di Claudio Maglieri
I canini di Andy Murray, sostenuti da una nazione intera, sono pronti ad addentare la Coppa Davis (trofeo che manca in Gran Bretagna dal 1936), ma se c’è qualcuno che può infrangere il sogno British e riscrivere la storia in un modo diverso quello è proprio lui, lo squalo. Uno squalo di cristallo, per carità: Steve Darcis, oltre a non essere esattamente il prototipo umano di un pesce così brutale, ha collezionato in carriera più infortuni che vittorie, l’ultimo poche settimane fa a Stoccolma (abbandonò il match con Gasquet a causa di un problema alla caviglia sinistra). Nel suo curriculum spiccano poi un crac al ginocchio, un’operazione alla spalla (poche settimane dopo la clamorosa vittoria con Nadal a Wimbledon), diverse noie al polso: diciamocelo, lui ci ha marciato parecchio su quel soprannome (nato per via di un tatuaggio sulla spalla che raffigura in modo aggressivo il suo segno zodiacale, pesci), in carriera non ha mai raggiunto traguardi tali da giustificare un nickname così d’impatto. Eppure…
La finale di Davis è tutt’altra faccenda rispetto al percorso nel mondo Atp, più volte nella storia della competizione abbiamo assistito ad exploit inattesi da parte di giocatori di seconda fascia. Darcis può essere il candidato giusto a prendere in mano questo testimone e a portare avanti la tradizione dei carneadi: in fondo, se il Belgio è pronto a giocarsi la finale (dove mancava dal 1904) il merito è soprattutto suo, bravissimo a battere Federico Delbonis nel match decisivo della semifinale contro l’Argentina. Certo, si giocava su un campo velocissimo (dove lui si esalta) mentre la sfida con i britannici si disputerà sulla terra rossa, scelta obbligata per provare a mettere in difficoltà Murray. Tuttavia, anche sul rosso, Steve può regalarci il miracolo: il Belgio, per poter alzare l’insalatiera, deve assolutamente togliere un punto ad Andy (il quale giocherà entrambi i singoli ed il doppio) e il capitano Van Herck, oltre a puntare su Goffin (a suo agio sul mattone tritato) spera in una fiammata del suo fragile squalo, attualmente numero 84 ma capace di entrare nei primi 50 nel 2008.
C’è un dato da da tenere in considerazione: nel 2007 Darcis vinse il suo primo titolo Atp proprio sul rosso, ad Amersfoort (partendo dalle qualificazioni, in quel momento era numero 297 delle classifiche). Quella settimana dimostrò di potersi trasformare da un giorno all’altro da alborella a squalo, contro chiunque (seppur per pochissimo tempo): nel corso della sua onesta carriera è stato capace di battere diversi big del circuito, come Soderling (finale di Memphis nel 2008) e Berdych (Olimpiadi del 2012). Poi, naturalmente, c’è quella impresa del 2013 a Wimbledon contro un mancino spagnolo…
Che sia arrivata l’ora di un altro appuntamento con la storia? Darcis non affronta Murray addirittura dal 2003, quando i due giocarono la finale del Future di Glasgow (lo scozzese, ancora sedicenne, vinse 6-3 3-6 6-3). L’anno prima, i due si incrociarono a Roehampton durante gli International Junior Tennis Championships e fu il belga ad imporsi con un doppio 6-2: parliamo ovviamente di sfide a dir poco datate, per giunta su campi veloci, ma chissà che la spinta del pubblico di Gent non dia a Steve la forza di superare un ostacolo sulla carta impossibile. Non bisogna infine dimenticare che i britannici hanno un altro singolarista da tenere d’occhio, ovvero Kyle Edmund: con Darcis c’è un precedente di pochi mesi fa, nei quarti di finale del Challenger di Irving, Edmund vinse 7-6 6-2. Ma la Coppa Davis, come già scritto in precedenza, è tutta un’altra faccenda.
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