Karolina Pliskova giocherà tra poche ore la prima finale Slam in carriera: si tratta decisamente di un ottimo risultato per una tennista che fino a Wimbledon 2016 negli Slam non aveva mai saputo superare l’ostacolo del terzo turno, raggiunto tra l’altro in appena tre circostanze (Australian Open 2015 e 2016 e Us Open 2014). Il rapporto di Karolina con i tornei dello Slam è sempre stato complicato, ma non è facile comprenderne le ragioni; la ceca classe 1992 è una tennista che ama giocare tantissimi tornei durante l’anno e quindi è probabile che sia arrivata poco riposata agli appuntamenti che davvero contano. Questa ragione però non basta, perché nelle ultime edizioni dei tornei del Grande Slam si è arresa di fronte a Dellacqua, Mitu, Vandeweghe, Tatishvili, Rogers e Doi, tenniste senza dubbio meno blasonate ed esperte. Sicuramente quindi anche la componente psicologica ha giocato cattivi scherzi alla tennista nata a Louny in Repubblica Ceca, che solo durante quest’estate americana ha ritrovato quel livello del gioco che l’aveva portata di slancio tra le prime 10 tenniste del mondo del ranking WTA durante il corso della scorsa stagione.
Karolina ha avuto una carriera caratterizzata da un’ascesa non velocissima ma costante: campionessa junior agli Australian Open 2010 (vittoria in finale sull’ex promessa Robson), ha impiegato le stagioni 2011 e 2012 per acquisire una classifica sufficiente per giocare i main draw dei tornei WTA. Durante quelle due stagioni ha vinto vari titoli a livello ITF sia in singolare che in doppio, specialmente in coppia con la gemella Krystina. Particolarmente interessante è il confronto con la carriera della sorella: Kristyna, mancina, ha avuto inizialmente migliori risultati rispetto a Karolina, specialmente in termini di vittorie nei primi turni dei tornei dello Slam. Karolina e Kristyna hanno spesso superato, nel corso delle stagioni 2011 e 2012, le qualificazioni di tornei Major, ma solo Kristyna è riuscita ad ottenere vittorie anche nel main draw (Wimbledon e Us Open 2012, Australian Open 2013), mentre Karolina ha dovuto attendere Wimbledon 2013 per ottenere il primo successo in uno Slam. Dopo 10 successi a livello ITF, proprio nel 2013 ha vinto il primo trofeo a livello WTA a Kuala Lumpur, in una settimana in cui ha messo in riga, tra le altre, Dellacqua e Doi (vendicatesi in successive edizioni dello Slam) e la Mattek-Sands in finale. Da numero 127 del ranking è così prepotentemente entrata tra le prime 100 WTA, ma i successivi mesi di quella stagione non le hanno regalato troppe gioie: quarti a Katowice persi nettamente contro la Vinci e un successo in un ITF in Cina, ma anche 15(!) eliminazioni all’esordio. Con la solita calma che ancora oggi la caratterizza, non si è lasciata demoralizzare dalle tante eliminazioni precoci nel corso della stagione del suo primo allora WTA e ha continuato ha progredire in modo continuo giocando solo tornei WTA: nel 2014 ha così raggiunto la finale a Pattaya, persa contro una delle sue bestie nere, Ekaterina Makarova, le semifinali a Kuala Lumpur, torneo nel quale difendeva il titolo, in cui si è arresa ad una Cibulkova in formissima dopo l’exploit di Melbourne e le finali a Norimberga (si è arresa alla Bouchard ad un passo dal titolo) ed Hong Kong (teatro di una delle rare settimane di gloria della Lisicki). Karolina è riuscita a mettersi alle spalle le tante delusioni raccolte nelle finali disputate nei primi 9 mesi dell’anno, riuscendo ad imporsi a fine stagione sia a Seoul che a Linz (vittorie su Lepchenko e Giorgi, rispettivamente), entrando per la prima volta in carriera tra le prime 25 del mondo e presentandosi nel migliore dei modi all’inizio della stagione 2015. La scorsa stagione è stato il vero anno di breakthrough della tennista ceca: finali nei Premier di Sydney (sconfitta contro Kvitova), Dubai (da Halep), Birmingham e Standford (entrambe contro Kerber in tre set) e Zhuhai (contro Venus) e unica vittoria ottenuta nel torneo International che si disputa nella sua Praga. Sicuramente non si è trattato di un brillante bilancio nelle finali, ma le ha consentito comunque di arrivare a toccare addirittura la 7ima posizione del ranking. Gli ottimi risultati a livello WTA non sono mai però stati confermati a livello Slam e la stagione 2016 ha visto proseguire lo stesso trend. Inoltre fino all’estate americana anche i suoi risultati a livello WTA non sono stati all’altezza di quanto mostrato nel 2015, con tante sconfitte contro pronostico e una classifica che ne ha rapidamente risentito: fuori addirittura per qualche settimana dalle prime 20, ha saputo con le semifinali ad Indian Wells, la vittoria a Nottingham (in finale ha battuto la Riske dopo aver salvato set-point in entrambi i parziali) e la finale ad Eastbourne, persa contro un’ispiratissima Cibulkova, raddrizzare una stagione partita non nel migliore dei modi.
Qualcosa però è scattato nella sua testa a Cincinnati e, dopo aver deliberatamente scelto di saltare le Olimpiadi, ha messo a segno 5 ottime vittorie in Ohio, teatro del suo primo successo a livello Premier. Kuznetsova, Muguruza e Kerber sono tutte capitolate di fronte ai suoi colpi e quest’ultima ha pure dovuto rinunciare, seppur solo provvisoriamente, ai sogni di salire al numero 1 WTA. Con ancora più occhi puntati su di lei in seguito alla splendida settimana di Cincinnati, Karolina questa volta agli Us Open non ha deluso, eliminando facilmente Kenin, Gonzalez e Pavlyuchenkova, prima di rimontare e salvare un match point con un coraggiosissimo dritto al volo nel match di ottavi (i primi in carriera per lei) contro Venus Williams. Quel successo, ottenuto in seguito di quello che probabilmente è stato il match del torneo, le ha dato la carica e la consapevolezza giuste per demolire nel quarti la giovane e promettente Konjuh e di ottenere uno splendido successo in semifinale contro la tennista più forte del mondo, Serena Williams. In quest’ultimo match ha impressionato per solidità mentale, per la capacità di non mostrare alcuna emozione (come al solito), elemento che si è trasformato in capacità di gestire ogni momento del match con calma e compostezza, evitando di entrare nel panico quanto Serena ha provato a rientrare e a rendere equilibrato il match. A livello di tennis, è stata abilissima nel giocare anche parecchi colpi definitivi o quasi definitivi in corsa e a gestire le risposte violente di Serena, utilizzando alla perfezione i colpi in contro balzo, specialmente col rovescio. Al servizio è stata devastante durante il corso di tutto il torneo e questo sarà senza dubbio il colpo con cui cercare di scardinare la difesa della Kerber in finale. Nell’atto conclusivo del torneo proverà a dare seguito a quanto mostrato nel corso delle due settimane newyorkesi e ad emulare Henin e Clijsters, capaci rispettivamente nel 2007 e 2009 di eliminare nel corso degli Us Open entrambe le sorelle Williams prima di vincere il titolo. Karolina diventerebbe la prima giocatrice da quando i main draw degli Slam sono passati a 128 giocatrici ad imporsi in un Major in seguito alla prima apparizione nella seconda settimana di un torneo Slam. Sicuramente si tratterebbe di un risultato impressionante viste le prestazioni deludenti delle scorse edizioni dei tornei del Grande Slam, ma quale miglior modo per farsi perdonare che vincere un trofeo così importante in seguito ad un filotto di vittorie così prestigiose?