di Gianluca Dova (inviato a Bucarest)
La partita su la carta si presentava “facile”, Potito Starace giocava con il 450 al mondo l’ungherese 24enne Attila Balazs, un qualificato, dopo aver battuto facilmente Chardy due giorni prima; ma a tennis come si sa non si gioca sulla carta. L’ungherese è un giocatore difficile molto di più di quanto possa dire una classifica bassa per motivi sinceramente incomprensibili e sconosciuti. Potito inizia tranquillo pensando probabilmente di poter far pesare la propria esperienza e classifica, si limita a giocare il suo servizio in kick ed il suo pesante dritto sul rovescio dell’avversario senza prendere rischi eccessivi, giusto per vedere quello che l’ungherese sa fare. Il problema è che come si scoprirà presto Balazs di cose ne sa fare parecchie, gioca un rovescio solido con una discreta accelerazione in lungolinea, una bella manata di dritto che incrociata fa male e soprattutto sa giocare delle ottima palle corte.
Il trend della partita è più o meno questo, servizio esterno molto angolato dell’Attila ungherese e appena presa l’iniziativa un diluvio di palle corte vincenti, in risposta fatica di più a prendere in mano il gioco ma appena può prende sempre il rischio per primo. Potito capisce ben presto che non è una partita facile, ci prova ad alzare il ritmo, ma non è giornata e l’iniziale sorpresa diventa quasi intimidazione, l’ungherese gioca proprio bene e non sembra avere punti deboli. Nel secondo Balazs è anche particolarmente fortunato dopo la reazione di Potito che aveva appena fatto il controbreak riesce a vincere un punto importante con un pallina che invece di fermarsi a rete rimbalza due volte sul nastro regalandogli il break point che lo porterà a servire per il match.
Nel momento decisivo il braccio trema un po’ anche ad Attila che fino ad allora era sempre stato il più coraggioso nel rischiare e a creare gioco, poche le prime nell’ultimo turno di sevizio. Potito riesce a conquistarsi alcune palle break, su un paio è un po’ troppo timoroso e allora decide di prendere il rischio con il rovescio su una comoda seconda ma sbaglia di un metro (la scelta era giusta però), qui finisce la partita. Alla fine c’è una certa delusione perché sembrava sempre che in un modo o nell’altro la partita potesse girare ma che ha giustamente visto vincere chi ha creato più gioco ed ha giocato sinceramente meglio.
Mi trasferisco sul centrale per vedere un genio al lavoro, X-Man Malisse. Il belga è un personaggio ed un talento impressionante, fa cose di una difficoltà pazzesca con una semplicità disarmante. Fisicamente è abbondantemente appesantito probabilmente da abusi di birra, crauti e wurstel. Ha almeno 7-8 chili di troppo e con la classica panza da abusi alcolici e alimentari. Il suo stesso coach mi fa notare un mio amico sembra più un cuoco che un allenatore, in campo però il belga sembra quasi leggero. Incontra un altro tipino stravagante quel Florian Mayer che qui l’anno scorso era ingiocabile. Sono abbacinato dal vedere un tennis che non si vede mai, i due si sfidano sul tocco, con becketini e palle corte, ma in quel campo mi dispiace per il tedesco, il belga non tollera concorrenza. X-Man Malisse è immobile come la cosa dei fantastici quattro ma ci mette due secondi a comando a tirar fuori la sua mano elastica ed il suo braccio super veloce, il tedesco non ci capisce niente.
Dove i comuni mortali si prenderebbero un piede Malisse tira fuori accelerazioni spaventose e quando serve si affida al super servizio, il tutto condito da palle corte, tagli e attacchi e muovendo non più di due passi ogni volta. Mayer che di solito le fa e non le subisce queste cose è allibito ed è costretto ad arrendersi. Per lui a fine almeno una doppia dose di Aulin per il mal di testa.
Nei quarti Attila affonterà X-Man chi sa se avrà il coraggio di fargli le palle corte…..
Leggi anche:
- None Found