(Flavio Cipolla – Foto Federico Danza)
di Alessandro Nizegorodcew (articolo in partnership con Tennis.it)
Roma, 24 Aprile 2010 – 12 set persi e nessuno vinto sono un bilancio totalmente negativo e cercare una qualche nota positiva è davvero complicato. Ci sono stati però alcuni spiragli di luce, in questa giornata davvero grigia per il tennis italiano.
Quei 15 minuti di Gaio. Federico Gaio è da anni considerato come uno dei migliori prospetti del tennis italiano. Il faentino, classe 1992, non ha ingranato come ci si aspettava ad inizio 2010, in questa prima vera stagione a livello professionistico. In campo contro l’esperto e coriaceo Juan Ignacio Chela, il giovane azzurro ha cominciato molto contratto. Tantissimi gli errori gratuiti, che in un baleno hanno visto l’argentino chiudere 6-0 il primo set, salendo avanti di un break anche nel secondo. Ma da quel momento, per circa 15 minuti, è stato un vero e proprio show del faentino: palle corte che hanno lasciato fermo Chela, rovescio lungolinea e incrociati vincenti a tutto braccio e alcuni diritto di rara potenza su cui l’argentino ha potuto ben poco. Sul 4-4 il nostro si è disunito, finendo per regalare il break decisivo, ma quei 15 minuti sono un segnale molto incoraggiante per Federico. La speranza è che Nicola Ceragioli, suo coach attuale (e allenatore anche di Alessandro Giannessi), possa lavorare sulla tattica e sulla psicologia del ragazzo, troppo intento a voler strafare, senza un preciso ordine di gioco.
Acume Tattico Cercasi. Federico sa fare assolutamente tutto. Il servizio è ottimo; sia la prima piatta che la seconda in kick sono due colpi molto incisivi. Il diritto è pesantissimo e il rovescio è di una bellezza straripante, sia coperto che in back. Fisicamente può e deve ancora lavorare tantissimo. L’impressione è che abbia, paradossalmente, troppe soluzioni e che non ci sia quindi una chiara idea di gioco; Non sembra esserci quell’acume tattico che invece dovrebbe iniziare a costruirsi insieme a coach Ceragioli. La palla corta, oggi usata molte volte, può e deve essere un’arma importante, ma senza abusarne (come oggi). Se si riesce a far quadrare il cerchio questo ragazzo potrà dire la sua nel circuito Atp tra non troppi anni.
Cipo, manca la fiducia. Per quanto riguarda invece Flavio Cipolla, il problema è la testa. Il romano, classe 1983 ed ex top-100 (oggi intorno al numero 200 Atp), ha giocato un buon match, soprattutto nel secondo set, con il francese ammazza-italiani Mika Llodra. Dopo un primo parziale deciso da un solo break, Flavio è salito sopra 4-1, prima di farsi rimontare e finire al tie-break. Purtroppo il momento di scarsa confidenza ha fatto sì che Cipolla non abbia giocato al top i punti importanti, rimanendo in alcune circostanze un po’ bloccato in il braccio (soprattutto su alcuni rovesci). Per rimanere in partita Flavio ha tirato fuori più volte il coniglio dal cilindro, regalando alcuni momenti molto emozionanti al pubblico presente (molto numeroso sul campo 6). Un paio di passanti in corsa di rovescio hanno surriscaldato l’ambiente. Llodra ha disputato però un grande match, annullando anche un set point all’azzurro con un ace centrale che ha colpito la riga. Flavio tecnicamente, come dice anche il padre e allenatore Quirino Cipolla, è migliorato sensibilmente nel servizio e nel diritto, ma in questo momento, dopo tante sconfitte, questi progressi non appaiono con evidenza. La testa in questo sport è (quasi) tutto e Flavio e Quirino lo sanno. Alcuni “numeri” di oggi fanno ben sperare per il proseguimento della stagione, che dovrà vedere Cipo almeno tra i top-150.
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