di Michele Galoppini
Giornata di semifinali al Tennis Forza e Costanza di Brescia. L’ordine di gioco diventa perciò sempre più corto e mi permette di raggiungere il circolo solo il pomeriggio, prendendomi la mattina “libera” per sistemare e pubblicare l’interessante intervista fatta un paio di giorni fa ad Allie Kiick, simpatica e giovane americana, eliminata al primo turno, ma decisamente sfortunata al sorteggio.
Posso anche finalmente pranzare a casa, con calma, seduto “al fresco” e mangiando sano… in questi giorni ne avevo bisogno. Raggiungo il circolo un poco prima dell’inizio dei match, per poter salire in castello a fare un paio di foto che potrebbero servirmi per il pezzo. Infatti, da uno degli angoli della fortezza si possono scattare foto sul circolo, sempre suggestive. I soli 3 minuti di camminata nella fortezza mi trasformano in una pezza bagnata, anche oggi il caldo è davvero apocalittico e non per niente, quando arrivo ai campi, la prima persona che sento parlare è il supervisor, che comunica al giudice di sedia che sono in vigore la “extreme weather conditions rules”, che comportano tra le altre cose delle eventuali pause più lunghe tra i set (come infatti avverrà tra il secondo ed il terzo di questa prima sfida).
Oggi mi siedo anche nei “posti VIP”, quei pochissimi a disposizione dietro il giudice di sedia, che in realtà sarebbero per staff ed allenatori, ma il mio status di giornalista ha dato una mano visto che c’era spazio (e soprattutto tanta ombra). Parte forte la Vogt, subito alla conquista di tre palle break consecutive, purtroppo per lei sprecate e che danno a Sara Sorribes Tormo il primo game. Ma i segnali del primo game sono indicativi e validi per i successivi: una Stephanie molto solida, sempre all’attacco e mai in attesa sorprende la Sorribes Tormo, che game dopo game crolla sotto i colpi della giocatrice del Liechtenstein. Mentre la Vogt avanza nel punteggio, guardo il pubblico che all’unisono muove il collo a destra e sinistra durante i lunghi scambi della semifinale. Non posso non pensare alla famosa “Legge del Fil di Ferro”, cantata nella sigla del cartone giapponese “Jenny la tennista”: ricordate, per la legge del fil di ferro si gira il collo e si stacca la testa. Vi lascio l’onere di cercare su internet il significato oscuro di questa stramberia.
Tornando a cose più serie o quantomeno sensate, arrivano anche le variazioni ed i dropshot da parte della Vogt, mentre più errori da parte della Sorribes che tenta di affrettare gli scambi e forzare i colpi. Finisce 6-1 e sembra finire la partita quando la Vogt si porta anche 2-0 nel secondo parziale. E invece no! Un tennis di alta qualità da parte di entrambe porta a numerosi game combattutissimi, però vinti sempre dalla giovanissima Sorribes, che forse sorprendendo anche se stessa riesce addirittura a chiudere 6-2 il secondo parziale, dopo sei game consecutivi. Stephanie ha proprio ceduto di schianto, nonostante un tweener nei momenti finali del set che per poco non diventava vincente; anzi, più propriamente mi verrebbe da dire che ha sciolto (lo so, è una freddura, ci si aggrappa a qualsiasi cosa che ricordi temperature rigide…).
Arriva la suddetta pausa lunga, che solo la Vogt sfrutta negli spogliatoi, cambiandosi il completo e ricaricando le pile. Nel frattempo, sul campo sembra di trovarsi in un mercato clandestino di banane, ghiaccio ed acqua fredda, viste le quantità di merce trascinata sul campo, e con quale velocità e furtività. Le due atlete tornano in campo, ma solo la giocatrice del Liechtenstein sembra riuscire ad esprimere dell’ottimo tennis. È concentrata, precisa e molto efficace nelle numerose discese a rete che tolgono ritmo alla Sorribes. Arriva perfino la palla del 5-0, ma il punteggio si trascina “solo” fino al 5-1.
E tutti penseranno sia finita: no! La Vogt, come lei stessa dichiara, sente la pressione della vicinissima vittoria, comincia a sbagliare di più ed a spingere di meno. Uno, due, tre e quattro ed arriva il pesantissimo 5-5, mentre è passato anche un match point, annullato dalla spagnola con un clamoroso nastro vincente. Passata la pressione, la Vogt torna a giocare meglio, al servizio è impeccabile e tiene a zero e forza nuovamente la spagnola a servire per restare nel match. La terza volta è però decisiva: un lungo game fatto anche di grandi scambi consegna la vittoria alla Vogt al quarto match point, dopo più di due ore di gioco.
Gentilissima, come era già successo a Chiasso, si concede subito per un’intervista di qualche minuto, col sottoscritto che praticamente anticipa giornali locali e tv, rubando la protagonista ai media (tutto secondo legali mosse, ovviamente!). Solo qualche minuto però, deve mangiare qualcosa e prepararsi per la finale di doppio, come se la maratona appena giocata non fosse bastata.
Mi sposto per qualche minuto al bar a bere qualcosa ed a scrivere un po’ di diario e riesco ad incrociare anche una sconsolata Sorribes Tormo, che comunque non si tira indietro e mi saluta con un sorriso, mentre le faccio comunque i complimenti per l’ottimo match che lei e la Vogt hanno giocato in campo. La mia pausa al fresco dura comunque molto poco, l’altra semifinale sta già cominciando e questa volta mi sposto sugli spalti come sempre, dove ora l’ombra la fa da padrone. C’è nuovamente il pienone e quasi faccio fatica a trovare un posto libero. Ancora una volta riesco peraltro a finire accanto ad un genitore di una giocatrice in campo, e cioè al padre della Oprandi, che probabilmente aveva anche con sé la sorella della giocatrice, ma non ne sono sicuro.
È un match molto divertente e ricco di variazioni. La Gamiz è una gran colpitrice, soprattutto di dritto, e le palle escono piatte e potenti nonostante l’altezza limitata, ma è dotata anche di una buona mano. Grazie a quella che oggi sarà una vittoria raggiungerà anche il miglior risultato in carriera a questo livello ed il best ranking, ma andiamo con calma. Romina è la prima, nonostante la spalla visibilmente dolorante, a prendere vantaggio, con un break sul 2-2 che poi terrà fino al 5-3. Cominciano, un po’ clamorosamente, molti monologhi da parte dell’italo-svizzera, nonostante il quasi dominio fino ad ora, e le conseguenze non si fanno attendere: cominciano anche molti errori da parte di Romina e contestualmente sale il livello della Gamiz. Controbreak e vantaggio per 6-5 con la Oprandi obbligata a servire per restare nel set. Un game davvero orrendo consegna poi il break alla venezuelana: due dropshot sbagliati e due dritti fuori fanno dire addio al set.
Il secondo set non è proprio meritevole di cronaca: maree di errori da una parte e dall’altra, entrambe faticano da matti a tenere il servizio ed è impossibile capire chi la spunterà in questo parziale. La Oprandi si trova avanti di un break sul 2-0, sul 3-2 e sul 4-3, prima di crollare definitivamente e cedere 7-5 6-4. Alla fine conta più il risultato che il resto. Una arrabbiatissima Oprandi saluta il torneo e la finale sarà certamente inaspettata: domani alle 15, se non sbaglio l’orario, Stephanie Vogt giocherà contro Andrea Gamiz.
Devo andare, non posso fermarmi per la finale di doppio. Mi spiace anche molto, sono in campo tutte giocatrici che non mi dispiacciono affatto!
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