2013 ho avuto dei problemi fisici, al polso, che non mi ha permesso di fare una preparazione adeguata e ho iniziato il 2013 male. Da lì sono subentrate anche problematiche psicologiche, avevo perso la motivazione. Ho iniziato a giocare male e alla fine ho chiuso l’anno nei primi 200. C’è stato un grande sbalzo di livello.
Ti alleni da sempre con tuo padre. Com’è il rapporto tra un padre-coach e un figlio-giocatore?
È una cosa molto soggettiva, molto personale. Quello che so per certo è che non è un rapporto facile. Conosco tanti giocatori che sono sempre stati allenati dal padre e sono pochi quelli che sono riusciti ad arrivare a un buon livello. Diciamo che io e mio padre abbiamo fatto una sorta di miracolo!
Di tutti i successi ottenuti, quali sono le emozioni e i ricordi più belli?
Sicuramente la partita vinta contro Roddick, sia per il giocatore in sé, ma anche per il “palcoscenico”, era molto importante. È stata anche una bella soddisfazione aver giocato in Coppa Davis. Ricordo anche il terzo turno agli Us Open dove ho perso 6-4 al quinto contro Wawrinka. In Australia sono riuscito a qualificarmi e ho battuto Tursunov quando era Top 20. A Casablanca, dove ho fatto semifinale, ho vinto contro Dolgopolov, anche lui nei primi 20. A Chennai ho sconfitto Wawrinka. Insomma, ne ho avute tante di soddisfazioni. Per la classifica che ho avuto ho battuto tanti giocatori posizionati bene in classifica. Nella mia carriera, i punti che ho guadagnato li ho fatti spesso nei tornei più importanti.
Hai giocato in entrambi i circuiti, quello Top 100 e quello minore. Conosci bene le problematiche, soprattutto economiche, che si verificano nel secondo. Cosa si potrebbe fare secondo te per migliorare la situazione?
C’è tanto dislivello tra i due circuiti. Chi è 400-500 al mondo non guadagna ma spende. Anche chi è 300 non è che abbia un grande guadagno, se giochi i Futures è probabile che ci perdi economicamente anche se vinci il torneo. Credo che debbano mettere montepremi maggiori nei tornei minori cosicché tutti possano riuscire a guadagnare. Se non hai delle possibilità economiche per viaggiare, o sei molto forte e hai dei contributi o degli sponsor che ti aiutano oppure devi affrontare tante difficoltà. Si potrebbe inoltre introdurre il discorso dell’ospitalità, ciò potrebbe migliorare la situazione. Anche nei Challenger la situazione è simile.
Quali sono i tuoi programmi per le prossime settimane?
Finirò di giocare la serie A con l’Aniene e a gennaio probabilmente andrò a fare dei Challenger in Asia dato che in Australia non riuscirò ad entrare nelle qualificazioni.
Per concludere, quali sono i tuoi piani e i tuoi obiettivi per il futuro?
L’obiettivo è cercare di salire un po’ in classifica, riavvicinarmi ai primi 200, tornare a giocare qualche torneo importante, anche nelle qualificazioni. Questo è l’obiettivo primario, poi una volta raggiunto quello si vedrà.
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