di Sergio Pastena
Ci ha provato, King Roger. Ci ha provato davvero contro un Andy Murray a tratti sprecone ma capace di far valere la sua maggiore freschezza nei momenti decisivi del match.
Anzi, diciamola tutta: dopo che il britannico, avanti due set a uno, è riuscito a perdere il quattro set al tie break dopo aver rimontato da 1-4 e aver servito per il match, sembrava quasi di assistere a un film già visto, a un’altra eroica sconfitta dello scozzese. Questo, però, è un altro Murray: le batoste del passato, unite alle cure di Lendl, sembrano averlo condotto alla tanto sospirata crescita e così Andy da Dunblane ha condotto in porto il match con un veloce 6-2 finale, presentandosi in finale al cospetto di un Novak Djokovic che, passato lo spavento Wawrinka, aveva lasciato la miseria di 5 games a Ferrer in semifinale.
Ecco, proprio i cinque games avrebbero dovuto far riflettere: vero che Ferrer, pur dando la paga a chiunque, quando incontra uno dei “fantastici quattro” generalmente perde senza fare troppe storie, ma è anche vero che lasciare le briciole a un Ferrer che fino a quel momento aveva disputato un grandissimo torneo e, soprattutto, non molla mai la presa per motivi religiosi, era un chiaro segno della condizione crescente del serbo.
La finale degli Australian Open è durata due set: due tie-break, il primo vinto da Murray e il secondo da Djokovic. A quel punto lo scozzese ha un po’ mollato la presa ma, soprattutto, RoboNole è diventato ingiocabile, infliggendo all’avversario un comodo 6-3 6-2 finale. Terzo titolo di fila, quarto totale a Melbourne.
Risultato? La classifica resta inalterata con la differenza, non da poco, di un Nadal in quinta posizione che, a meno che non faccia capolavori in questi mesi o Ferrer cali di botto, rischia di presentarsi al Roland Garros con un’insolita testa di serie numero 5, cosa che potrebbe metterlo di fronte nei quarti di finale a uno tra Djokovic, Murray o Federer. A proposito, la buttiamo di nuovo lì: sta cominciando un nuovo duopolio?
Soddisfazioni made in Italy? Di Seppi abbiamo già ampiamente detto mentre per il resto, esattamente come al femminile, le gioie arrivano dal doppio: Bolelli e Fognini sono arrivati fino in semifinale e, addirittura, hanno costretto al terzo set i fratelli Bryan, poi vincitori della competizione. Un applauso anche a loro.
Altre gioie si attendevano dai tornei juniores, specialmente dal maschile, ma Quinzi ha ceduto all’australiano Kokkinakis dopo un quarto di finale tirato allo spasimo, mentre Baldi si è fermato in semifinale contro Kyrgios, anche lui australiano. I due “wallabies” si sono incontrati in finale ed è stato proprio Kyrgios a prevalere, mentre il torneo femminile è andato alla croata Ana Konjuh in finale sulla ceca Katerina Siniakova. Fuori subito le italiane Pairone, Chiesa e Rosatello.
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