Il primo giorno ad un torneo nasconde sempre le sue “insidie”. A che ora mi alzo, a che ora parto per arrivare puntuale, dove parcheggio, con chi devo parlare e così via. Per fortuna Brescia è il torneo di casa per me, quindi sono già perfettamente organizzato. Peraltro, essendo giorno festivo, il traffico era inesistente ed i parcheggi ampiamente disponibili.
La prima cosa bella che mi esalta sempre di questo torneo ITF è la location. Lo storico tennis club è incastrato nella splendida cornice del Castello di Brescia ed i campi sono infilati perfettamente in quel che era il fossato della fortezza posta sul piccolo Monte Cidneo a difesa della città, e praticamente quasi ogni campo è a pochi centrimetri dalle mura in pietra.
Non faccio in tempo ad entrare che scorgo subito facce molto note. Nell’unico campo che non viene utilizzato per i match ci sono, accompagnate da Tathiana Garbin, Nastassja Burnett e Martina Trevisan, intente a scambiarsi qualche pallina a ritmo intenso prima dei loro match di primo turno contro rispettivamente Georgia Brescia e Stephanie Vogt, di cui potrete leggere più avanti nel pezzo.
Ma prima dei loro match, tocca a Martina Caregaro e Yvonne Cavalle Reimers darsi lotta sul centrale, e proprio perché sono un po’ in anticipo mi scelgo anche un posto all’ombra sotto la vite che domina gli spalti del campo principale. La giornata sarà in effetti davvero calda ed estiva, ma fortunatamente anche ventosa.
Il match non fa tempo a cominciare che già mi rendo conto che “Mik colpisce ancora”: un dramma. Parte bene la Caregaro, precisa ed efficace con un po’ tutti i fondamentali, ma la giocatrice di ritmo spagnola non ci mette molto a rientrare in partita: estrema solidità e numerose palle corte vincenti e davvero ben eseguite mettono in forte difficoltà l’azzurra, più predisposta naturalmente all’attacco che alla difesa e che a lungo andare perde di potenza, efficacia e fiducia. Serve anche per il set la Martina, ma un break che porta al tiebreak la condanna per 6-7. Il secondo set parte male e prosegue pure peggio: più confusione da parte dell’azzurra, ancora più solidità da parte della spagnola che sbaglia davvero pochissimo e varia quanto basta a chiudere i game.
Mentre sul campo adiacente Georges ed Ormaechea stavano terminando il loro match, sotto le urla degne di un film di Dario Argento per mano (o ugola) dell’argentina (urla alla fine inutili, visto che la francese l’ha spuntata facilmente 6-2 6-4), ci si mette anche il giudice di sedia a complicare le cose all’azzurra: chiamate sbagliate, controlli di segni sbagliati e controlli sbagliati di segni entrano in testa alla Caregaro che, nonostante la chiara rabbia e l’autocontrollo andato a quel paese, trova la forza per ribaltare il match.
Sotto 6-7 3-5 30-30, l’azzurra vince un punto importantissimo, grazie ad un nastro davvero fortunato su uno schiaffo al volo, e di fatto termina il match. Quattro game consecutivi portano al 7-5, ed un terzo set vinto in controllo chiude il match 6-7 7-5 6-2, per la gioia non solo di Martina ma anche dei suoi tifosi rumorosissimi, capitanati da sua madre, dietro di me sugli spalti, che ha tifato e sostenuto la figlia dal primo all’ultimo punto. Non è stata però la spagnola a cedere di schianto, ma la Caregaro ad alzare l’asticella del suo tennis ad un livello che non è proprio della Cavalle Reimers: dritto e rovescio sono stati di alto livello, il servizio è finalmente un’arma e pure a rete e con palle corte fa sentire la sua presenza.
Controllo l’order of play e decido di fare la spola tra il campo 1 ed il campo 3: sono in campo Martina Trevisan e Cristiana Ferrando, messe alla prova contro le proibitive, sulla carta, Stephanie Vogt e Olivia Rogowska. Martina Trevisan parte forte, anzi fortissimo: il suo proverbiale dritto è in decisamente buona giornata, il rovescio non è altrettanto potente, ma molto preciso e fastidioso per la giocatrice del Liechtenstein. La Vogt si trova quasi sempre in difesa, e game dopo game perde il primo parziale e si trova anche sotto 3-0 nel secondo. Arriva la reazione, attesa, della top200, che si rifà sotto ma concede comunque la possibilità di servire per il match all’azzurra, purtroppo non sfruttato da Martina che segna anche due doppi falli. Perso poi il tiebreak in maniera molto combattuta, l’azzurra continua la strenua lotta punto dopo punto anche nel parziale decisivo, perso però al photofinish grazie ad un break della Vogt, che chiude 3-6 7-6 6-4. È quasi in lacrime Martina, cosciente di aver perso una grande occasione in un torneo di questa caratura, ma i rimpianti non possono essere molti: la Vogt ha giocato un buon match ed anche una generalmente ottima Trevisan ad un certo punto non ha potuto nulla.
Lei stessa esprime sensazioni contrastanti: “Da un certo punto di vista, in questi giorni, anche nelle qualificazioni, sono spesso stata avanti nel punteggio a ragazze con classifica migliore della mia e con maggiore esperienza a questo livello, perché questi per me sono i primi veri tornei a livello più alto, quindi non posso non essere contenta. Però ovviamente c’è un po’ di amarezza per l’occasione che ho avuto, ma continuerò a lavorare duramente giorno per giorno per dimostrare, anche a me stessa, che posso farcela anche a questo livello.” Proseguendo, le chiedo della sua programmazione: “Alternerò tornei da $10.000 a quelli di livello più alto, anche per trovare un po’ di continuità, ma sicuramente aumenterà la frequenza di tornei più importanti.” Buona cosa è che confermi, definitivamente, che è tornata al tennis in maniera ufficiale dopo la lunga pausa. Infine, aggiunge: “Il mio obiettivo è lavorare e migliorarmi giorno dopo giorno, poi i risultati e la classifica saranno naturale conseguenza. La continuità, soprattutto, è ciò su cui devo lavorare di più.”
Ho visto invece meno della Ferrando, che nella spola da un campo all’altro non è stata preferita al match che vedeva la Trevisan lottare. Come me, nel frattempo, anche Tathiana Garbin correva da un campo all’altro, per seguire le sue predilette. Nonostante la sconfitta, anche Cristiana Ferrando mi ha lasciato un’ottima impressione: gioco completo, colpi ben costruiti, buone soluzioni di attacco e ottima tenuta in difesa, contornate anche da un servizio non male. Gioventù ed inesperienza sono però contro di lei, e la Rogowska, praticamente top100, non si scompone dopo aver perso il secondo set. Domina il terzo e chiude 6-4 4-6 6-1.
Il sole comincia a picchiare in maniera abbastanza insistente e quindi decido che è ora per un pranzo veloce, sfruttando il villaggio ospitalità perfettamente allestito sul campo in cemento del circolo, che domina in altezza quelli in terra battuta. Un ottimo panino che conteneva, peraltro, una piantagione di rucola mi dà la carica a tornare sui campi, dove tra tutti spicca il derby azzurro tra wild card: Nastassja Burnett contro Georgia Brescia. Prima però sfrutto la mia pausa per accordarmi per un paio di interviste: come da programma cerco Sorana Cirstea ed Allie Kiick, ed entrambe sono ben felici di farsi intervistare, ovviamente dopo quel che sarà il loro match più tardi nel pomeriggio. Incrocio anche Anastasia Grymalska, eliminata nelle qualificazioni ma pronta a scendere in campo per il doppio, che mi raggiunge e mi saluta calorosamente. Fa sempre piacere scambiare due parole con la simpaticissima lottatrice Anastasia, anche solo per il fatto che è stata lei stessa a raggiungermi.
Mi rendo conto che del derby azzurro me ne sono perso già un buon pezzo. Chiedendo informazioni qua e là scopro che il primo set è stato ottimamente giocato dalla wild card omonima del torneo, ma la pressione, un calo di intensità ed una Burnett più attenta e che ha trovato ritmo e profondità nei suoi colpi ha messo il match in parità e rimandato tutto alla partita decisiva. La pressione sulla Brescia è già un ricordo e la quadrumane azzurra torna a giocare perfettamente: piedi sulla riga, pressione, angoli e difese estenuanti che portano all’errore la Burnett permettono a Georgia di conquistare uno dei match più importanti della carriera, sia per il passato recente della Burnett sia per il torneo che si sta giocando. È stato il precedente romano, come lei stessa dichiarerà, ad insegnarle come sconfiggere la Burnett. Punti pesantissimi per la sua classifica le permetteranno di migliorare ulteriormente il suo best ranking, mentre una sconfitta al primo turno per la Burnett non le farà troppo male. È chiaramente ancora in rodaggio, ma a tratti si è vista una giocatrice decisamente superiore, probabilmente a tutte le presenti oggi in campo.
Tempo della seconda pausa dal sole e l’ombra del bar, con la tv a schermo piatto settata sul Roland Garros mi fa compagnia per un po’, mentre comincio a scrivere questo diario per portarmi avanti sulla tabella di marcia. Noto peraltro che il caldo ha “mietuto vittime”, in quanto c’è una ball girl assistita su una panchina all’ombra dopo, probabilmente, un mancamento. Vedo (e sento) già Diatchenko e Kiick in campo sul centrale, quindi mi affretto a tornare in campo per assistere ad un bello spettacolo di tennis. Da una parte, per mani russe, colpi potenti, piattissimi, sempre alla ricerca delle righe, dall’altra l’americana tenta di contenere le accelerazioni russe, con ottime difese, angoli e variazioni. L’equilibrio porta a numerosi break e contro break, al primo set per la Diatchenko, da poco rientrata da un infortunio alla caviglia, ed al secondo set per la Kiick. Il pubblico è piacevolmente intrattenuto e le due avversarie non si tirano indietro. È sempre la russa ad avere in mano il pallino del gioco ed il punteggio, ma la strenua lotta dell’americana, contro la russa e contro i rimbalzi particolarmente veloci di questa terra bresciana, tiene in vita la partita. È solo un ultimo break ed un po’ di sfortuna per la Kiick a decidere la vincitrice: la testa di serie numero 1 può proseguire il suo torneo, Allie invece, anch’ella quasi in lacrime, si darà a qualche giorno di vacanza, come ha dichiarato nella suddetta intervista fatta poco dopo il match. Davvero disponibile e simpatica l’americana, nonostante la dolorosa sconfitta. Troverete l’intervista a breve, appena avrò tempo di sbobinare i tanti minuti di chiacchierata.
Ed in questa lunghissima giornata di tennis e di azzurre in campo, è infine Claudia Giovine ad intrattenere un numeroso pubblico strettosi nei pochissimi spazi ad esso riservato sul campo 1. Non ho potuto vedere molto, ma un’ottima Claudia Giovine, sterminatrice di italiane qui a Brescia fino ad ora, ha battuto anche un ex top25 WTA, che fino a pochissimi mesi fa era ancora in top100. Sorana Cirstea ha dato molto in campo, forse tutto nonostante il suo stato di forma ancora precario, ma Claudia non aveva la minima intenzione di lasciar vincere la rumena. I colpi forse più potenti di giornata, secondi, forse, solo a quelli della Diatchenko, hanno sfondato il muro rumeno e dopo tre set portato l’azzurra al secondo turno del torneo. Non ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con lei a causa dell’imminente doppio con Georgia Brescia, ma ci siamo dati appuntamento a domani, sperando in una nuova vittoria. Purtroppo, ho perso di vista la Cirstea dopo la sua sconfitta e mi è sfuggita. Se non la vedrò nei prossimi giorni, l’intervista gliela farò all’ITF di Padova… questa volta starò più attento.
L’immensa fame, le mie condizioni fisiche tendenti allo scioglimento e l’ora tarda non mi permettono di restare a seguire anche Jasmine Paolini, in campo contro Laura Pous Tio. Ho visto pochi game, e quel che ho visto è stato davvero di ottima qualità da parte della piccola azzurra. Ed evidentemente il folto pubblico ancora presente la pensa allo stesso modo: applausi, cenni di approvazioni e grida di stupore accompagnano i game che ho seguito, sperando di arrivare a casa e di vedere anche la Paolini agli ottavi di questo 50k particolarmente positivo per i colori azzurri.
Avevo scritto quest’ultimo paragrafo, ma sono stato istantaneamente convinto a restare. Quantomeno posso confermare quanto anticipato: nonostante un passaggio a vuoto nel secondo parziale, vinto dalla spagnola per 6-2 per qualche errore di troppo della Paolini, troppo frettolosa nel voler chiudere il punto, l’azzurra ha poi ridominato il terzo set. Chiavi del match i colpi in lungo linea ed il perfetto timing sulla palla di Jasmine, che ha sofferto poco, anche grazie a quest’ultimo fattore, i dritti molto carichi ed alti della spagnola, che l’avrebbero potuta spingere molto lontano dalla riga di fondo. 6-2 2-6 6-3 il risultato finale ed altra azzurra agli ottavi! Tathiana Garbin sintetizza perfettamente il match: “Ha giocato un primo set da paura! Ci credo che il pubblico era con lei, ha giocato un tennis di altissima qualità.“
A proposito di fattori positivi: che questo torneo sia impeccabilmente organizzato l’ho sempre saputo e tastato con mano, ma oggi anche il pubblico ha risposto davvero alla grande. Un conto abbastanza grezzo mi permette di dire che nel picco della giornata c’erano tra spalti, ristorante ed hospitality village almeno 250 persone. Probabilmente il Mandatory di Pechino ne ha visti meno nei primi turni…
Potete trovare le dichiarazioni post match di Martina Caregaro e Georgia Brescia cliccando sui loro nomi.
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